Blue Whale, quando la morte corre sul web

Sui social il gioco suicida ideato dal russo Budeikin. La balena blu contagia anche l'Europa

    di Maria Neve Iervolino

Dalla Russia non arrivano solo le ragazze dell’est tanto amate dai programmi di Paola Perego, ma anche tendenze pericolose come fu qualche anno fa la droga krokodil e come è oggi il Blue Whale, un gioco legato ai social network che sfida i ragazzi, per lo più giovanissimi, a compiere ogni giorno pratiche estreme di autolesionismo fino a suicidarsi, il tutto senza una ragione apparente, come balenottere spiaggiate perché hanno perso il senso dell’orientamento.

Sembra la trama di un film dell’orrore, una specie di enigma di Saw in cui lo sfidante è carnefice di se stesso e sceglie volontariamente di sottoporsi alle torture indicategli dal gioco. Secondo Il Messaggero l’ideatore di questo perverso passatempo è Philipp Budeikin, un giovane studente di psicologia che ha lanciato il gioco sul social network più popolare in Russia, mietendo subito centinaia di vittime, ma soprattutto creando intorno a sé una rete di adepti e fan. Nonostante il suo arresto il Blue Whale ha continuato a circolare tra i ragazzi, facendo vittime anche in Europa, e il suo ideatore non è mai stato così popolare. Dal carcere, dove è rinchiuso con l’accusa di aver istigato al suicidio centinaia di ragazzi, ha dichiarato: “Li ho spinti al suicidio per purificare la nostra società, ma erano felici di farlo. Per la prima volta avevo dato loro tutto quello che non avevano avuto nelle loro vite: calore, comprensione, importanza”.

Queste sembrano le parole di un serial killer sadico e manipolatore come tanti altri nella cronaca nera di tutto il mondo, ma per la prima volta la giustizia si confronta con un assassino seriale che non uccide con le proprie mani ma avvalendosi dei social media. Il film The ring ha terrorizzato gli spettatori dal Giappone all’America perché un assassino che arriva tramite il televisore o il telefono è incontrollabile, perché per difendersi non basta restare chiusi in casa, ma soprattutto, perché oggi non si può sfuggire alla tecnologia. Lo sa bene Budeikin che forse passerà alla storia come il primo serial killer virtuale della storia.





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