Amorevol-Mente, storie tossiche

IX puntata della rubrica sugli amori da incubo dedicata alla 'gelosia indotta'

    di Vanna Morra

Prendo in prestito quanto dichiarato dal Maestro Beppe Vessicchio qualche mese fa, riguardo l’attesa del Festival della canzone italiana, “Per me è come una festa comandata, c'è Natale, Capodanno e c'è Sanremo” e ci aggiungo “e c’è il compleanno”. La mia personale tradizione vuole che la mezzanotte che accoglie il mio compleanno, sia accompagnata da una zeppola, “candeline” a numeri cubitali per prendermi in giro sugli anni, un desiderio da esprimere e “tanti auguri a me” cantata insieme a qualcuno che mi voglia bene, davvero.

Lui ovviamente era a conoscenza della sacralità del mio giorno e della sua mezzanotte ecco perché puntualmente me li intossicava. L’ho compreso solo al terzo compleanno, pensate, fino al secondo ho creduto a una mera coincidenza. Sono nata il 16 marzo, il 15 mi lasciava.

Tra le tecniche manipolative, quella di ribaltare i momenti belli del partner in momenti da dimenticare va collocata nella vasta gamma del “condizionamento distruttivo” ma ce la teniamo da parte per una prossima puntata. In questa voglio raccontarvi di altro perché per il quarto compleanno passato insieme, il personaggio là, ha trovato un modo alternativo e decisamente più perverso per rovinarmi la festa, anche perché, ormai, che facesse finta di lasciarmi me lo aspettavo.

Dalla puntata precedente:

Era finita l’astinenza, avevo ritrovato il mio pusher e lui la sua drogata. Era cominciata la mia seconda luna di miele e ben presto anche il mio peggiore incubo, peggiore di quello precedente.

Quando siamo ritornati insieme, il pusher manipolatore, ha tenuto a raccontarmi delle tipe con cui aveva avuto storie durante la nostra pausa. Foto, profili social, vita, morte e miracoli di queste donne. Non avevo capito lo scopo, non mi stancherò mai di ribadire che uno scopo ce l’hanno sempre, lui la metteva sulla limpidezza per un nuovo inizio, io sul fatto che in genere straparlava e ostentava qualunque cosa. Ad ogni modo non mi infastidiva più di tanto, d’altronde, avevo avuto anch’io la mia frequentazione.

Di fondo non sono una gelosa, ho probabilmente l’illusione di pensare che non esistano “pericoli” in ogni angolo a meno che, certo, la gelosia non sia in qualche modo motivata. Per un narcisista perverso questo non è ammissibile, lui è un insicuro e un frustrato e un partner, al contrario, sicuro di sé lo mette in crisi, dunque, far crollare la sua autostima e le sue certezze diventa una missione.

Ora abbiamo intuito cosa stesse cercando di fare? Indurmi alla gelosia. Visto che non ci era riuscito con le “buone” necessitava, a questo punto, delle maniere forti. E così, dopo aver apparecchiato per il soffio e il desiderio, l’uomo dei miei incubi, da eccellente calcolatore, qualche minuto prima della mezzanotte ha esordito con «Amore, dobbiamo parlare!».

“Ecco qua, sta per farlo di nuovo” pensai, quindi ho ribattuto con «No che non dobbiamo parlare, non ora!».

«Ti devo dire una cosa non posso più tenermela», insisteva lui con tono e faccia pietosi.

«Te la devi tenere invece, perché sto per spegnere le candeline e domani sera ho da festeggiare con circa 200 persone e non voglio sentire nulla che non riguardi il mio compleanno!» Il mio tono azzardava a farsi severo.

Ignorandomi totalmente, ormai era in pieno copione, ha tirato fuori il telefono piazzandomi davanti un messaggio inviatogli giorni prima da una delle tipe menzionate più su, dopo essersi presentata al lavoro da lui.

