Cade la pioggia

Evocazioni sotto il suono delle gocce d'acqua, ora complici ora violente

    di Amedeo Forastiere

Con l’autunno arrivano le prime piogge, quelle vere, che annunciano l’inverno. Ricordo quando ero bambino, la pioggia mi divertiva, amavo passeggiare sotto l’acqua mentre mi bagnavo tutto nel tragitto da scuola a casa, poi le prendevo da mia madre che si preoccupava, perché con la pioggia puntualmente mi ammalavo.

Sulla pioggia si è scritto di tutto§: poesie, a volte piene di malinconia altre d’amore, canzoni, film. Nel 1941 Erminio Macario, assieme a Pasquale Frustaci, compose la canzone Camminando sotto la pioggia. Ebbe molto successo, sia per il testo sia per il ritornello. La prima volta fu cantata dal Trio Lescano, tre sorelle ungaro-olandesi, molto popolari nel nostro Paese. Il testo semplice ma di grande effetto. C’era ancora la guerra e tanta miseria. La canzone cantava di un tipo che andava in giro sotto la pioggia, senza il becco di un quattrin, e le scarpe bucate. Le gocce cadono ma che fa sei ci bagniamo un po’, le scarpe far cic ciac, domani il sole ci potrà asciugar.

Una canzone voleva sdrammatizzare la precarietà, si poteva essere felici anche senza un soldo, sotto la pioggia e con la guerra, tanto domani sarebbe arrivato il sole, la speranza. Probabilmente presero spunto da questa canzone, Stanley Donem e Gene Kelly, che fu anche il protagonista della pellicola realizzata nel 1952. Uno dei film più belli della cinematografia americana, Singin’ in the Rain, cantando sotto la pioggia. Gli autori di questo film la resero bella, gioiosa e romantica. Una metafora dell’amore che non teme niente, quando ci si ama si è felici, si canta anche sotto la pioggia. I versi della canzone dicevano: Canto sotto la pioggia sì. Cantando sotto la pioggia che sensazione gloriosa, sono di nuovo felice, sto cantando e ballando sotto la pioggia ma il sole è nel mio cuore e sono pronto per l’amore.

Domenico Modugno nel 1959 vince il festival di Sanremo con una canzone dal titolo: Piove. Straordinario successo. L’ispirazione l’ebbe in America durante un tour mentre era in attesa che il suo treno partisse alla stazione di Pittsburgh, in Pennsylvania. Era un giorno piovoso, osservò l’addio di due fidanzatini sotto la pioggia, annotandosi questi versi: Ciao ciao bambina, un bacio ancora e poi per sempre ti perderò, vorrei trovare parole nuove, ma piove, piove sul nostro amore. Qui Modugno pone l’accento sulla drammaticità della pioggia, che scende sull’amore e lo porta via.

La pioggia arriva in forme diverse, e a noi napoletani, a cui non manca mai la fantasia, abbiamo sempre trovato dei sostantivi per ogni caduta di pioggia. Vengono giù quattro gocce d’acqua: schizzechea; piove senza fermarsi: oggi nun lev’ man’; pioggia forte: ‘o pata pata’ ‘e l’acqua; temporale con tuoni e fulmini: ‘o Pateterno oggi sta nurvuso…

Termini che non si usano più con la stessa frequenza di una volta, quando la quotidianità partenopea era fatta di frasi che nessun vocabolario ha mai annoverato. Chi non ha un ricordo particolare di qualche giornata di pioggia? Con la fidanzatina fermi nell’auto nella stradina secondaria per un po’ d’intimità, era tanto romantico quando fuori pioveva, tutto diventava più intimo con i vetri appannati. Come tutto cambia, e spesso non in modo migliore, anche la pioggia negli ultimi anni è cambiata. Schizzechea di rado, non è più costante nun lev’man’, sempre più spesso si passa dai temporali del Pateterno nurvuso a improvvisi raggi di sole che alterano le stagioni mettendo in difficoltà non solo noi ma anche il calendario. “Le quattro stagioni” diventano spesso na’ capricciosa.

Non ho mai visto nella mia vita, che ha superato abbondantemente il mezzo secolo, venire giù tanta pioggia. A lasciarmi basito è la violenza, che fonde pioggia e grandine fino a formare delle vere e proprie palle da tennis, come quella che poco tempo fa ha colpito la Campania lanciandosi con violenza sulle case, sfondando le persiane, ammaccando le auto parcheggiate. Acqua e grandine venivano giù più grandi delle palle da tennis, che misurano come parametro standard da 6,54 a 6,86 centimetri e pesano tra i 56 e i 59 grammi. Si fionda giù senza preavviso con una violenza che mai ricordo di aver visto, tanto che le è stato dato un nuovo nome: la bomba d’acqua.

Sì, perché proprio come una bomba distrugge tutto quello che trova sulla strada. Agli innamorati appartati nella piccola utilitaria, abbracciati in attesa che la complice pioggia appanni i vetri per sbaciucchiarsi senza occhi indiscreti, la Bomba d’acqua non regala il vetro appannato, ma li spazza via…non saranno mai più ritrovati.

A me piace ricordare la pioggia come intima e romantica, per le tante volte che con i vetri appannati mi ha isolato dal mondo con il mio piccolo amore. Chiudo con dei versi che ho letto, non ricordo più dove. Un giorno ho raccontato di te alla pioggia, ma non ha saputo tenere il segreto e ora la pioggia è diventata dolce, perché quando cade grida il tuo nome.

Alla prossima ragazzi…e tenete sempre l’ombrello a portata di mano!





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