Elsa Fornero, il capro del Kippur

«Non c'è mai stato un solo momento in cui non abbia pensato al bene del mio Paese»

    di Roberto Rosano

L'appuntamento con Elsa Fornero è fissato per le 15:30, presso il Collegio San Carlo, nel centro di Torino. Signor Rosano, la dottoressa La sta aspettando, mi sento dire, con leziosa maniera, da un'addetta alla ricezione. E, infatti, quando raggiungo il secondo piano, la dottoressa è già in piedi sulla soglia del suo ufficio, col sorriso fuori dal fodero e la mano tesa. Ha una camicia bianca, pantaloni blu, un cinturone argentato, un po' vezzoso. Il volto indurito da una ruga che le spacca la fronte, da un'espressione severa, dalla quale spiffera via una dolcezza nascosta, che intuisco, ma che non saprei collocare. Guardandola distrattamente non vedo che un volto di badessa, di preside o, forse anche, di severa contadina d'Aliminusa. Si siede davanti a me con le braccia conserte. Mentre risponde alle mie domande, disegna su un blocchetto ghirigori, freccette, trascrive e sottolinea le parole che dice, accompagnando un pensiero limpido, lineare da destare sconcerto. È la donna meno confusa che abbia mai incontrato.

Professoressa Fornero, Lei di chi è figlia?

Sono figlia di Donato e di Emma, un operaio ed una casalinga. Era una famiglia molto semplice, la mia. Per questo sono grata allo Stato, che mi ha consentito di studiare quando non era possibile.

San Carlo Canavese... Quattromila abitanti (sorrido).

Un po' meno. (Sorride e finalmente scioglie le braccia conserte).

Un paesello della Vauda, come si direbbe nelle antiche lingue celtiche: la brughiera, dove ancora cantano allodole, strillozzi e le quaglie nidificano senza preoccuparsi dello sfalcio dei prati...

La nostra vauda ha dei colori meravigliosi, bruciati dal sole e tante betulle... È bellissima, soprattutto in autunno, quando questi colori caldi, tra il rosso e l'arancione, esplodono in una specie d'incanto.

Che bambina avrei incontrato se l'avessi conosciuta nelle strade di San Carlo, negli anni '50?

Avrebbe conosciuto una bambina molto allegra, a cui piaceva studiare, giocare, quasi in egual misura. Giocavamo moltissimo, ci trovavamo tutti insieme nel cortile dell'uno o dell'altro e passavamo delle giornate splendide...

Che genere di giochi facevate?

Oh, giocavamo soprattutto ai cowboys. (Pronuncia la parola cowboys con un cinguettio di rara bellezza). Sa, alle cinque e mezza arrivava Rin Tin Tin... E noi eravamo presi da questa magia del Far West, da tutti quei cavalli...

Niente bambole, insomma?

No, eravamo sempre gruppi misti, perciò niente bambole. Però, di sera, noi bambine andavamo a vedere le ragazze più grandi, che si riunivano per cucire, dopo i lavori di fabbrica... E lì, sa, si poteva sentire qualche pettegolezzo... C'erano poi le serate in cui si spannocchiava insieme...

Mi sembra di sentir parlare un personaggio di Charlotte Brontë o di Mark Twain...

Oh, sì, può darsi. Vede, quell'Italia era bella, dava speranza... C'era l'idea che si potesse migliorare, che si potesse costruire... Era un'Italia in cui anche avere una lavatrice era una conquista. Tutto era una conquista, però ci si poteva arrivare...

E la parrocchia...

Sì, sì, beh, certo, c'era l'oratorio, ho molti ricordi legati all'associazionismo cattolico, alle suore, alle loro cioccolate calde, alle loro occhiate inquisitorie, qualche volta... La fede poi, ancora mi accompagna. Sono una cristiana imperfetta, però, imperfetta, sì.

Qualcuno direbbe: come la sua riforma!

Più imperfetta. (Accenna un sorriso).

Ho l'impressione che, di quel mondo, Lei abbia conservato una certa severità, diciamo pure una certa, contadina rigorosità...

