Storie e miti del teatri napoletani

Seconda puntata dedicata al Teatro Bellini. Dal circo al rilancio dovuto a Tato Russo

    di Armando De Sio

Un detto popolare afferma che: «'O San Carlo p' 'a grandezza, 'o Bellini p' 'a bbellezza». Ecco la storia poco nota di uno dei teatri più belli della città di Napoli. Nel 1864 l'avvocato napoletano barone Nicola Lacapra Sabelli commissionò all'architetto Carlo Sorgente la realizzazione di un teatro nell'ambito della cosiddetta bonifica delle Fosse del Grano, un piano di ristrutturazione urbanistica della zona comprendente il Museo Nazionale, Port'Alba e il Conservatorio di San Pietro a Majella. Egli realizzò un teatrino a pianta circolare, capace di ospitare 1200 spettatori, che fu inaugurato il 13 novembre 1864 con l'esibizione del Circo Guillaume, ospitando fino al 1869 soprattutto spettacoli circensi, equestri e qualche rappresentazione lirica.

Negli anni successivi il barone Sabelli tralasciò l'avvocatura per fare l'impresario a tempo pieno ampliando il teatro e sistemandolo. Chiese così all'architetto Sorgente di ristrutturarlo ispirandosi all'Opéra-Comique di Parigi. Nacque così un teatro con pianta a ferro di cavallo come lo conosciamo oggi. L'inaugurazione si tenne nell'autunno del 1878 con la messa in scena de “I Puritani” dello stesso Bellini, e l’anno successivo, nel 1879, ospitò la prima italiana della Carmen di Bizet. Per un quindicennio la sua programmazione fu principalmente lirica, poi si aprì alla prosa dialettale e per alcuni anni divenne sede stabile della compagnia di Eduardo Scarpetta.

In seguito, agli inizi del '900, il Bellini divenne un tempio dell'operetta, prima, e della rivista e della canzone poi, accogliendo a volte anche rappresentazioni di prosa. Dopo la Seconda guerra mondiale, il Bellini andò incontro ad un inesorabile declino. Nel 1962 vi fu rappresentato l'ultimo spettacolo, “Masaniello” con Nino Taranto; l'anno dopo, a quasi un secolo dalla fondazione, chiuse, o meglio diventò un cinema di bassa lega, con i palchi trasformati in squallidi ritrovi di amori furtivi. Nel 1987 l’attore, regista e scrittore Tato Russo decise di rilevare la struttura e, in poco più di un anno, superando difficoltà tecniche, organizzative ed economiche, riportò l'edificio all'antico splendore. Nell'autunno dell’anno successivo, con la messa in scena dell'Opera da tre soldi di Bertolt Brecht per la regia dello stesso Russo, il Bellini si riaffacciò sulla scena teatrale cittadina, nazionale e internazionale.

Direttore artistico del Teatro Bellini per 21 anni, Russo lo ha riportato al rango di istituzione culturale producendo grandi allestimenti e ospitando spettacoli avanguardistici. Sotto la sua direzione il Teatro Bellini ha visto in scena i più importanti artisti italiani e non solo: sono stati per la prima volta a Napoli e in molti casi in Italia dai Momix a Lindsay Kemp, da Freaks a Zingarò, da Woody Allen a Carmelo Bene fino a eccellenze della musica come Keith Jarret. Nel 2010 la gestione è passata ai figli dell'artista, che hanno continuato a produrre e ospitare spettacoli aprendosi a collaborazioni e all'organizzazione di iniziative e attività culturali di vario genere.





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