Cyber-wars
Dietro un click: hackeraggio e trappole della rete
di Adriano De Simone
Il settore delle nuove tecnologie cresce a perdita d'occhio e con esso il mondo cambia giorno dopo giorno sempre più velocemente. Siamo travolti dalle infinite possibilità delle app, dagli smartphone tuttofare, supercomputer, tv intelligenti, case domotiche, sistemi di ingegneria biomedica finanche ai robot umanoidi. Insomma, vien da dire: “Benvenuti nel futuro!”. Ma è davvero tutto così perfetto ed immacolato? Ciò che conosciamo è davvero tutto ciò che c'è da sapere?
La maggior parte dei regolari utilizzatori di computer si limita alla conoscenza basilare delle sole interfacce di un database, di un sito, di un social network con il quale si viene a contatto. Si ignora praticamente quella che è la struttura alla base di queste realtà; si ignorano i tanti “perché” ed i tanti “come” nascosti dietro i nostri click. Si tende ad ignorare che essere connessi da qualsivoglia parte del mondo costituisce anche un grande pericolo: ogni dispositivo connesso ad internet è attaccabile da chi, bollato come hacker, militando nell'anonimato della rete, può potenzialmente infiltrarsi nel pc o smartphone sottraendo dati sensibili. Come? Un po' come si è soliti vedere nei film, generalmente un hacker pilota i suoi attacchi dalla schermata nera coi codici verdi, il terminale, avendo maestria di muoversi da pc a pc, da router a router, navigando con piena conoscenza dei protocolli di connessione da remoto.
Tuttavia una cosa urge a chi vuol portare a termine un attacco mirato: l'indirizzo ip del dispositivo da hackerare. L'ip è un po' come un ordinario indirizzo postale, ci permette di inviare dati ad uno specifico utente e da esso riceverne. Ogni utente connesso avrà pertanto associato un indirizzo ip che risulta ormai tracciabile da un apposito sistema di rintracciamento disponibile, gratuitamente, on line al sito www.shodan.io .
Aziende d'ogni nazione cooperano alla ricerca ed allo sviluppo di sistemi crittografici in grado di tutelarci sempre meglio. L'Organizzazione delle Nazioni Unite ha addirittura preposto che un team di sviluppatori provenienti da ogni parte del mondo, sotto largo investimento comune, ricerchi ed elabori sistemi di security intelligence sempre più all'avanguardia.
Attualmente siamo ancora lontani da un effettivo progresso: siamo capaci di riscontrare un attacco quando questo è già avvenuto ma i nostri tempi di riscontro sono ancora lenti ed il più delle volte non riusciamo a risalire all'attaccante. Oltretutto, a completare il quadro si aggiunge la mancanza di una forte legislazione nazionale ed internazionale che tuteli il cittadino, le famiglie, le scuole, le aziende da un punto di vista legale, prevedendo sistemi di pena per il riconosciuto hacker.
I paesi soggetti ad alti tassi d'attacco informatico sono USA, Russia, Cina. In poche parole i colossi che ospitano le grandi multinazionali. Ma non mancano all'appello il Messico, il Marocco, gli Stati Arabi e, tra gli Europei, sebbene ad un tasso minimale, compare la Germania. Per ora in Italia registriamo un tasso d'attacchi informatici pari allo 0.4% ma non adagiamoci sugli allori...il progresso muove spedito a ritmi serrati.