Ritratti napoletani: Titina De FIlippo

La grandezza di un'artista che rese unico il personaggio di Filumena

    di Armando De Sio

Sanguigna, dolce, ironica, passionale. Forse questi aggettivi possono ben riassumere la personalità di Titina De Filippo, una delle più grandi attrici e autrici del nostro Novecento. Nata Annunziata De Filippo, figlia di Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo, sarta della compagnia, è subito lanciata sul palcoscenico nel ruolo di Peppeniello in Miseria e nobiltà. Dopo aver lavorato con artisti del calibro di Vincenzo Scarpetta, Raffaele Di Napoli, Agostino Salvietti e Totò, si unisce ai suoi fratelli, formando la Compagnia del Teatro Umoristico “I De Filippo”. Il successo del “blocco De Filippo”, come l’aveva definito il grande critico teatrale del tempo Renato Simoni, portarono i tre all’attenzione del più grande autore italiano del tempo: Luigi Pirandello. Al Maestro Titina dedicherà quattro versi al di fuori di qualsiasi agiografia: “Me fa paura nun’è p’esaggerà/io quanno ‘o veco…Nun ‘o saccio dì,/ isse parla e io vurria scappà./ M’avota ‘a capa, ma ‘o voglio sta’ a sentì.//”.

Dopo la Seconda guerra mondiale e dopo il famigerato litigio tra Eduardo e Peppino, sarà lei che cercherà di mettere pace tra i due fratelli, riuscendoci a fasi alterne. Titina però collaborerà ancora con Eduardo, che per lei scrisse una delle sue commedie più famose: Filumena Marturano. Le prove cominciarono al Politeama di Napoli, in un clima teso, ansioso, preoccupato. Eduardo era un fascio di nervi, fumava in continuazione, mai contento di come stavano andando le cose. Titina sentiva il cervello che scoppiava per lo sforzo di ricordare tutto e nello stesso tempo reprimere gli slanci che venivano dal cuore. Il 7 novembre 1946 debutta la commedia. Pubblico e critica l’accolgono bene, ma Eduardo non è soddisfatto. Prima del debutto romano ci sono ancora prove. Titina era stanca, Eduardo la interrompeva continuamente. Lei si fermò e glielo disse. Le pregò di lasciarla recitare, come credeva, come sentiva la sua parte. Eduardo capì: “Se io ho scritto questa commedia è perché mi fidavo di te, perché avevo la tua voce nell’orecchio. Mi hai detto bene tu: fa come credi, ti lascio libera, recita pure come ti pare!”.

Da allora Filumena sarà il personaggio di Titina. Il successo fu talmente grande che tutta la compagnia di Eduardo venne ricevuta in visita privata da papa Pio XII il 13 luglio 1947. Il papa li intrattenne cordialmente e a sorpresa chiese a Titina di recitargli “la preghiera alla Vergine” di Filumena, della quale aveva letto. L’attrice sentì il bisogno di precisare che si trattava non proprio di una vera preghiera e che il personaggio si rivolgeva alla Madonna con confidenza e con irruenza. E il papa le rispose che non era forse questa la preghiera più bella? Titina allora recitò il toccante monologo ed ebbe gli elogi del papa. La Domenica del Corriere dedicò una copertina a quell’avvenimento unico nella storia del teatro. Titina morirà il 26 dicembre del 1963 e poco prima di morire, delirando, reciterà le battute di Filumena.





Back to Top