Effetto pandemia, famiglie piu' povere
Dallo smartworking allo sblocco dei licenziamenti: report sull'economia in Italia
di Mario Vittorio D'Aquino
Confindustria si è pronunciata a proposito della situazione economica del Belpaese. Nel primo trimestre del 2021 il PIL ha ricevuto una drastica diminuzione, dovuta – secondo l’associazione degli imprenditori – alla poca attenzione rivolta al settore terziario che maggiormente produce reddito in Italia. Invece è quello industriale a trainare l’economia con un “convincente” +1% alla voce attività sempre secondo Confindustria. Da quanto è possibile osservare sul sito money.it la pressione fiscale, ovvero quel rapporto tra imposte più contributi sociali e il PIL, è schizzata al 52% nel trimestre gennaio-marzo, quando per tutto l’anno si era stabilizzata al 41%. La propensione al risparmio è crescente con un 15,2% aumentata di 0.5 punti percentuali solo nella fine dell’annus horribilis del 2020, nonostante il rischio che col nuovo Governo si debba ricorrere alle patrimoniali.
Il nostro modo di vivere, soprattutto quello mediterraneo-europeo è mutato col passare degli anni e come un po’ tutto il Continente, si è occidentalizzato sempre più alla ricerca di un’economia fluida e continuativa di stampo americano. Ezra Pound, un poeta e saggista americano che ha vissuto in Italia innamorandosi del nostro modus vivendi della sua epoca, ha dedicato molta della sua vita per salvaguardare la scissione vitale tra persona e lavoratore, tra lo svago e il turno di lavoro: “Il tempo libero non lo si guadagna rimanendo senza lavoro. Tempo libero vuol dire tempo privo di ansietà. Qualsiasi tempo libero non ossessionato dalla preoccupazione può diventare un mezzo di vita migliore.” Per lui la massima felicità di un lavoratore era pari a quanto egli fosse riuscito a conciliare lavoro e tempo libero, a fronte anche di un guadagno minore.
Dall’avvento della pandemia i dipendenti si sono spostati sullo smartworking beninteso come lavoro da casa, con carichi di lavoro maggiori di quanto fossero in precedenza con l’aggravante che non sono calendarizzati giorni di ferie e turni lavorativi.
Questa categoria di persone però può ancora considerarsi fortunata. Inevitabilmente con la chiusura totale la percentuale in Italia che vive sotto la soglia minima è aumentata: le famiglie in povertà assoluta, infatti, salgono dal 5,8 al 7,6% nel Nord Italia - quasi due punti percentuali - contro un incremento dal 8,6 al 9,3% per il Sud Italia che fa registrare una crescita minore anche rispetto al Centro Italia dove le percentuali passano dal 4,5 al 5,5% (stime preliminari dell’Istat, fonte: redattoresociale.it); le famiglie povere sono 5,6 milioni di persone con un aumento di oltre un milione rispetto all’anno precedente.
Il dato è ancora in fase preliminare e non considera il fallimento di migliaia di imprese e quindi di padri e madri di famiglia rimasti (o meglio lasciati) senza lavoro. “Per fare impresa in Italia ci vuole un’impresa” è lo slogan che talvolta si è usato nelle proteste di molti piccoli imprenditori e industriali in cui le norme sono serrate per tutti quei parametri di garanzia e fatturato che un impresario deve dichiarare e sostenere. L’assistenzialismo è ciò che è meno utile all’Italia per ripartire: è come mettere una pezza di stoffa su una perdita d’acqua, essa non fermerà il danno. L’aiuto economico previsto negli altri Paesi per le partite IVA non ha alcun paragone con il nostro, il quale può riacquistare credibilità e fiducia rispondendo convincentemente al blocco dei licenziamenti e delle cartelle esattoriali, con il miraggio della pace fiscale.
L’interesse superiore probabilmente è indirizzato alla torturata classe degli imprenditori già vessata del marchio di principali evasori e che solo ora, a distanza di mesi, con l’Italia in zona gialla, stanno tornando ad una insperata “normalità”.