«Cosa stai facendo alla mia mezzanotte?!» ho cercato di interrompere inutilmente quelle parole che gli scivolavano dalla bocca ad alta voce, parole che trapassandomi il cervello raccontavano tutto l’amore e desiderio che lei aveva per lui.

«Non potevi aspettare?», ero basita.

«Lo sai sono sincero, ti dico tutto» gli ho sentito blaterare in fretta continuando poi a leggere.

«Davvero non hai pensato che questo non fosse il momento adatto?»

Ma che domanda stupida ho fatto?! Era proprio quello adatto, il regalino impacchettato ad arte. Lui stava aspettando quella mezzanotte almeno quanto me, con lo stesso ardore. Non vedeva l’ora di disintegrare l’entusiasmo e l’emozione che mi danno quel momento, non vedeva l’ora di crepare l’unica sicurezza che mi era rimasta.

Una relazione con questi personaggi non solo è un incubo ma anche altamente stressante, non possiamo permetterci mai di abbassare la guardia, è nei momenti di apparente tranquillità che tramano la stoccata.

Qualche tempo dopo, quando l’episodio sembrava ormai accantonato, la donna “del telefono” aveva preso forma nella realtà presentandosi al suo lavoro. Una volta e ancora un’altra, diventando poi assidua perché “E’ cliente ma cosa vuoi?!” Intanto anch’io ero diventata presenza quasi fissa del suo lavoro, dato che esisteva solo lui, pian piano avevo smesso quasi del tutto di occuparmi del mio.

Era cominciata la mia odissea con la gelosia, fino ad allora i sintomi devastanti mi erano sconosciuti.

Lei mi ignorava totalmente, proprio come lui, aveva ben intuito il mio “obbligo” ad accettare la sua presenza e quel trattamento senza ostacolare i suoi intenti.

Col senno di poi ho compreso che la tipa, che tanto si illudeva di poter avere una chance, a lui non interessava di certo, era semplicemente un’arma per colpirmi.

Post-it: i manipolatori sono anaffettivi, non hanno sentimenti per nessuno. Per loro le persone sono oggetti da distruggere e buttare via, cibo per nutrire il loro ego depresso, soggetti da manipolare a proprio abuso e consumo.

Prima del senno, però, ero inesorabilmente ingabbiata nel mio nuovo status di gelosa e le litigate a causa della mia “rivale” erano diventate quotidiane. Nemmeno a dirlo io ero la visionaria e lui il povero compagno esasperato e leale.

A questo punto poteva bastare, no?! Eh, no. Ormai sappiamo che non basta mai, così un giorno ha fissato un appuntamento alla simpatica cliente e l’ha affidata a me.

La immaginate la scena o il triangolo, no, non l’avevate considerato? Sì, come al solito, l’ho scritto cantando.

Noi tre nella stessa stanza, lui che fingeva di essere affaccendato in altro mentre si godeva “quelle due” che stavano impazzendo nel disagio assoluto, costrette a fingere a loro volta che fosse tutto ok. Che orrore!

E quindi ora può bastare? Eh no!

Quando lei è andata via, lui si è scagliato contro di me perché non ero stata abbastanza amichevole e gentile, quindi non professionale e deleteria per il suo lavoro e… “bla bla bla”, inveiva senza fermarsi, senza pietà, fino a quando, esasperata, mi sono lanciata contro la vetrata, per fortuna di quelle infrangibili, ho cominciato a battere forte sperando si rompesse e io con lei. Una volta per tutte.

Invece, una volta per tutte, ero diventata ufficialmente la pazza, gelosa e pure pericolosa, mentre lui aggiungeva un tassello preziosissimo al puzzle del suo piano diabolico.

Quello che vi ho raccontato, con raziocinio, è un crescendo di assurdità che si sarebbe stoppato velocemente dopo la fatidica mezzanotte. I manipolatori ci trattano come noi gli consentiamo di fare, alzando sempre di più l’asticella. Adesso quasi mi piacerebbe ritrovarmi di nuovo in quella stanza, direi a lui quanto sia un personaggio ridicolo dopo di che li manderei a quel paese entrambi.





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