Le racconto una cosa che dice tutto. I miei genitori avevano contratto il cosiddetto debito del Piano Verde, un piano governativo... Avere quel debito era quasi irrilevante, perché spariva da solo, quasi senza essere ripagato... Eppure, per mia madre e mio padre quello era un grosso problema, volevano assolutamente ripagarlo. Bisognava risparmiare non solo per rispettare le scadenze, ma anche per pagarlo in anticipo... Noi tutti sentivamo la responsabilità di questo impegno. Ecco tutto.

Lo sa, vero, che se fossi un bravo analista appunterei questo aneddoto in cima al suo diario clinico, perché basterebbe da solo a risolvere tutta la sua vita, anche di ministro... (Annuisce) Ma, mi dica un po', come Le è venuto in mente di dedicarsi alla previdenza sociale? Mi pare un settore non così attraente per una ragazza... No?

Credo che la scelta dei propri interessi di studio dipenda molto dai maestri che si hanno ed io sono stata fortunata perché ho avuto maestri di grande rigore morale e di metodo...

Bisogna introdurre misure veloci per evitare il largo ricorso ai pensionamenti anticipati (…) il che produrrà un più elevato rapporto tra numero di pensionati e lavoratori attivi. Altrimenti, su quest'ultimi e sulle future generazioni peserà, un bel giorno, l'onere più rilevante... Riconosce chi ha scritto queste parole?

Ma... In questo momento...non saprei.

Le ha scritte Onorato Castellino, il suo maestro, nel lontano 1994.

La vita riserva bizzarre sorprese, no?

Professoressa, si è sempre parlato dell'esecutivo di cui farà parte come di un governo di alieni della politica. Eppure, ho letto che Lei, ad esempio, è stata consigliere per il comune di Torino sotto l'amministrazione Castellani...

Era l'epoca di Manipulite. Epoca in cui i politici si vergognavano di essere tali. Torino era stata coinvolta nelle vicende di tangentopoli, forse meno di altre città, ma comunque nel '93 si voleva anche un po' di rinnovamento. Fu Gianni Vattimo a propormi la candidatura. Rifiutai di netto, poi fui molto impressionata dalla notizia della mancata autorizzazione a procedere nei confronti di Craxi. Io non avevo nulla contro di lui, ma questo arroccamento della politica, mi fece una tale impressione, che chiamai subito Gianni Vattimo per dirgli: se la proposta è ancora valida...

E perché poi non si ricandidò nel '98?

Guardi, quando noi iniziammo, la gente ci ascoltava ed aveva fiducia in noi proprio perché eravamo abbastanza estranei a quelle dinamiche. Poi tornarono i politici di professione. Me ne accorsi perché, mentre prima si dibatteva tutto in aula, quando tornarono Loro, si ricominciò a discutere nei corridoi... Io non avevo alcun partito alle spalle, per cui non mi interessavano quelle riunioni, alle quali non ero neanche invitata.

C'è un altro passaggio interessante della sua carriera. Lei è stata membro della Commissione di esperti valutatori presso la Banca Mondiale dal 2003 al 2004. Può spiegarmi brevemente di cosa si trattava?

Dopo la caduta dei regimi comunisti, questi Paesi si trovarono a dover riorganizzare la loro economia ed, in generale, la loro società. Si trattava di riorganizzare tutto in diversi Paesi, tra cui il sistema pensionistico. La Banca Mondiale aveva ruolo di advisor e di supporto. Dava aiuto per le riforme. Chiesero ad un po' di esperti, tra i quali io, se il lavoro era stato ben incanalato. La Banca promuoveva un sistema misto, pubblico e privato...

In Paesi in cui sino a poco prima era tutto pubblico...

Pubblico e aggiungerei tremendamente intriso di corruzione. La gente comune aveva poco o niente, ma la nomenclatura... La nomenclatura, eh sì, che ne aveva...

E dal 2000 al 2003 è stata componente del Comitato scientifico del MEFOP, una società costituita dal Ministero dell'Economia e delle Finanze per lo sviluppo del mercato dei Fondi Pensione. Parliamo di promozione delle pensioni complementari... Ora, qualcuno potrebbe pensare, in mala fede, che Lei abbia promosso le pensioni complementari prima e dopo, con la sua riforma, così punitiva nei confronti della previdenza obbligatoria...

