Ritratti napoletani: Angela Luce

Carriera e aneddoti dell'attrice 'bella e sfrontata' che strego' Toto' ed Eduardo

    di Armando De Sio

Passionale, “verace”, unica. Non bastano tre aggettivi per descrivere Angela Luce, pseudonimo di Angela Savino, nata a Napoli, il 3 dicembre 1937. Figlia di Vincenzo, calzolaio, e Maria Romaniello, casalinga, nata in via Mezzocannone, Angela a 14 anni partecipa alla sua prima Piedigrotta Bideri. A vent’anni l’incontro decisivo con Eduardo. Ma sentiamo il suo racconto: «Avevo poco più di vent’anni quando gli fui presentata da un altro grande attore: Ugo D’Alessio. Oltre ad essere giovanissima, ero bella e sfrontata, tuttavia ricordo ancora perfettamente l’emozione che mi prese quando venne il momento di incontrarlo, cosciente com’ero che mi sarei trovata a tu per tu con un “mostro sacro” del palcoscenico. Mi presentai, e forse fu proprio in quel momento che scattò il suo primo insegnamento: gli occhi che mi scrutavano, il suo aspetto austero eppure pronto all’ascolto, mi fecero rendere conto che potevo rilassarmi e parlare con disinvoltura. Eduardo m’insegnò che un drammaturgo-attore-regista del suo livello non sarebbe stato un giudice severo, ma avrebbe solo valutato se la mia arte latente avesse avuto la possibilità di uscire fuori. Infatti mi scritturò senza nemmeno sottopormi a un provino».

Angela Luce comincia così a lavorare prima nella Scarpettiana, diretta sempre da Eduardo e poi in compagnia con lui. Lavora, inoltre, nello sceneggiato scritto a quattro mani da Eduardo e la sua terza moglie Isabella, “Peppino Girella” nel ruolo di Donna Clotilde. Dopo Eduardo collabora tra cinema, teatro e televisione con grandi attori e registi, del calibro di Peppino, Nino Taranto, Luchino Visconti, Pier Paolo Pasolini, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio De Sica, Dino Risi, Mario Mattoli e Steno.

Singolare l’incontro con Totò, sul set del film “Signori si nasce” del 1960: «Totò lo incontrai direttamente sul set. […] Si rivolse all’aiuto regista Michele Lupo e gli chiese: “Miche’, com’è Angela?”. “Una gran bella ragazza...”. “Tiene pure una bella voce” aggiunse Totò. Così alla prima pausa mi chiese: “Angela, mi canti una canzone napoletana?”. Divenne una specie di rito che ripetevamo spesso perché, diceva, “mi fai sentire l’odore di Napoli”. […] Totò nel ruolo di Ottone Spinelli degli Ulivi detto Zazà fingeva la vedovanza. Io mi avvicinai e dissi la mia battuta: “Condoglianze signò”. E lui: “Grazie pure a te figlia mia”. A questo punto avrebbe dovuto baciarmi le guance. Fatto sta che, essendo più basso di me, si trovò giusto all’altezza del decolleté e inventò lì per lì: smack smack, seno destro seno sinistro. Per fortuna a quel punto era previsto che uscissi di scena: quelli della troupe ridevano tutti. Ovviamente non dissi nulla, anche se pensai che fosse forse un errore da correggere. Così, un po’ preoccupata, andai da Mattoli e gli chiesi: “Maestro, forse bisognerebbe rigirarla quella scena dei baci...”. E lui quasi inalberato: “Ma se è venuta benissimo, è un capolavoro! Vedrai, entrerà nella storia del cinema”. Io zitta, incassai. Ovviamente aveva ragione lui».





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