Le tre di Detroit verso il 2010
Modelli più piccoli per le Big Three di Detroit contro lâ??assalto delle 14 cinesi
di Mario Paciolla
All’interno d’un paese, la presenza anche d’una sola casa automobilistica è indice di prosperità secondo gli addetti ai lavori. La presenza della modesta Proton malesiana tra i primi 35 costruttori del pianeta è un indice rilevante e di buon auspicio per il paese. Togliendo i costruttori di fama mondiale, tra i 34 posti rimasti, ben 14 sono occupati da case di produzione cinese che messe insieme hanno conquistato il primato di vendite, riuscendo a conquistare la vetta del mercato automobilistico mondiale, scavalcando il trio statunitense del Michigan.
Le Big Three di Detroit a partire dagli anni ’90 hanno cominciato ad accusare i colpi della mondializzazione del mercato. La crescita a dismisura che ha permesso alle tre aziende automobilistiche di detenere il primato per più di cinquant’anni è stata favorita dalla “Sindrome delle isole Galapagos”. Tradotto: forte isolazionismo caratterizzato dalla posizione geografica, l’abbondanza d’un carburante a buon mercato e mancanza d’una forte tassazione statale. Con l’apertura dei mercati statunitensi a partire dalla fine degli anni ’50, si è abbassata progressivamente l’egemonia di Ford, General Motors e Chrysler. Nel 2009 in effetti l’automobile americana ha conosciuto il peggior anno della sua storia, con una vendita tra le più basse negli ultimi trent’anni e l’iniezione di decine di miliardi di dollari pubblici. La quota che spetta oggi ai tre costruttori americani nell’economia interna è del 44,6%, contro il 69,7% nel 1999.
Dal 2010 la Ford comincerà a vendere per la prima volta negli Stati Uniti le sue Fiesta e Focus, mentre la GM commercializzerà a partire dal terzo semestre dell’anno la Chevrolet Cruse, ispirata ai modelli europei. Per quanto riguarda la Chrysler dovrà ridimensionare la sua aggressività ed assumere un atteggiamento più italiano targato FIAT.
Nelle ultime due stagioni degli anni ’80, i parquet dell’ NBA videro il dominio incontrastato dei pistoni di Detroit. I Bad Boys Isiah Thomas, Joe Dumars e Dennis Rodman investirono gli avversari per due anni consecutivi, riuscendo a portare per la prima volta il titolo nella città americana dell’automobile. La velocità della Ford Thomas, l’imponenza della GM Big Joe e lo stile della Chrysler Rodman insieme erano una formula che garantì lo splendore in quegli anni all’apice del campionato NBA. Con l’avvento della Guerra del Golfo, il carburante per i pistoni di Detroit è cominciato a mancare.
Con i suoi 229 centimentri Yao Ming non è ancora riuscito a vincere nessun campionato NBA, ma di sicuro in Cina continuano tutti a tifare Houston Rockets.