Gigi Proietti e l'amore per Napoli

L'incontro con Eduardo, il rapporto con l'Augusteo, il mito del 'Grammelot'

    di Giordana Moltedo

C’è una bellissima pagina nella vita artistica di Gigi Proietti, scomparso il 2 novembre nel giorno del suo ottantesimo compleanno. Questa pagina, per lui simbolo della romanità, è il legame con Napoli e, in particolare, con il dialetto napoletano. Un legame che inesorabilmente si intreccia anche con figure storiche che hanno segnato la storia del teatro napoletano. E qui occorre riavvolgere il nastro al 1976, ovvero quando un giovane Proietti era in scena al Teatro Tenda di Roma con lo spettacolo A me gli occhi please e in platea, ad assistere allo spettacolo, c’era Eduardo De Filippo. Proietti non ha mai amato raccontare l’aneddoto legato a quest’incontro, e a rivelarlo è stato lui stesso in una puntata di Parla con Me di Serena Dandini. Proietti, mimando anche l’espressione di Eduardo, riuscì a restituire allo spettatore da casa, tutte le paure e le emozioni legate a quell’incontro. Le paure causate dallo sguardo imperturbabile con il quale Eduardo assistette alle tre ore di spettacolo. Mentre emozionante, così come raccontato sempre da Proietti, fu il baciamano che gli riservò De Filippo al termine dello spettacolo, un gesto paragonabile ad una benedizione.

Ma Proietti per Napoli e per i napoletani significava anche Teatro Augusteo e in città era risaputo il  rapporto di amicizia con i patron del teatro Francesco e Alba Caccavale. Il legame artistico di Proietti con l’Augusteo ebbe inizio nel 1994 quando arrivò in città con A me gli occhi please bis, proseguendo nel 1995 con Per amore e per diletto, nel 2008 con Di nuovo buonasera per poi tornare nel 2016, ma nelle vesti di produttore, con la commedia musicale Non c’è due senza te con protagonista sua figlia Carlotta Proietti. Ma Proietti, da artista fine e colto, era rimasto anche affascinato dal dialetto napoletano, comprendendone tutto il potenziale comico che sarebbe potuto andare oltre il dialetto stesso. Fu così che Proietti arrivò ad elaborare un suo dialetto napoletano, il “Grammelot”, della cui origine ne parlò con Renzo Arbore durante una puntata di Guarda… stupisci, riproponendo una parte di sketch che aveva eseguito per la prima volta proprio nello spettacolo A me gli occhi please. Ma l’amore per il dialetto, Proietti lo portò anche in prima serata su Rai Uno con Cavalli di battaglia, in un dialogo  in napoletano con Vincenzo Salemme. Un fascino per il dialetto e per la città di Napoli, che Proietti non nascose mai, come quando venne in città per ricevere vari premi. Infatti, nel 2017 allorché nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia gli venne consegnato il “Premio Raffaele Viviani - Cantieri Viviani”, dichiarò che il premio era da stimolo «per approfondire uno dei più grandi interpreti del teatro italiano. Un commediografo che mi piacerebbe conoscere più a fondo, nonostante le difficoltà della lingua napoletana per un romano come me».

Napoli fu anche la città che nel 2018 gli consegnò sia il più illustre tra i premi teatrali, ovvero il premio della Presidenza della Repubblica per “Le Maschere del Teatro Italiano”, sia il “Premio Concetta Barra - Isola di Procida” e nelle dichiarazioni che l’artista fece alla stampa, ancora una volta, emerse la sua venerazione per la città. Una venerazione che, letta alla luce della sua scomparsa, appare un pò come un commiato: «Ho un’antica e profonda venerazione per Napoli. Che dire della lingua, che avrei voluto imparare alla perfezione, cosa però impossibile. Napoli non si abbatte mai. Anche se non la frequento moltissimo, mi arrivano continue voci di una città vivace. Dietro gli attori napoletani e la loro professione c’è una grande scuola. Vi sono legato».





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