Il tipo d’esportazione si è profondamente modificato, passando dal grezzo al raffinato. I due terzi della produzione d’oppio vengono trasformati stesso nei laboratori afghani in eroina e morfina,

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Afghanistan, esportazione mondiale di eroina

Dall'oppio grezzo a quello raffinato la produzione Afghana conquista il mondo

    di Mario Paciolla

Il tipo d’esportazione si è profondamente modificato, passando dal grezzo al raffinato. I due terzi della produzione d’oppio vengono trasformati stesso nei laboratori afghani in eroina e morfina, con l’inevitabile apparizione sulla scena d’una mafia della droga che ha di fatto aggregato tra di loro tanto i fondamentalisti religiosi mossi dall’ideologia, tanto i gruppi criminali ed i funzionari di governo all’interno d’un vortice di corruzione che ha il suo epicentro nel caos scaturito dall’annosa occupazione statunitense. Il problema non coinvolge solo l’Afghanistan, bensì tutti i paesi compresi all’interno della Mezzaluna d’Oro: Pakistan, Iran e parte dell’Asia Centrale. Negli ultimi anni quella porzione di mondo è diventata incandescente, un bunker inespugnabile, se aggiungiamo la questione birmana, anch’essa direttamente coinvolta in quanto epicentro a sua volta del Triangolo d’Oro, che comprende Laos, Cambogia e parte del Vietnam, già vittima molto illustre del XX secolo. Tale commercio, favorito da una profonda instabilità, finanzia l’insurrezione di gruppi armati quali il Movimento islamico del Turkmenistan, l’Organizzazione di liberazione del Turkestan orientale e di numerosissimi altri gruppi estremisti. La via della seta s’è trasformata in una via dell’eroina. Se l’Iran ed il Pakistan accennano uno sforzo nell’arginare il fenomeno, i paesi dell’Asia centrale riescono a sequestrare solo il 5% delle 90 tonnellate d’eroina che attraversano i loro territori in direzione della Federazione Russa. La situazione è peggiore in Europa, in quei paesi dove la droga entra: Grecia, Bulgaria e Romania riescono ad intercettare meno del 2% del flusso totale. La risposta mondiale dunque sembra inadeguata. Si sono fatti sforzi enormi per arginare il fenomeno dei cartelli messicani ed opporre resistenza al traffico di cocaina, dimenticando ciò che succede dall’altra parte del mondo. La guerra in Afghanistan è un dato di fatto, una cosa con la quale abbiamo imparato a convivere. Dall’attacco dell’11 settembre è diventata una cosa del tutto legittima portare avanti un conflitto che ha ormai rarefatto le istituzioni governative interne, ha alienato la coscienza d’un popolo ( quello afghano, non talebano ) ed ha generato un commercio mafioso d’eroina quasi del tutto incontrollabile. La sensazione è che, dopo il Vietnam, l’Afghanistan sia diventato la nuova base d’appoggio di nuovi Frank Lucas, col Corano in una mano e la bandiera americana sul petto.





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