Ritratti napoletani: Pietro Carloni

Storia dell'attore che sposo' Titina De Filippo e ruppe con Eduardo per una lettera anonima

    di Armando De Sio

Nato a Taurisano, paesino in provincia di Lecce, il 28 ottobre del 1896, Pietro Carloni è figlio d’arte. La sua è una famiglia di attori di origine pugliese, molto numerosa e di modeste aspirazioni artistiche che decise di trasferirsi a Napoli. Proprio qui, Carloni mosse i suoi primi passi artistici. Nel 1920 fu scritturato nella compagnia di Francesco Corbinci, al Cavour e qui si fidanza con un’attrice destinata a lasciare un segno indelebile nella storia del teatro: Titina De Filippo.

Il fidanzamento tra Pietro e Titina porta dritto al matrimonio, celebrato nel 1922. L’anno dopo arriverà un bambino di nome Augusto. Tra il 1928 e il 1929 i due coniugi lavorano nella Compagnia Molinaro, al Teatro Nuovo di Napoli e lì hanno l’occasione di lavorare con Totò. Nel ’29 la svolta: i coniugi Carloni lavorano con i due fratelli De Filippo, Eduardo e Peppino, che nel 1931 fonderanno La Compagnia del Teatro Umoristico I De Filippo. Né a Titina, né a Pietro fu offerto di diventare cofondatori della compagnia, ma rimasero semplici scritturati. Furono anni di grandi successi per Pietro e per i tre fratelli, ma i rapporti cominciarono ad incrinarsi sempre di più. Un episodio molto grave accadde in piena guerra, quando Eduardo ricevette una lettera anonima che accusava sua moglie, l’americana Dorothy Peppington, di essere l’amante di un attore della compagnia. La grafia apparve subito a Eduardo e Peppino quello di Pietro Carloni. Eduardo chiese una perizia a un esperto grafologo, al quale mostrò anche gli appunti di Carloni su un copione di scena. Il verdetto fu netto: la scrittura era proprio quella! Eduardo allora convocò il cognato, senza preavvertirlo di nulla. Secondo la testimonianza di Peppino, il confronto ebbe una drammatica progressione poliziesca: a bruciapelo Eduardo mostrò a Pietro la sua scrittura sul copione e lui la riconobbe; poi gli mise sotto il naso la lettera anonima, chiedendogli se ne era l’autore; lui protestò la sua innocenza, ma Eduardo tirò fuori la perizia giurata. “Mai e poi mai ho scritto quella roba!” gridò imbarazzato e soggiunse abbassando il tono: “Questa è una calunnia”. Eduardo che non gli credeva, ma facendo finta rispose: “Allora strappiamo tutto, che è meglio!” Fece a pezzetti la lettera davanti agli occhi bassi del cognato. Il gesto era di riconciliazione. Ma la sostanza del sospetto restava più intatta che mai. E si può immaginare che baratro di rancore restasse aperto in famiglia. Questi eventi portarono poi alla definitiva rottura della Compagnia. Quando poi i due fratelli, Eduardo e Peppino, si divisero dopo il famoso litigio al Diana, a cui Pietro assistette mentre Titina no, perché era ammalata, i due coniugi restarono con Eduardo.

Pietro morirà a Roma il 3 agosto del 1968, qualche anno dopo la sua amata Titina. Così lo ricorda Pietro De Vico: “Alle sette, molto prima degli altri, Carloni era in teatro, col camice bianco, che si metteva per non sporcare gli abiti di scena, mentre si truccava. Serio, silenzioso, discreto.”





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