Maria

Un'anziana e la sua "non solitudine"

    di Espedito Pistone

Maria. Che si chiamasse così, me lo aveva detto un giorno, diverso dai tutti gli uguali che la vedovanza le aveva inflitto. Era il 12 settembre dello scorso anno e ricorreva il suo onomastico, che non avrebbe, come negli ultimi venti, festeggiato.

Questo solo so della signora Maria. Età possibile: ottant'anni circa. Ma potrebbero benissimo essere settanta portati male o novanta portati bene. Aveva lavorato, aveva accudito casa, figli, la signora Maria? Non lo so e non lo saprò mai.

La signora Maria ed io ci siamo incontrati per giorni, mesi e, a ben pensarci, potrebbero essere anche anni, sempre alla stessa ora, dal lunedì al venerdì. Le mattine fredde e buie, le mattine calde e soffocanti, le mattine odorose di primavera. Io con la mia fretta di correre al lavoro, lei con la lentezza di chi non ha nessuno ad aspettarla.

Però, un giorno come gli altri, mentre le ho offerto il braccio destro per attraversare insieme la strada e le auto di pendolari frettolosi come me ci hanno concesso un po' del loro tempo per raggiungere il salvifico marciapiede di fronte, mi ha detto di non sentirsi sola.

Vado in chiesa, caro giovanotto e lì c'è Dio che mi aspetta. Come vedi non sono sola e, poi, ci sei tu che mi aspetti. No?”, così rispose a una domanda non fatta la signora Maria e da quel giorno io ho sempre aspettato.

“Buongiorno, come va? Si tenga al mio braccio”, “Grazie, portami da Dio”. Un giorno come gli altri, diverso da tutti gli altri, la signora Maria non l'ho trovata ad aspettarmi.

Senza volerlo il mio braccio destro si è piegato ugualmente e sollevato leggermente e le auto di pendolari frettolosi come me hanno rallentato fino a fermarsi, come se non fossi solo e mi hanno lasciato scivolare lentamente dall'altra parte. Abbiamo celebrato, così, a modo nostro, rinunciando ancora una volta alla nostra fretta, ai funerali della signora Maria.

Che da Dio, ci è andata senza il nostro aiuto.





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