La parola contraria

Al teatro Summarte di Somma Vesuviana, Erri De Luca racconta il suo ultimo libro

    di Mariangela Ranieri

L’etimo è il cuore delle parole, è la storia che si cela dietro ognuna di loro, etimo è il “reale”. Se volessimo approcciarci alla linguistica saremmo spaventati e incuriositi dalle banalità di cui eravamo certi e dalle novità che ogni cumulo di lettere è capace di offrire. Sapevate che esiste la paretimologia? Si tratta di etimologia popolare, ovvero l’insieme di supposizioni linguistiche erronee, date da una superficiale identità di suono o di forma. Tutto ciò per dire che talvolta il guscio di una parola trae in inganno, tutto ciò per dire che il Vocabolario Italiano, pagine e pagine di storia, è forse la nostra migliore arma.

E proprio come armi, o meglio volendole sostituire, Erri De Luca, da più di un anno coinvolto nella questione “No Tav”, fa appello alle parole, nello specifico all’etimo della parola “sabotare” .

 Lo scorso 29 Aprile 2015 nel teatro Summarte di Somma Vesuviana lo scrittore ha presentato il suo ultimo libro “La parola contraria” (Feltrinelli, 2015). Ha raccontato storie, esperienze di vita o potenziali esperienze di altri. “Il diritto d’autore è un titolo presuntuoso”, è la vita che scrive le sue storie, così come quella di un ragazzo, diventato adulto in prigione, che dentro i libri, “questi strumenti potenti e indistruttibili”, ha trovato le parole per esprimere se stesso. Faceva parte del “circuito dei camosci”, andava da un carcere all’altro, senza sede fissa e subiva ogni volta perquisizioni, violente, ogni volta gli venivano rubati libri, veniva privato di parole, però, racconta De Luca, l’unico libro che riuscì e volle salvare fu il Vocabolario.

“La parola contraria” è proprio nelle pagine di questo immenso libro, che si nasconde,” sabotare” è la parola che De Luca ha scelto di usare con coscienza e convinzione, sabotare nel senso più figurato e immateriale che possa esserci in quel medesimo vocabolario, come “ostacolare,intralciare, impedire” con la presenza pacifica e solidale nei confronti dei “ValsuSani”, battaglia che lo vede coinvolto da almeno 10 anni e per cui nell’ultimo anno ha subito una querela per istigazione a delinquere. Ha istigato, come talvolta fanno gli scrittori, distribuendo parole che nel momento esatto in cui lasciano la pagina e incontrano la vita del lettore, vengono modificate, gonfiate o ridotte, subendo la forza della percezione che varia da occhio ad occhio.

“Ho espresso la mia opinione e vogliono condannarmi per questo. Vittima per ora è l’articolo 21 della Costituzione italiana. Sono e resterò, anche se condannato, testimone di sabotaggio, cioè: di intralcio, di ostacolo, di impedimento della libertà di parola contraria”.





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