Vede, siccome è dal 1995 che l'Italia cresce poco e nulla, la difficoltà principale a fare previdenza integrativa era: ma dove prendiamo i soldi? Questo istituto era stato creato con lo scopo di creare un mercato previdenziale anche nel nostro Paese. Obiettivo, che come Lei diceva, ogni tanto scandalizza quelli che ritengono che il Mercato sia il covo del demonio, però in realtà sarebbe una buona cosa. Se una persona ha un buon reddito e può sottrarre qualcosa da mettere da parte in vista dell'età anziana... Perché no!

Ma arriviamo alla tappa più importante della sua carriera, professoressa. Perché tutto quello che abbiamo raccontato non è che il vasto preambolo di una storia che adesso inizierà davvero. È il 12 novembre 2011: il Paese è vicino all'insolvenza, messo sotto pressione dallo spread, che impenna sull'onda di un altissimo grado di sfiducia di investitori e creditori nei confronti dell'Italia e del suo governo. Sfiducia che inevitabilmente influiva sul rendimento dei titoli italiani... È​ sera, e dopo l'approvazione della Legge di Stabilità 2012 in entrambe le Camere, Berlusconi sale al Quirinale e rassegna le sue dimissioni da Primo Ministro. C'è molta dietrologia su questo evento, ma stando ai fatti, Berlusconi si dimette perché ha perso la maggioranza assoluta alla Camera...

Io non ho avuto confidenze da parte di qualcuno. So solo che il Paese versava in gravi difficoltà, aveva bisogno di un governo e che, di questo sono testimone io, Berlusconi era ben contento che ci fosse qualcun altro in grado di prendere qualche decisione...

E direi io: anche qualche grana!

Assolutamente sì!

Napolitano incarica il professor Mario Monti, dopo averlo nominato senatore a vita, di formare un governo tecnico. Mi racconta come e quando questa storia varcherà le porte di casa sua, professoressa?

Era il 15 novembre. Quel giorno ero stata a Bruxelles a discutere di ricerca. La sera sono rientrata in casa, verso le 21.20, e dieci minuti dopo ricevo una chiamata del professor Monti. Sapevo che era stato incaricato dal Presidente e che era molto impegnato, perciò fui sorpresa di sentirlo. Mi dice: tu sai perché ti sto chiamando, vero? Ed io ingenuamente: immagino che ti aspetti gli auguri. E lui mi disse: no, voglio molto di più, voglio che tu sia il mio ministro del Lavoro. Cominciai a tremare, ma non mi diede neanche il tempo. Doveva concludere in fretta la lista dei ministri. Disse: io confido che tu mi dica di sì, ma se mi dovessi dire di no, deve essere prima delle 23.00. Erano le 21.30. Aspettai mio marito, discutemmo per più di un 'ora...

Suo marito, il professor Deaglio, economista di razza... Cosa le disse?

Mi disse: vorrei dirti di non accettare, ma so che non si può. So che tutto ciò cambierà per sempre la nostra vita, ma... Alle 22.50, chiamai Mario Monti, e gli dissi: accetto! Il giorno dopo ero a Roma a giurare sulla Costituzione.

Ma come Le è venuto in mente di accettare un ministero che in questo Paese scotta chiunque lo tocchi come il punzone di un fabbro? Una corona del martirio travestita d'onore!

Sicuramente un po' di incoscienza. Avevamo la sensazione che il Paese volesse imboccare una via diversa. Poi anche una certa dose di responsabilità, di senso del dovere...

La vanità non ha avuto alcun ruolo in tutto questo, professoressa Fornero?

Meno di quanto possa pensare. Le ambizioni personali sono più che legittime, non mi vergognerei di ammetterlo, ma, mi creda, non fu per questo che accettai.

