Gli Arcani

Struttura simbolica dei Tarocchi di Marsiglia

    di Maurizio Pacelli

E’ bene pensare ai Tarocchi di Marsiglia come a un libro muto scritto per immagini, dotato di coerenza interna e che, dunque, è possibile decifrare partendo innanzitutto dall’osservazione della propria struttura. Da questa prospettiva si possono considerare alcuni elementi generali a partire dalla preminenza di caratteristiche di tipo numerologico che sembrano permearne l’assetto complessivo. In effetti, si potrebbe supporre di trovarci di fronte a una Tetraktys pitagorica - cioè la serie dei primi quattro numeri, la cui somma è uguale a dieci [1] - poiché, come si vedrà tra un momento, i riferimenti ai primi quattro numeri e al dieci, risultato della addizione teosofica [2] del numero quattro, si ripetono molte volte.

Il Tarot, pur essendo un corpo unico di carte (numero uno), si suddivide in due gruppi separati, gli Arcani Maggiori e gli Arcani Minori. Questa dicotomia per alcuni autori sembrerebbe richiamare la teoria del dualismo e la conseguente distinzione fra Personalità e Anima. In questo senso, gli Arcani Maggiori rappresenterebbero l’Anima, espressa prevalentemente con simboli evocati da immagini, mentre gli Arcani Minori, attraverso i quattro semi di cui si compone - denari, coppe, bastoni e spade - descriverebbero la Personalità. Dunque, i Tarocchi, nel loro insieme, costituiscono un insieme integrato di materia e spirito.

Gli Arcani Maggiori sono 22 ma, considerando che esiste una carta senza numero, possiamo osservare anche qui la ripetizione della struttura duale che si manifesta separando la carta senza numero – Le Mat – dal resto del mazzo composto da 21 carte. Le Mat, meglio conosciuto come Il Matto, rappresenterebbe il Tarot nel suo complesso - il pellegrino in viaggio per ritrovare se stesso – mentre le carte rimanenti sarebbero le 21 mete da conseguire per ritrovare la strada smarrita.

E’ immediato scomporre il numero 21 nei sui numeri primi: 3 e 7. Il raggruppamento di queste 21 lame in tre file, disposte dal basso verso l’alto, dà vita al così detto diagramma 3 (righe) x 7 (colonne) che possiede una struttura intrinseca e una codifica ben precise, delle quali si farà solo qualche cenno.

La prima fila, composta dalle carte che vanno dal numero I (Il Bagatto) al numero VII (Il Carro), è detta fila terrestre perché con essa si impara il dominio sul mondo fenomenico. Caratteristica di questa sequenza è che la quasi totalità delle lame ha come riferimento un personaggio umano ben preciso che occupa la parte principale della scena.

La seconda fila, composta dalle carte che vanno dal numero VIII (La Giustizia) al numero XIIII (Temperanza), rappresenta l’esperienza del servizio, propria di chi ha imparato a dominare la materia e vuole offrire il proprio aiuto all’umanità. Qui ancora compaiono figure umane, ma anche oggetti o figure trasfigurate fino ad arrivare all’angelo della Temperanza.

La terza fila, detta celeste e contrassegnata dalle carte che vanno dal numero XV (Il Diavolo) al numero XXI (Il Mondo), esprime l’anelito del pellegrino all’incontro con il proprio sé. Più che personaggi o oggetti, in questa sezione si incontrano ambienti o situazioni. Si potrebbe dire esperienze pregnanti attraverso cui si entra in contatto con le proprie zona di ombra.

La stessa struttura dicotomica che ci ha consentito di ordinare gli Arcani Maggiori nel diagramma 3 x 7, si ripresenta negli Arcani Minori. Questi, infatti, sono formati da due gruppi distinti di carte: quelle numerali, che vanno da 1 a 10; gli onori, rappresentati da quattro figure emblematiche, il Fante, la Regina, il Re e il Cavaliere.

Tutte e 56 queste carte sono contraddistinte da quattro differenti semi: i denari, le coppe, i bastoni, le spade. Essi sono rispettivamente associati ai quattro elementi costitutivi dell’universo: la terra, l’acqua, il fuoco e l’aria. Inoltre, essi possono rappresentare le quattro funzioni psicologiche: la sensazione (terra), il sentimento (acqua),  l’intuito (fuoco), l’intelletto (aria). Quindi, nei Minori il simbolismo del quattro sembra assumere una fondamentale importanza.

Come afferma Jung:  “La quaternità è un archetipo, che appare per così dire universalmente. Essa è la premessa logica per ogni giudizio di totalità… Se si vuole, ad esempio, designare l’intero orizzonte, si nominano i quattro punti cardinali” [3]. Tuttavia, il simbolismo del quattro, converge a quello del dieci che ne costituisce lo sviluppo simbolico. L’addizione teosofica del numero quattro dà come risultato proprio dieci e, se il quattro è la precondizione per conseguire la propria realizzazione, il numero dieci ne rappresenta il conseguimento che denota nello stesso tempo, la fine di un ciclo e l’inizio di un nuovo cammino.

Esistono, poi, relazioni ben precise di significato fra le carte numerali e gli onori degli Arcani Minori da un lato, e gli Arcani Maggiori dall’altro, su cui sarebbe troppo complesso soffermarsi. E’ bene però tenere sempre in mente che, nonostante tutte le suddivisioni proposte, il Tarot è pur sempre un corpo unico, come la carta conclusiva degli Arcani Maggiori chiarisce.

L’Arcano XXI – Il Mondo – raffigura al centro, in una ghirlanda, una donna seminuda con attorno quattro figure: il Bue, il Leone, l’Aquila e l’Angelo. I quattro elementi – La Personalità – e la quinta essenza – L’Anima. Nell’integrazione fra questi due aspetti complementari dell’essere umano si chiude questo libro muto scritto per immagini. 

[1] Qui basterà sapere che la Tetraktys forma un triangolo di dieci punti disposti a piramide su quattro piani.

[2] Per addizione teosofica si intende la somma di tutti i numeri che precedono quello in esame.

[3] Jung C. G., Saggio d’Interpretazione Psicologica del Dogma della Trinità, in Opere, Vol. 11, pag. 115 e ss.





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