Il nostro '900

Successo per la mostra di pittura e scultura ospitata al Pan fino 10 marzo

    di Amedeo Forastiere

Domenica 10 marzo è terminata la mostra d’arte, pittura e scultura Il Nostro 900ospitata dal Palazzo delle Arti di Napoli. Era da oltre vent’anni che non si allestiva un evento di tale spessore nella nostra città. Tutto questo è stato possibile grazie all’assessorato alla cultura del Comune di Napoli, che ha patrocinato l’evento mettendo a disposizione il PAN, e agli organizzatori che hanno curato la mostra: Saverio Ammendola (Galleria La mediterranea), Paolo La Motta, Isabella Valente, l’associazione culturale La Fenice. All’inaugurazione del 15 febbraio c’ero anch’io (naturalmente), un appuntamento con l’arte al quale non potevo assolutamente mancare.

Pittura e scultura sono le due forme d’arte che amo di più. Quando mi trovo davanti ai dipinti - al PAN erano oltre sessanta - dei più emozionanti pittori del Novecento m’immergo nelle tele, parlo con i soggetti dipinti, tra una pennellata grassa e una stesa, cerco quel particolare, a volte è una minuzia, un tratto insospettabile, un dettaglio in apparenza privo d’interesse, nel quale l’autore rivela quella misteriosa sensibilità che rende l’opera viva, che solo un grande artista può avere.  

Come se seguissi un copione ad alta voce, leggo il dipinto, spesso accade che intorno a me si crei un gruppo di persone che mi ascolta (tanti non sanno che un quadro va letto). Fermo il tempo a ogni quadro, combattendo l’istinto trasgressore, mi tenta, vorrebbe che portassi via una tela. Non si può, la legge lo vieta e le tele non sono in vendita, ma concesse dai collezionisti agli organizzatori, per allestire la mostra.

Alcuni dipinti mi prendono in modo particolare, come L’album bianco di Eugenio Viti. Una tela di 120,5x74. Raffigura una giovane donna con il volto girato, guarda lontano il passato, davanti ha un album bianco, il presente, l’incognito.

Un’altra grande opera è di Gennaro Villani, 130 x 100. La famiglia. Tre donne, un’anziana con gli occhi senza espressione ma legati al passato, due giovani ragazze, una legge, l’atra ricama; la cultura e l’arte.

Gaetano Bocchetti – Afrodite; Emilio Notte – I poveri di Prato; Luigi Crisconio – Marica con la chitarra; Carlo Striccoli – Colloqui; Le sculture: Giuseppe Franzese - Il seminatore; Augusto Perez – Ermafrodita; Paolo La Motta – L’accappatoio.

Elencarli tutti non è semplice, tra pittori e scultori spenderei troppo "inchiostro", mentre voglio raccontarvi la serata d’inaugurazione.

C’era tutta Napoli, quella Napoli che non vedevo da tanto, da molto, da oltre vent’anni, il tempo passato mi aveva fatto sospettare che si fosse estinta. La mia Napoli, quella di classe, che sa apprezzare i suoi figli, gli artisti che l’hanno resa capitale dell’arte in tutto il mondo, ma che, ahimé, da molto si era messa da parte. L’arte non può competere con la violenza, il sopruso, la volgarità di certi prototipi di malaffare, che insegnano come impugnare la pistola o un mitra, anziché l’amore per l’arte, come impugnare un pennello o uno scalpello per realizzare un quadro o una statua.

Ho provato a contarli i visitatori, ma non è stato facile, a un certo momento mi sono sentito come Pietro De Vico, nel film del '62, Totò Truffa. Aveva una falsa agenzia di collocamento, trova lavoro al giovane De Vico come contatore di piccioni a Piazza San Marco a Venezia. Impossibile contare piccioni in continuo frenetico movimento. I visitatori nei grandi saloni del Palazzo delle Arti non erano frenetici nei movimenti, ma talmente tanti che contarli non è stato possibile, anche se si muovevano lenti. L’arte deve essere rispettata, a ogni opera esposta va dedicato tempo, per gustare tutto il suo sapore.

L’evento è stato anche l’occasione d’incontro tra vecchi amici, collezionisti, stimatori e amanti dell’arte, critici. Ci sono stati numerosi esponenti della cultura e della politica che hanno visitato la mostra. La classe che ho notato in tutti, donne e uomini è stata semplice, come lo è sempre negli eventi d’arte.

Oltre novemila persone sono stati i visitatori, tra cui molti giovani, gli eredi del testimone dell’amore per l’arte, e di quella Napoli che non dovrà mai estinguersi, che partecipa agli eventi d’arte non per mettersi in mostra... Ma per l’arte in mostra.

Alla prossima ragazzi.





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