4 dicembre 2011... Mentre sta illustrando in conferenza stampa la sua riforma delle pensioni, sul punto di pronunciare la parola sacrificio, la voce si rompe, incespica nella commozione, in un pianto che da allora diverrà proverbiale, soprattutto per chi La contesta. I fotografi presenti fiutano la portata storica di quell'istante, sono le 20.46, e scaricano a fucileria migliaia di foto che La ritraggono in lacrime... E, in una società dell'immagine, come la nostra, quelle foto fanno il giro del mondo...

Avevo trascorso quindici giorni di stress fortissimo. Lavoravo sempre, in un ministero che ancora non conoscevo, con persone che non conoscevo, dovendo avere riscontri continui col Ministero del Tesoro. Il Ministero del lavoro dal punto di vista tecnico ha pochi dati. Durante la stesura della Riforma e ai miei continui aggiustamenti, la risposta tipica del Tesoro era: non basta ancora, Elsa. Respirare così da vicino il dramma di un Paese e vedere che qualcuno, in qualche modo, aveva dato a me la responsabilità di gestire, in parte, questo dramma, mi consumava. Feci tre telefonate, quel giorno. La prima a Enzo Bianchi, non so se Lei lo conosce?

Il Priore del Monastero di Bose.

Perfetto. La seconda alla vedova di Onorato Castellino, il mio maestro, e la terza a mio marito.

Cosa si disse con Enzo Bianchi?

Gli dissi che stavo andando al Consiglio dei Ministri, che dovevo presentare delle misure impopolari, con molte richieste di sacrifici per le persone e lui mi disse: io e i miei fratelli pregheremo per voi, per Lei in particolare, perché abbiate sufficiente forza per fare il necessario per questo Paese. Furono poche parole, di sostegno, quelle che io cercavo con quella telefonata...

Cosa Le si è scatenato nella testa mentre pronunciava la parola sacrificio?

I miei genitori, ho pensato ai miei genitori... Di sacrifici ne hanno fatti tanti nella vita ed è questo che mi ha commosso... L'immagine vivida di persone che i sacrifici sanno quello che sono. Quello mi ha commosso. Non che pensassi ai miei genitori in senso egoistico, ma... Diciamo che in quel momento convogliai quella massa di anziani nell'unica immagine dei miei genitori e tutto questo mi emozionò molto...

E la nave va, scriveva Craxi nell'85 in un suo libercolo, citando un film di Fellini. Avanti, spendiamo risorse pubbliche, in fondo c'è lavoro, il pil aumenta, la nave va. La nave andava, ma il carburante era comprato a debito e bruciava insieme al futuro delle generazioni a venire, compresa la mia. Il nostro handicap è stato quello di non essere ancora nati, di non poter ancora votare, perciò nessuno pensò a noi, perciò preferirono mettere tutto sul nostro conto... Lei in quel momento rappresentava non se stessa, ma uno Stato scialacquatore, il cui pianto somigliava a quello della cicala, d'inverno, nella famosa favola di Esopo...

(L'ex ministro ascolta senza fiatare e mi guarda con una sorta di tenerezza, che dura qualche minuto, in un silenzio vibrante e commosso).

Lei ha sempre detto che la sua riforma, nei cui dettagli purtroppo non posso entrare per ragioni di tempo, è stata costruita pensando alle future generazioni, che non è stata compresa. Può spiegarmi perché secondo Lei, i giovani dovrebbero ringraziarla e i padri comprenderla per il bene dei figli?

Vede, il sistema pensionistico è l'esempio più importante di contratto tra le generazioni. Questo sistema è nato in condizioni in cui c'era lavoro, crescita ed un'economia capace di reggere questo contratto. Quando la demografia è cambiata, gli anziani sono diventati più numerosi dei giovani, l'economia ha iniziato a crescere meno, il lavoro dei giovani si è fatto sempre più precario, questo contratto è diventato obsoleto e sbilanciato. Sa perché questo sistema è pubblico ed è giusto che lo sia? Perché lo Stato deve rappresentare gli interessi delle generazioni future, che un privato non è tenuto a tutelare. Invece, i politici, come diceva Lei, non hanno rappresentato lo Stato, né i cittadini, ma sé stessi. Hanno pensato: l'anno prossimo ci sono le elezioni, se adesso non allarghiamo un po' i cordoni della Borsa, questi non ci votano più. E di solito si è portati ad allargare i cordoni nei confronti di quelli che sono tanti, non pochi e che magari non votano ancora, o non esistono ancora, quindi hanno adottato politiche miopi che davano molto agli anziani e mettevano tutto sul conto... Sul vostro conto, sì, è vero!

