Perche' non vedere 'Watcher'

Uno dei thriller piu' attesi del 2022 è un flop. Trama sconclusionata, si salva la fotografia

    di Mario Vittorio D'Aquino

Una buia e fredda Bucarest, dei vicini poco accoglienti e un losco dirimpettaio affacciato alla finestra. Le difficoltà di interfacciarsi con una nuova realtà, totalmente diversa da quello che Julia (Maika Monroe) era abituata a vivere potrebbe già rappresentare una condizione di disagio e isolamento molto profonda. La scelta di cambiare vita è per amore di Francis (Karl Glusman), un business man di successo ma molto, anzi troppo preso dagli affari per rendersi conto di un evidente stato para depressivo della compagna. Se a questo malessere si aggiunge l’indiscreta e costante osservazione di un dirimpettaio (Burn Gorman), in un momento in cui la capitale rumena vive notti di panico per diversi crimini commessi da “Il ragno” il cui volto resta ignoto, i sospetti e la paranoia diventano per Julia fagocitanti. Ed è con questa accettazione di ridimensionamento e di paranoia costante che si apre il sipario di uno dei thriller più attesi del momento: Watcher, diretto da Chloe Okuno.

Il film ha tutte le carte per essere un ottimo thriller: l’ambientazione è quella giusta, la fotografia è valida e le dinamiche interne nella coppia che scoppia funzionano. Come assolutamente funziona la figura del dirimpettaio che gioca tra l’essere un potenziale Jack Lo Squartatore moderno e un conte Dracula del Terzo millennio che colpisce col favore delle tenebre diverse donne della città.

Ma qualcosa va storto, sebbene emergano limpidamente la paranoia perpetua dell’attrice che si sente perseguitata dal presunto (sarà il finale a deciderlo) cattivo della storia, l’avvilimento del non essere compresi dalla propria anima gemella e lo sfogo racchiuso nella figura di Irina, vicina di Julia, l’unica disposta ad ascoltare le sue preoccupazioni. Il film tende a riprendere scene e situazioni già ampiamente viste e riviste. Come un treno che viaggia su binari già usurati, prima o poi succede l’intoppo. La suspense, infatti, non è ben sostenuta nei novanta minuti di film, perdendosi in ciak che volevano atteggiarsi a ricordare La finestra sul cortile di Hitchcock o a riprendere le atmosfere di Roman Polanski ne L’inquilino del terzo piano. La trama ha incroci molto spesso non risolti, finte strade che si accavallano e vuoti narrativi no sense. Con l’avanzare dei minuti, all’aumentare dell’interesse per questo sconosciuto inquilino, un personaggio ambiguo, viscido e sfuggente, tanto normale da essere spaventoso, si disintegra quello per la protagonista spompata da una storia che non è più accattivante e che si perde in tentativi di imitazione di classici del brivido sul grande schermo che spesso non riescono.

Portato in alto dalla critica, il film per occhi esperti rimane godibile ma non lascia un granché di suo, di innovativo e di unico se non per le velate tematiche sulla violenza psicologica e fisica sulle donne, rimarcando noiosamente sui comportamenti del marito e, in particolare, della polizia nella scena in cui Julia ha intenzione di denunciare il vicino per stalking finendo per essere minimizzata e inascoltata. Per non parlare del finale, affogato in un connubio tra l’inverosimiglianza degli eventi e un colpo di scena prevedibile. Watcher quindi finisce con l’essere un prodotto con fondamenta e aspettative solide ma che si perde in inutili imitazioni e in una morale che è la solita iniezione di un vaccino obsoleto, in un contagio endemico del virus della doppiezza abbondantemente superato da altre varianti nondimeno soporifere.





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