Le parole sono importanti
Considerazioni dopo Napoli - Chievo
di Roberto Bratti
Tira una brutta aria a Napoli. Non è tanto la delusione per l’ennesima sconfitta col Chievo, sempre più bestia nera degli azzurri. Se analizziamo la partita, non si può negare un gran primo tempo giocato dal Napoli. Certo, ci si rammarica per delle situazioni che puntualmente si ripropongono dallo scorso anno: l’incapacità di reagire alla sorte avversa, la mancanza di un leader in grado di caricarsi la squadra sulle spalle nei momenti difficili, la penuria di cattiveria agonistica, di quella cazzimma fondamentale per vincere le partite che poi risulteranno decisive per la vittoria di un campionato.
Non sono questi i motivi che lasciano amareggiato il tifoso.
Il tifoso del Napoli ha vinto molto poco nella sua vita. Due scudetti e una Coppa Uefa quando c’era Lui, due Coppe Italia negli ultimi tre anni. Il tifoso del Napoli è grato al presidente De Laurentiis per la crescita esponenziale avvenuta in questi dieci anni di gestione, per i bilanci sani, per i Cavani, per i Lavezzi, per gli Higuain. Il tifoso del Napoli sa di avere sulla propria panchina il miglior tecnico della serie A, l’allenatore dalla dialettica migliore e dall’idea di gioco propositivo e offensivo in sintonia con le migliori squadre d’Europa.
E allora perché, se il tifoso sa tutte queste cose, c’è questo clima così brutto in città?
Semplice: il tifoso si sente preso in giro. Il tifoso non vuole necessariamente vincere. Il tifoso sa quanto è difficile vincere, soprattutto a Napoli. Ma il tifoso vorrebbe provare a vincere, almeno.
Una piccola parentesi, fondamentale. Quando dico tifoso, mi riferisco al tifoso medio, quello che soffre per la propria squadra del cuore ma la sostiene. Quello che va allo stadio o vede le partite in tv, quello per cui il Napoli è una ragione di vita. Quello che gioisce, si arrabbia, critica, dissente, ma sempre in maniera civile. Non quello che minaccia. Personalmente lo striscione “Se non sarà scudetto, sarà un anno maledetto”, mi fa orrore. Se voglio contestare sto a casa e non contribuisco ad arricchire le casse di chi, secondo me, non investe in modo adeguato per vincere.
Chiusa la parentesi, torniamo al tifoso medio.
Quel tifoso che ha sentito dichiarare, con la solita prosopopea, dal proprio presidente che sarebbero arrivato dei top players in grado di garantire quel salto di qualità alla squadra (Giugno 2014).
Quello stesso tifoso che ha sentito il proprio presidente dichiarare: “Non ho paura di dire: puntiamo allo scudetto!”. (Dimaro, Luglio 2014).
Quel tifoso che ha sentito De Laurentiis dire:” Non ci ridurremo agli ultimi giorni del mercato, arriveremo preparati ai preliminari di Champions”. (Luglio 2014)
Quel tifoso che ha seguito milioni di trattative durante l’estate ma non ne ha vista concretizzarsi nemmeno una. Quel tifoso che vedeva le dirette concorrenti rinforzarsi e leggeva un tweet “Stiamo lavorando per voi”
illudendosi che potessero arrivare quei giocatori in grado di colmare il gap.
Il tifoso poi si arrabbia quando si sente dire, dopo magari aver fatto sacrifici per comprare un biglietto aereo per Bilbao, “Voi tifosi piangete e fottete”. (Bilbao, Agosto 2014)
Quel tifoso si sente preso in giro quando vede il buon Gargano, ripudiato da anni, titolare nella partita che può portare nelle casse della società 35 milioni di euro.
Il tifoso si sente preso in giro anche dall’allenatore per cui stravede, quando quello afferma che è stato fatto un mercato fantastico, per poi sentire aggiungere: secondo i nostri parametri.
Il tifoso poi si incazza quando il figlio del presidente in conferenza stampa afferma sostanzialmente che a lui (e quindi alla società) dei tifosi non frega nulla, tanto parlano i risultati. (Settembre 2014)
E allo stesso tifoso quasi viene da ridere quando sul sito della società legge di un’offerta per trascorrere il week end di san Gennaro a Cinecittà World, il parco di divertimenti di proprietà del presidente. (Settembre 2014).
Il tifoso del Napoli non ha la memoria corta. Ricorda gli anni bui, la serie B, Rastelli e i rigori di Dionigi, il Cittadella, il Sora, le sponde del Pampa, gli errori di Capparella, le partite orrende con Reja in panchina.
Il tifoso ricorda tutto ed è sempre stato vicino alla squadra.
Il tifoso è incazzato perché vuole chiarezza.
Avrebbe potuto essere più onesto, De Laurentiis.
Avrebbe potuto dichiarare che l’azienda Napoli, nonostante i conti in ordine, non ha altre risorse da investire. Avrebbe potuto dire che è già tanto non vendere i pezzi migliori. Avrebbe potuto non parlare di “tesoretto” da spendere, avrebbe potuto affermare che siamo competitivi lo stesso, senza formulare promesse.
Avrebbe potuto, con una buona comunicazione, evitare questo clima di disfattismo che probabilmente sta contagiando la squadra.
Avrebbe potuto ma non la ha fatto.
E ha sbagliato.
Perché le parole sono importanti.