Quindi, quella riforma serviva a ridurre la spesa in una prospettiva intergenerazionale, per raddrizzare la bilancia troppo pendente a vantaggio degli anziani. È così?

Esattamente. Questo tecnicamente si chiama sostenibilità finanziaria. Nessuno accetta di fare sacrifici per la sostenibilità finanziaria, certo per i figli, i nipoti sì, dovrebbe.

Però, adesso facciamo i conti della serva. Lei dice: la famiglia è indebitata. Per garantire la sua tenuta, non si può continuare a spendere a debito, bisogna tagliare la spesa. Giustissimo. Il problema è che la sua riforma ha riconosciuto intangibili le promesse pensionistiche maturate fino al 31/12/2011. Ciò significa che nella famiglia si è chiesto ai 5 figli nati dopo il 2011 di stringersi la cinghia, ma a quelli nati prima del 2011 si è assicurata la stessa paghetta. Avete cercato di evitare almeno che questa paghetta fosse rivalutata a seconda dell'aumento generale dei prezzi... È questo, in parole povere, il senso del blocco delle indicizzazioni... Ma le sembra equo un sistema del genere?

Esattamente. No, non lo è, per questo, oltre al blocco delle indicizzazioni, avevo introdotto un contributo di solidarietà per le pensioni superiori ai 90.000 euro per ristabilire un po' di questa equità, ma la Corte Costituzionale ha bocciato questa disposizione perché violava un diritto acquisito. Ma la Corte non ha capito cos'è un sistema pensionistico e non ha capito che il diritto acquisito, come diceva Lei dei figli nati prima, va contro il diritto dei figli nati dopo.

I giudici della Corte hanno una pensione superiore ai 90.000 euro, no?

Sì, è vero.

Arriviamo al capitolo più controverso della sua riforma: gli Esodati. Esodato è chi ha lasciato il proprio lavoro poco prima dell'entrata in vigore delle nuove norme, magari con accordi sindacali particolari e con incentivi aziendali, contando su una pensione nell'arco di pochi anni e che, invece, vede spostarsi in avanti nel tempo il pensionamento, rimanendo intrappolato in una sorta di limbo. Mi corregga se sbaglio...

Fin qui, tutto corretto.

Gli esodati si creano naturalmente dopo ogni riforma che innalzi i requisiti per ottenere la pensione, quindi non è stata una vostra esclusiva, ma, di solito, il governo prevede condizioni particolari per tutelare queste persone. E voi l'avete fatto, ma a voi si è presentato un problema particolare: quanti sono gli esodati? Per voi sono 65.000, mentre il 1 giugno 2012 l'Inps diffonde dati sconcertanti. Gli esodati sono in numero sei volte superiore a quella cifra: 387.530. Professoressa Fornero, mi dica la verità, guardandomi negli occhi: ve li siete dimenticati?

No.

Li avete sacrificati?

No, no. Vede, il nostro governo è arrivato poi a 130.000 più 10.000 di Sacconi, che poi è sparito. Lui è immacolato, ma di danni ne ha fatti. Dopo 8 salvaguardie, siamo arrivati a 170.000, ma nel frattempo hanno cambiato il concetto di esodato. Chi ha cinquant'anni e più e non ha lavoro, lo chiamo esodato? No, lo chiamo disoccupato. Se fai gli accordi, il ministero lo deve sapere. Noi non lo sapevamo. I dati a nostra disposizione erano sbagliati. Il ministero conosceva quel numero: 65.000 e come vede la sto guardando negli occhi.

L'obbligo della comunicazione al ministero di questi accordi prima non c'era?

C'era, ma per le grandi imprese, ma noi siamo un Paese di piccole imprese.

