Ostranenje di Maria Mulas

La personale dell'artista fino al 14 giugno alla galleria Al Blu di Prussia

    di Sara Giuseppina D'Ambrosio

A quattro anni di distanza, Maria Mulas torna a Napoli, presso la galleria Al Blu di Prussia, con la personale Ostranenje. La mostra, allestita fino al 14 giugno, presenta sette scatti di grandi dimensioni (100x150 cm) in bianco e nero.

Seppur celebre per i suoi ritratti, attraverso i quali ha immortalato i personaggi più importanti del panorama culturale internazionale, come Andy Warhol, Dacia Maraini, Gillo Dorfles (solo per citarne alcuni), con questa esposizione Maria Mulas offre al visitatore uno sguardo differente sul reale. Protagonista della mostra è, infatti, l’architettura, la cui staticità è manipolata dall’artista con duplicazioni della stessa immagine che, una volta unite, creano figure nuove, inedite.

Talvolta è conservato quel sentore di familiarità dato dall’osservare un edificio noto, Astrazione #1 New York ne è la prova. Dopo un primo attimo in cui gli occhi vagano perplessi cercando di decifrare la forma romboidale centrale, che cattura come il cuore infinito di una figura moltiplicata al caleidoscopio, si riconoscono le celebri scale antincendio newyorkesi, ormai divenute parte dell’immaginario collettivo italiano.

In altri casi, invece, è possibile desiderare di percorrere fisicamente questi nuovi luoghi scoperti dalla fotografa attraverso la moltiplicazione di un medesimo spazio. Infatti, per quanto una sensazione di vertigine possa travolgere quello spettatore incauto che si addentri col pensiero nella Rotonda della Besana, catturata e ricostruita dalla Mulas in un modo che la rende quasi irriconoscibile, è facile immaginarsi ad esplorare questo luogo che suggerisce sensazioni oniriche. I colonnati sembrano essersi piegati per via del peso delle innumerevoli volte che, invadendo anche il pavimento, sottraggono al fruitore il più immediato punto d’appoggio.

Subito percepibile, poi,  l’«effetto di OSTRANENJE, di SPAESAMENTO», come ha osservato Gillo Dorfles, dato da queste opere, soprattutto quando l’intervento dell’artista crea figure a tratti zoomorfe. È il caso di Civetta-Spagna e Guggenheim Museum. In quest’ultimo è interessante notare come la fotografa si misuri con il particolarissimo edificio di Frank Lloyd Wright, che è allo stesso tempo architettura e scultura, svelandone ancor più ampie potenzialità visive. Guggenheim Museum è anche l’unica opera, fra quelle esposte, ad ospitare figure umane, le quali, naturalmente integrate, ne fanno un ambiente brulicante di vita, che invita a pensare diversamente lo spazio.

La mostra di Maria Mulas si rivela, in effetti, un’interessante riflessione sullo spazio, attraverso la quale si scopre il binomio architettura e ripetizione come possibilità di creazione e arricchimento artistici. 





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