Il Napoli svanisce contro la Roma

L'involuzione della squadra azzurra, gli errori di Spalletti, la solitudine di Osimhen

    di Davide Martino

Il dilemma del tifoso del Napoli sta nel fatto che deve sorridere per il punto guadagnato nel lunedì di Pasquetta contro la Roma, più che recriminare per l'ennesima occasione persa che ha allontanato definitivamente il sogno scudetto. La realtà, purtroppo, narra di un Napoli in evidente difficoltà tecnico/tattica e atletica, sicché si deve badare al concreto per aver mantenuto inalterata la distanza dalla Roma per il piazzamento Champions che ammettere di aver cullato sogni di gloria irraggiungibili per lo stato attuale degli uomini di Spalletti.

Resta evidente il paradosso e soprattutto iniziano concretamente a susseguirsi i dubbi e le perplessità sulla reale qualità della rosa e dell'allenatore che tanti elogi aveva incassato nei primi mesi sotto al Vesuvio. Il Napoli è una squadra involuta tatticamente, un ibrido totalmente incapace di creare gioco e dominare l'avversario. Il palleggio tanto ricercato e amato dalla piazza è divenuto un lontano ricordo, anche a causa dello scadente stato di forma dei centrocampisti azzurri. L'attacco alla profondità rimane un mero ricordo, con il solo Osimhen lasciato in balia delle difese avversarie. La stessa difesa paga lo scadente stato degli altri reparti e deve accumulare errori su errori inimmaginabili pochi mesi orsono.

Chi è il Napoli di Spalletti? Cosa può realmente dare alla piazza, ma soprattutto cosa ha dato in più rispetto al recente passato, laddove Gattuso è stato vilipeso sin dal suo arrivo a Napoli, nonostante la vittoria della Coppa Italia e una sciaguarata uscita dalla Champions solo all'ultima giornata di campionato. I più potranno contestare che la squadra ha ampiamente raggiunto e blindato l'obiettivo con molte giornate di anticipo e lo ha fatto con qualità e costanza di prestazioni.

La realtà sembra differente. Il Napoli dal sublime rendimento in trasferta paga enormemente in quello interno e questa dovrebbe rappresentare la prima vera domanda da porsi. Essere incapaci di produrre gioco e trame offensive figlie di allenamenti e schemi è stato il mantra che ha reso grande il Napoli negli ultimi anni, per cui sarebbe un enorme passo indietro tornare all'estemporaneità della giocata del singolo, come nel Napoli di Mazzarri, in quanto i singoli del Napoli non potranno mai portare i primati che la piazza sogna da sempre.

Sul punto è indubbio che il mister ha ereditato una squadra non sua o quantomeno figlia di alcuni evidenti errori di impostazione che la rendono ibrida e, pertanto, molto squilibrata. Ma le prestazioni scadenti sono evidenti e meritano una accurata analisi all'indomani della paventata e necessaria rivoluzione di mercato. A ciò si aggiungono anche i dubbi dettati dalla gestione nella partita di Spalletti che contravvenendo ai principi cardine dell'equilibrio e del dominio dell'avversario ha acuito le perplessità con cambi che mai ci saremo sognati.

Oggi la società è chiamata a indagare seriamente sulla bontà di affidare il progetto tecnico al mister di Certaldo, in quanto a differenza del passato è fondamentale gettare solide basi per la costruzione di un nuovo progetto giovane che abbia fondamenta forti create dalla continuità tecnica. La conferma del mister che comunque dovrà concludere la stagione in maniera positiva, al netto della delusione delle ultime giornate, deve essere ponderata con analisi accurate, magari partendo anche dai punti fermi della rosa azzurra. 

In tal senso ci permettiamo di suggerire come sia evidente che il Napoli del futuro sia il Napoli di Osimhen e, pertanto, si debba costruire una squadra a immagine e somiglianza del centravanti nigeriano. Per tale motivo sarebbe opportuno ipotizzare l'acquisto di un'altra punta da affiancare a Osimhen nella costante ricerca di un nuovo stile di gioco che abbandoni le logiche degli esterni a tutto campo per un più quadrato ed efficace modulo a due punte e il trequartista.

La rivoluzione è nata già dal lontano gennaio e dovrà necessariamente essere affidata a un'idea precisa di campo che oltre all'equilibrio difensivo possa esaltare le enormi qualità del centravanti africano e del folletto belga che i rumors vogliono sempre più vicino alla riconferma. Con il senno di poi dobbiamo sorridere al punto contro una Roma lanciata e nettamente superiore al Napoli nella seconda frazione, la cui vittoria avrebbe messo una pressione inaudita in chiave quarto posto.

Alla società tutte le valutazioni per un futuro di ricostruzione impostato sulla freschezza di nuovi giovani, ma anche sulla qualità e la continuità della guida tecnica.

PAGELLONE AZZURRO

Meret 6,5 si riprende la scena

Zanoli 5,5 il momento è delicato e lui merita fiducia

Rrhamani 6 combatte, ma alla lunga deve soccombere

Koulibaly 6 la linea traballa da un po'

Mario Rui 6,5 ancora una volta il migliore del reparto

Lobotka 6 anche lui il migliore a centrocampo. Troppo fragile

Anguissa 5,5 lontano parente di quello ammirato all'inizio

Fabian 5 il fratello impedito

Lozano 6 bene nel primo tempo. Cala alla distanza.

Osimhen 6 lotta e combatte nel deserto

Insigne 7 merita tutti i riconoscimenti del caso

Elmas 5,5 messo fuori ruolo

Zielinski 5 pesce fuor d'acqua

Demme 5 dura entrare a.freddo in questo modo

Mertens SV 

Juan Jesus 5 gioca poco, ma esce sulla trequarti in occasione del gol preso con evidenti colpe.

Spalletti 4,5 l'involuzione della squadra è colpa sua e dovrebbe fare ammenda per i recenti risultati.





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