E quel numero, 387.530, com'è venuto fuori? È stato gonfiato?

Hanno preso il numero delle persone potenzialmente da salvaguardare, con degli agili allargamenti, cioè a dire, ma mettiamoci anche questi, aggiungiamo anche questi... Succede anche questo. Certo l'errore tecnico c'è stato, per responsabilità del ministro e per carenza generale del sistema.

E, infatti, un documento dell'ufficio parlamentare di Bilancio ha sollevato dubbi sul numero indicato dall'Inps, che pare abbia incluso tra gli esodati persone che avevano preso accordi molti anni prima della sua riforma... In ogni caso, l'errore tecnico c'è stato ed in quel momento c'erano soldi solo per quei 65.000.

Si ma poi gli altri li abbiamo trovati. Quando Hollande è andato al governo, ha risolto le controversie rimaste in sospeso da una precedente riforma pensionistica. L'ha promesso in campagna elettorale, erano circa 100.000, ed ha permesso loro di andare in pensione alle precedenti condizioni. Noi dopo cinque anni siamo ancora lì. Perché non lo fanno? Ma le pare che se noi avessimo avuto numeri chiari saremmo ancora lì dopo sei anni? Qui c'è disonestà. Io non mi aspettavo che i politici dopo dicessero: avete fatto una riforma perfetta. Mi aspettavo dicessero: avete fatto il vostro lavoro, non lo avete fatto neanche tanto bene, adesso aggiustiamo noi. Invece, la riforma è ancora lì. Se Lei guarda questo contratto (mi mostra il contratto di governo presentato da Luigi Di Maio) questa riforma, di cui hanno parlato tanto in campagna elettorale, non c'è più. Se non è una presa in giro questa!

E come ministro alle pari opportunità, perché Lei nel governo Monti aveva anche questa delega... Ha incontrato resistenze da parte della politica?

(Ride) Vede, io firmai a Strasburgo la Convenzione di Istanbul per l'Italia, contro la violenza sulle donne e la violenza domestica poi ratificata in Parlamento. Le posso assicurare che per questa piccola cosa, io ho incontrato molti ostacoli. La sera prima di andare a firmare, un mio collega, mi telefona e mi dice: Elsa, ma tu devi proprio andare domani? Un altro esempio fu una sorta di catastrofe che sembrava dovesse far cadere il governo quando dissi: io vengo da una famiglia tradizionale, ma non posso chiudere gli occhi di fronte alle richieste di una qualche forma di riconoscimento nei confronti di famiglie non tradizionali. Mio marito ricevette la telefonata di due cardinali.

In un'intervista rilasciata a Cisnetto per Roma incontra, Lei ha parlato di forze opache presenti nella politica romana ed ha anche detto che la politica della capitale e quella da Lei respirata a Torino sono molto diverse. Vogliamo entrare nel merito di queste forze opache e spiegarmi di cosa si tratta?

C'era... la chiara sensazione che una rete molto interconnessa e ben radicata a Roma, vedesse me, che venivo da Torino, che vista da Roma è già una città un po' esoterica, come una gentile signora da manovrare. Va be', tu adesso sei qui, ma tanto il potere ce l'abbiamo noi! Mi spiego? Il tecnico doveva fare solo ciò che alla politica, per ragione di audience, non conveniva... Del resto, se così non fosse, non avrebbero chiamato noi al governo...

E quella vasta maggioranza politica che va da Berlusconi a Bersani non l'avrebbe sostenuto! Fatta eccezione, a onor del vero, per la Lega Nord e l'Italia dei Valori di Di Pietro...

Certo. Ed era anche prevedibile e naturale che quegli stessi politici avrebbero un giorno preso le distanze, come a dire: hanno fatto loro.

Questa per Lei è stata una sorpresa? Non se lo aspettava?

No, questo non lo avevo considerato.

