Quell'immutabile presepe di Sanremo

Mamma Rai consegna ai suoi 'figli' un Festival di pipponi retorici e finti rivoluzionari

    di Mario Vittorio D'Aquino

Il 72esimo Festival di Sanremo quest’anno è iniziato il giorno che antecede la Candelora ovvero la data – 2 febbraio – in cui secondo la tradizione si dovrebbe togliere il presepio sancendo la fine delle feste di Natale. Eppure sul primo canale di “mamma Rai” i pastori sono ancora tutti al loro posto. C’è Amadeus, riconfermato per il terzo anno di fila e ormai simbolo di Rai 1, c’è – di nuovo - Fiorello come showman del Festival dell’Eccezione italiana. Già, perché a Sanremo ci si concentra su tutto eccetto che sulle proposte musicali dei vari artisti che fanno da contorno ad uno spettacolo che si perde tra uscite imbarazzanti e gesti apologetici.

Accade con Ornella Muti che, a momenti, nemmeno entra sul palco dell’Ariston e grida: “Legalizziamo la cannabis!”. Succede in seguito all’esibizione di La rappresentante di lista la cui band pensa bene di terminare la canzone con un pugno chiuso alzato, i cui nostalgici sono “reperti archeologici da tutelare” come ha scherzato Marcello Veneziani su Facebook. Infine, non poteva mancare, Achille Lauro il quale ha simulato un battesimo mentre cantava, mascherando così le sue bibliche defezioni canore e mettendo in scena una ripugnante provocazione gratuita e dissacrante. Questi episodi, visti tutti alla prima serata, avrebbero già colpito e affondato qualche conservatore o similare in ascolto che - giustamente - non vuole assistere a questo spettacolo indecente che ha modo di esistere anche con il canone che lo sfortunato telespettatore paga. Lo stesso, magari, osserva e si lamenta di come il Festival sia ormai diventato megafono di tutta una narrazione a tinte arcobaleno fuori luogo e stucchevolmente forzata. Ne ha ben donde. Toppa persino Checco Zalone, apparso dopo tanto tempo in tv, il quale avrebbe dovuto rappresentare la voce “controcorrente” o quantomeno politicamente scorretta. Ma si è dimostrato troppo compassato con gag che di certo non entreranno nella storia. Probabilmente è stato narcotizzato anche lui dal siero Rai.

Si attende poi la venuta del Re Magio quello che invece di portare oro, incenso e mirra al massimo può offrire pandoro, assenzio e birra: Roberto Saviano. Chiamato e fortemente voluto da Amadeus per ricordare le vittime Falcone e Borsellino a trent’anni dalle stragi (che di norma si celebrano il 23 maggio ma tutto a Sanremo è possibile). Proprio lui, lo speculatore di Napoli, il perseguitato di sé stesso, il rivoluzionario da salotto, il predicatore dell’ovvio, l’immacolato - più delle tre dosi Pfizer - che può permettersi di dare dei “bastardi” in diretta tv a Salvini e Meloni senza neanche un effetto collaterale, uscendone immune persino dalle critiche delle testate giornalistiche. Non si fa attendere il suo sproloquio che mischia sacro e profano con quel charm da intoccabile. Nella stessa serata anche Drusilla Foer, ospitata in quanto attore transgender. E con lei un marasma di invitati: Lorena Cesarini come co-conduttrice della seconda serata che porta avanti il tema dell’immigrazione e dell’integrazione, i Maneskin che sono stati capaci di proporre con meritato successo un genere musicale che non si faceva solo in Italia. E poi i concorrenti come Irama, Sangiovanni, il duo Mahmood e Blanco che hanno lanciato il loro singolo Brividi che impazza sui social. La cosa che mette i brividi però è che nessuno dei quattro riesce a mantenere un minimo di integrità, barattando ciò che resta della loro mascolinità pur di rimanere conformi al copione velato dello “spettacolo circense” in onda su Rai 1.

Amadeus non se l’è sentita di chiedere a nessuno dei cantanti se fosse no-vax o col Super green pass come ha dichiarato in un’intervista pre evento perché “non c’è l’obbligo per gli under 50”. Il Festival dell’Eccezione è al completo se volessimo anche sottolineare il fatto che durante l’esibizione la galleria e la platea dell’Ariston – con il 100% di capienza, concessione unica – si è data spesso alla pazza gioia: ballando, cantando, danzando. Una ritrovata libertà che però non si confa alla reale vita quotidiana. In realtà parlare di Sanremo oggigiorno sarebbe sbagliato: si sarebbe dovuto diffondere il fatto che in Italia ancora è in vigore un inopportuno stato d’emergenza, che per i terzodosati la Certificazione verde sarà illimitata (da vedere se per sempre o illimitata fino ad un’ipotetica quarta dose) così come la possibile convivenza con questo strumento coercitivo, che in primavera inizieranno le sperimentazioni per il vaccino ai neonati ma purtroppo, anche il sottoscritto - che si era promesso di non discuterne -, come canta Lauro, “ci è cascato di nuovo”.





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