Futuro remoto compie trant'anni

Riflessioni sul progresso dopo il grande evento a piazza Plebiscito

    di Maria Regina De Luca

Per quattro intensi giorni d’inizio ottobre il Futuro si è inarcato su piazza Plebiscito con le cupole dei padiglioni bianche come vele, gonfie dei venti di obiettivi talmente avanzati che l’uomo, fino a qualche decennio fa, non osava nemmeno porsi. Anche se il bisogno di conoscenza e di scoperta è elemento costitutivo della complessa macchina umana ben sappiamo che i limiti della materia, come le colonne d’Ercole che tentarono Ulisse, e quelli dello spirito, che condussero Faust alla sua scelta fatale, sono sopravvissuti al millenni come un non licet imposto da qualcosa di più grande di noi. Se molti di quei limiti si sono spostati in avanti nei secoli, hanno tuttavia conservato in parte quel mistero che li ha resi tabù e che vi ha fatto nascere intorno i miti e le leggende, defluite poi come emblemi nella storia dell’umanità.

Eppure, visitando in Futuroremoto gli allettanti allestimenti dei nuovi percorsi della conoscenza aperti dalla ricerca scientifica e tecnologica all’uomo di domani, e tirandone le somme, vien fatto di pensare che non è solo la ‘facilitazione della vita’ in tutti i suoi aspetti, dal viaggio all’intervento chirurgico alla preparazione del cibo e dei suoi ingredienti rigorosamente ecologici, alla produzione dei beni e alla riproduzione della specie, al robot, il tenero uomo meccanico al quale diamo intelligenza quanto basta ma è "la vita stessa" l’oggetto del desiderio e del suo appagamento che traluce in prospettiva. Indagata nel suo mistero e corteggiata con promesse di una facilità che è quasi felicità, la vita viene vivi-sezionata nei suoi milioni di modi di essere affinché ci consegni la chiave che le impedisca ogni via di fuga, ogni stanchezza, ogni resa. Per mano dell’uomo, la vita va indagata perché ci offra quello che, finora, solo la mano di Dio poteva prometterci: l’eternità, ma in questo mondo, non solo nell’altro. A ogni buon conto, viva l’innovazione, da sempre promossa da economisti e imprenditori.

Viva l’innovazione, che consente all’economia reale di crescere e rende possibile innescare sul mercato il gioco di equilibrio tra domanda e offerta, l’unico che consenta prosperità e benessere. Viva l’innovazione, che procede come un’invasione a piantar bandierine sui territori conquistati, tanti da rendere impossibile anche solo enunciarne i campi d’ applicazione. La folla di una domenica autunnale senza prospettive marinare ha riempito la piazza e i capannoni con una partecipazione entusiasta, incontrando tra gli scienziati, gli addetti alle ricerca, i coltivatori e gli altri specialisti di settore interlocutori di altissimo livello sia per competenza che per capacità comunicative. Nella speranza che la P.A, in riconoscimento del merito attribuitole per l’evento, faccia intanto passare con maggior frequenza i nostri pullman obsoleti, aspettiamo fiduciosi che un Futuro, non troppo remoto, ci conduca sulle sue ali da Posillipo a Piazza Garibaldi in un paio di minuti-secondi. Anche questo potrebbe contribuire al prolungamento della vita, se non alla sua eternità.





Back to Top