Questa candida ignoranza delle giravolte della politica, Le è costata cara... Professoressa, il suo cognome in Italia è diventato un aggettivo negativo... Per la sua riforma delle pensioni, la più controversa della storia del nostro Paese, dopo quella agraria, Lei è stata additata come un'untrice: insulti, promesse di botte, di morte... Salvini ha organizzato una manifestazione sotto casa dei suoi genitori a San Carlo Canavese, al grido: meno male che non c'è la Fornero, perché mi fregano le mani! Anche Grillo non Le ha risparmiato tutte le ruvidezze del mondo. Come un capro del Kippur...

(L'ex ministro ha la testa bassa. Mentre leggo questa dolorosa domanda, la sua matita sul foglio si muove rumorosamente avanti e indietro, quasi volesse pugnalare la pagina)

Come un capro del kippur è stata spedita nel deserto per una riforma che si è sempre intestata, ma che in fondo è stata votata da un intero Consiglio dei ministri, da un'ampia fascia politica e che è stata controfirmata dal Capo dello Stato. Davvero non si pente di aver accettato quella proposta, professoressa Fornero?

(Elsa Fornero ha gli occhi asciutti come un'esca, ma attraversati da una specie di malinconico luccicore, col quale mi guarda dritto negli occhi) Vede... Tutti mi hanno augurato cattiva salute, mi hanno insultata, odiata... Se sono ancora in piedi è per la mia coscienza. Con la cattiva coscienza, la salute non la mantieni, perché ti rodi dentro. Non c'è mai stato un solo momento, e questo lo dico guardando negli occhi Lei e chiunque altro, in cui non abbia pensato al bene del mio Paese, nella speranza di fare del mio meglio. Chiedersi se ne è valsa la pena è sterile e serve solo a farsi del male. Io sono certa che, se mi fosse stato chiesto da un politico di prendere quel ministero, la risposta sarebbe stata no, perché anche il mio maestro, Castellino, aveva avuto un'esperienza simile alla mia nel governo Berlusconi e sapevo che il tecnico in politica è sempre stato spremuto e buttato via. Il fatto che ci fosse Mario Monti, in cui avevo un'immensa fiducia, mi ha spinto a dire di sì...

Quando Mario Monti è sceso in politica, contro le sue aspettative, ed ha cominciato a fare anche lui il piacione in vista della campagna elettorale, è rimasta delusa?

Io non voglio giudicare male qualcun altro, non è mia abitudine, però mi sono sentita lasciata sola, sì, è vero, nel momento più difficile, mentre ero, scusi se faccio paragoni un po' audaci, però, sì, il Sebastiano della situazione...

Senza partiti e senza sindacati alle spalle...

Senza partiti e senza sindacati alle spalle!

Si aspettava che Monti diventasse Presidente della Repubblica, come tutti noi?

Sì e mi aspettavo che l'avrebbe fatto anche bene. Ma non voglio giudicarlo male, avrà avuto anche lui delle pressioni internazionali o magari esortazioni da quello stesso Oltretevere di cui parlavamo prima... Non lo so, certo... Mi spingo solo a dire questo...

Adesso mi guardi negli occhi, come ha fatto prima, in quello scatto di orgoglio e di amarezza, che, non Le nascondo, mi ha molto colpito... Mi guardi negli occhi, convogli nella mia immagine quella della massa di giovani a cui ha pensato, Lei dice, nella stesura della sua Riforma e mi dica tutto quello che vuole...

(Mi guarda dritto negli occhi) Vi dico che non c'è determinismo nelle nostre vite, neanche nell'economia. Che si può sempre costruire sulle cose, anche sulle macerie. Non smettete di credere all'educazione, all'istruzione e alla formazione, a tutti i livelli. Tutte queste cose vi daranno apertura al Mondo. Il mio Mondo era così piccolo, il vostro oggi è così grande, così complesso. Pensate che il nostro impoverimento è coinciso con un po' più di risorse per una parte del Mondo che era destinata alla povertà estrema. Questo non ci deve consolare, ma è un segnale che nel Mondo, nel vostro Mondo, deve esserci spazio anche per gli altri e che insieme agli altri potete curare, nel rispetto reciproco, le vostre giuste ambizioni. Quello che un mercato degenerato, tipico del nostro vecchio Mondo, non è stato possibile, nel vostro, forse lo è. Coraggio!





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