Riflessioni di un neo settantenne

Quando si ha "una certa età"...

    di Amedeo Forastiere

Il mio amico Cristoforo ha compiuto settant’anni pochi giorni fa. L’ho sentito un po’ frastornato al telefono, quando l’ho chiamato per fargli gli auguri. Certo è un bel traguardo, anche se oggi la vita media si è allungata, gli "ultra ultra" sono molti, e come dicono gli studiosi, saranno sempre più "ultra". Cristoforo mi ha raccontato che la settimana scorsa è stato dal suo medico, che lo assiste da molti anni, in sostanza sa tutto di lui, come una risonanza magnetica vivente. Il mio amico neo settantenne ha avuto un leggero ma fastidioso dolore alla cervicale, e il suo medico, con molta nonchalance dopo averlo palpato con le mani, lo ha rassicurato dicendogli: Niente di che, stia tranquillo, sono cose normali a una certa età.

Cristoforo si è soffermato su è normale a una certa età. Mi domanda: Ma secondo te che significa "hai una certa età"? Mi ha colto impreparato, non gli ho saputo dare una risposta adeguata; ho la sua stessa età, ma non ho ancora sentito qualcuno mi dicesse hai una certa età!

Il mio amico ha avuto un passato movimentato. È sempre stato un bel ragazzo, molto corteggiato. Con i suoi oltre 180 centimetri di altezza, capelli scuri, riccioluti e foltissimi, era in poche parole un tipo che piaceva, per cui penso che il sentirsi dire hai una certa età l’abbia messo in crisi. Mi ha fatto un discorso strano, parlava a ruota libera. Ho percepito nelle sue parole la nostalgia di un passato che non vuole accettare, come se una certa età fosse una cosa lontana. Io che lo conosco da sempre, potrei scrivere una biografia della sua vita. In alcuni punti mi ha sorpreso, perché parlava di un presente con il sapore del passato. Ho capito che aveva voglia di sfogarsi e l’ho lasciato parlare senza interromperlo.

Non capisco proprio il mio medico, gli anni che passano non li sento, mi comporto sempre allo stesso modo, come quando di anni ne avevo di meno. Prima di uscire con una donna, è vero che la barba la faccio con maggiore cura, uso il dopobarba forte che cancella quella ruga impertinente che vuole fare la protagonista per rovinarmi la serata. Poi cerco sempre un’emozione che mi scoppia dentro, organizzo l’invito a cena, dove c’è atmosfera. Se ci scappa un bacio? Lascio il cuore ingenuo che ci casca ancora, poi con un lungo abbraccio l’illusione dura, rifiuto di pensare a un’avventura. Dico cose giuste al tempo giusto, mentre lei mi guarda incantata, penso il gioco è fatto…tutto a posto. Poi la notte d’amore, la casa preparata bene accogliente, con luci giuste, profumi leggeri che danno il sapore di primavera anche d’inverno. La prima sera devo dimostrare che al mondo solo io so fare l’amore.

Ma l’entusiasmo che mi resta ancora è la brutta copia di quello che era. A una certa età, come dice il mio medico, spesso non si fa i conti con il presente. Non si sogna più, anche perché si dorme di meno. A una certa età, sempre come dice il mio medico, non ci si emoziona facilmente, ma ci si commuove spesso… A una certa età con il fisico in caduta libera, i pochi capelli superstiti che fanno la guardi ai caduti, tutto diventa difficile, la noia, compagna silenziosa e fedele. A una certa età, cominciano i silenzi della sera, inventi feste, inviti gente, poi ti accorgi che tutto diventa un disco incantato che manda sempre la stessa musica, non riesci più a fare centro, si è perso il gusto del nuovo.

Qui Cristoforo si ferma, una pausa così lunga da farmi pensare che fosse caduta la linea. No, è ancora al telefono. Cerco di rincuorarlo, con qualche battuta che mi viene male. Insisto: Dai amico mio, tu sei un grande, devi sempre continuare come hai fatto fino a oggi, ma chi ti ferma? Non dare ascolto al tuo medico, ma quale “una certa età”.

Dopo qualche secondo di silenzio mi risponde: Sì, d’accordo, ma poi? Tutto il resto è noia!  

Alla prossima, ragazzi.





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