Quando si dice basta

Togliersi la vita è davvero sempre un atto di codardia?

    di Amedeo Forastiere

Negli ultimi mesi abbiamo assistito alle comparse di personaggi noti che ci hanno toccato. Il calciatore per la giovanissima età ha lasciato tutto il mondo del calcio senza parole. Il conduttore televisivo per la spontanea simpatia che portava tutte le sere nelle nostre case era diventato uno di famiglia, l’amico con il quale c’era l’appuntamento serale.

Sia il giovane calciatore, sia il simpatico conduttore televisivo se ne sono andati perché qualcuno lassù ha deciso così. Non è stata una loro scelta. Pochi giorni fa un’altra notizia mi ha colpito, la morte di Alessandra Appiano. È arrivata all’improvviso, quasi in sottofondo. I giornali e la televisione non hanno commentato molto la scomparsa. Le prime notizie vociferavano un suicidio, poi è arrivata la conferma. Tutto è finito lì, quasi come se la morte per scelta fosse qualcosa da non raccontare nei salotti televisivi.

Alessandra Appaino era giornalista, scrittrice, conduttrice di diversi programmi televisivi. Una bellissima donna, la sua presenza in tv era sempre piacevole. Il sorriso non le mancava mai, gentile con tutti, dolce, elegante, la donna che tutti gli uomini vorrebbero accanto come compagna per la vita.

Personalmente non l’ho mai conosciuta, mi avrebbe fatto tanto piacere poterle parlare in privato. L’ultima volta che l’ho vista in tv, su Rai Uno, nel programma pomeridiano, ho notato nei suoi occhi qualcosa di strano, come se quella luce che ha sempre avuto si fosse un po’ offuscata, mancava quel tocco di brillantezza. Su delle domande che le porgeva la conduttrice, ho notato che spesso era distratta, quasi assente. Si parlava del suo ultimo libro: Ti meriti amore. Un titolo che dà da riflettere, non si sa se sia stato scelto da lei o dall’editore come spesso accade.

Confesso che non l’ho letto, quindi non posso dare una mia interpretazione, ma il solo titolo, Ti meriti amore, mi fa pensare che nella vita di Alessandra Appaino, forse c'era qualcosa che non andava come lei desiderava. Quella dello scrittore è un’arte come un’altra.

In ogni romanzo inventato, dove niente esiste, storie, personaggi e luoghi, si nasconde sempre qualcosa di autentico. Lo scrittore non resiste alla fatale tentazione di metterci qualcosa di suo, è anche un modo per sfogarsi dell’indifferenza che lo circonda, come accade molte volte agli artisti incompresi. Spesso si tratta solo di una minuzia, un dettaglio privo d’interesse, un tratto insospettabile, in cui lo scrittore finisce inevitabilmente per tradire se stesso, rivelando una propria e autentica sensibilità.

Cyrano de Bergerac diceva: Quando arriva la sera, si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore che a me è quasi proibito il sogno di un amore, mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo, ma dentro di me sento che il grande amore esiste, amo senza peccato, amo, ma sono triste.

Gli scrittori che si sono tolti la vita sono tanti, sia italiani sia stranieri, ognuno con modo diverso. Chi si è lanciato nel vuoto, chi ha preferito l’arma, chi ha affidato tutto ai sonniferi, come fece Cesare Pavese, a soli 42 anni, lasciando un biglietto prima di abbandonarsi al lungo interminabile sonno.

Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi.

Il suicidio spesso è interpretato come un atto di debolezza, di sconfitta, ma diciamoci la verità, quante volte accade a ognuno di noi di dire: basta, mo la faccio finita! Poi non andiamo oltre, non per una ventata di consapevolezza, di responsabilità. La verità è che non abbiamo il coraggio di farlo, perché ce ne vuole e anche tanto.

Ragazzi, la morte è l’unica cosa certa che accadrà nella nostra vita e in quella di tutti. Prima o poi verrà la vecchia brutta, tutta vestita di nero ci porterà via. A volte è gentile, prende nel sonno, portandoci nel viaggio senza ritorno. Spesso però è brutale, cattiva, spietata. Umilia, offende, strappa la dignità, scaricando sul povero malcapitato la sua violenza brutale.

Personalmente credo che - ma per qualcuno sicuramente sbaglio - scegliere di andare via, non aspettare che la vecchia con il mantello nero ci prenda, lasciare la vita come scelta, sia la cosa più ragionevole e coraggiosa di una persona possa fare, naturalmente a una certa età. Quale sia poi questa certa età, nessuno lo sa, diciamo spesso: Domani è un altro giorno, così accantoniamo l’idea della dipartita continuando con la nostra vita mediocre. I veri motivi che hanno portato Alessandra Appiano a dire basta me ne vado, probabilmente non li conosceremo mai. Forse non aveva trovato quella pace interiore che dà la forza senza sforzi di continuare nell’esperienza terrestre.

Vi lascio con dei versi che in questo momento mi vengono in soccorso per chiudere. Li prendo in prestito da una poesia di Eduardo de Filippo che parla proprio di pace: Io vulesse truvà pace; ma na' pace senza morte…

Alla prossima ragazzi.





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