Tueff, rapper dall'animo brigante

Il successo, l'amore viscerale per il Sud, i nuovi dischi

    di Vanna Morra

Cuore di brigante, umile come pochi e un legame con la propria terra che rare volte ho riscontrato, lui è Federico Flugi in arte Tueff. Il successo live del rapper napoletano non cenna ad arrestarsi e la sua “Brigante pe’ ammore” è diventata un inno per chi come lui rifiuta i luoghi comuni e le discriminazioni riguardo al sud. L’amore per la sua terra l’ha portato anche ad essere tra i volontari che, nel 2017, sono intervenuti per spegnere gli incendi sul Vesuvio. Ad un anno di distanza Terzigno non ha dimenticato il suo contributo riconoscendogli la cittadinanza onoraria.

Lo seguo sui social, il suo senso di appartenenza al meridione si percepisce in tutto quello che fa e questa cosa mi affascina non poco visto che io non sono particolarmente legata alle mie origini. Lo contatto, voglio che mi racconti, voglio capire e se possibile anche ricredermi.

Federico, raccontami di “Brigante Pe’ ammore”. Quando e come nasce?

Sono un animo brigante e nasce innanzitutto da questo. Nei miei testi ho sempre raccontato della questione meridionale, della vera unità d’Italia e di chi fossero realmente i briganti. Non l’ho mai fatto con spirito nostalgico, anche se ai Borbone va dato atto dei loro primati storici e della forza che allora rappresentava il Regno delle due Sicilie. Questi sono argomenti che, in musica, sono stati ben raccontati da Mimmo Cavallo ed Eugenio Bennato che per me sono i massimi riferimenti impegnati nella questione meridionale. Tra gli scrittori, invece, un apporto importante l’hanno dato Antonio Ciano, che è stato tra i primi a raccontarla, prendendosi anche i rischi di chi l’ha fatto dopo di lui. Poi Pino Aprile, che ha dato la spallata più forte per arrivare a sensibilizzare tutti con il suo best seller “Terroni”. “Brigante Pe’ ammore” nasce dal fatto che penso che l’Italia andava unita, sì, non in quel modo però.

Sei stato in tour tutta l’estate, qual è stato il riscontro che hai avuto dal pubblico?

Molto positivo, la gente mi ama ed io cerco di ricambiarla nel miglior modo possibile. Mi cercano molto, soprattutto al sud per i live ma anche sui social semplicemente per un confronto sulla questione meridionale. Anche se per me non esiste una guerra tra nord e sud, piuttosto la differenza sta tra i buoni e cattivi e tra falsità e verità. Ci sono tante persone del nord che sanno bene come sono andate realmente le cose. Faccio l’esempio della mia “Fratelli d’itaglia”, la musica è di Dj Jad, che ha origini meridionali ma comunque è un milanese, una grande persona, ottimo artista e professionista come tanti altri al nord.

“Brigante Pe’ ammore” è il singolo che fa da apripista al tuo nuovo progetto…

Sì, esatto. Dà il titolo a un progetto di cui le musiche saranno curate interamente da Gianni Mantice che, come ama definirsi, è “un artigiano della musica”.  Chi lo conosce sa bene chi sia e cosa abbia fatto. Per me è una persona vera e profonda come pochi. 

C’è stato qualcosa in particolare che ha scatenato questo senso di appartenenza viscerale per la tua terra? Cosa significa per te essere del sud?

Per mantenere toni leggeri ti dico che io non tifo Italia nemmeno quando gioca la nazionale di calcio ai mondiali. Mi ricordo che da ragazzino restai schifato quando negli stadi veniva fischiato l’inno argentino e non perché tra i calciatori ci fosse un certo Maradona ma perché non mi sentivo di appartenere a persone che offendevano un’altra popolazione in quel modo. Da quei fischi in poi mi sono informato, ho studiato e ho capito che non avrei voluto essere mai come loro. Oggi sono un uomo del sud che ama la sua terra e le sue origini e mi rifiuto di avere “fratelli” che vogliono farci passare per quelli brutti e cattivi. Non ci rendiamo conto dove siamo arrivati con questo razzismo, con questa intolleranza verso le diversità che possano essere legate alla razza, al sesso o a un problema fisico. In un paese civile, per esempio, un museo come quello di Lombroso andrebbe chiuso subito o non andava proprio istituito.

Proprio questo amore ti ha portato ad essere parte attiva nello spegnimento degli incendi sul Vesuvio. Terzigno, ad un anno di distanza, ti ha ringraziato dandoti la cittadinanza onoraria. Che ricordi hai di quei momenti?

Fiamme alte e fumo dappertutto. Non vorrei, però, passare per il “Superman” della situazione, come me c’erano altri volontari, in prima linea Francesco Ranieri, il sindaco di Terzigno. L’ho conosciuto lì sul campo e insieme, spalla a spalla, ci siamo muniti di maschere, pale e di tutto quello che fosse necessario per domare gli incendi. Incendi che, comunque, non sarebbero mai stati domati senza l’intervento dei vigili del fuoco per i quali ho una grande ammirazione.

Cosa significa Tueff?

Semplice sta per due “effe”, le iniziali del mio nome e cognome Federico Flugi.

Stai lavorando ad altri progetti, quali?

Dopo “Brigante Pe’ Ammore”, a breve, uscirà un secondo singolo che si chiama “Autonomia”. Inoltre sto lavorando ad altri due dischi, uno tutto mio, nell’altra mia lingua che è l’italiano, in cui le musiche sono di Dj UMA, noto dj napoletano e l’altro è un progetto di Millelire, un bravo rapper nolano, di cui io sto producendo le parti strumentali.

Ci dai qualche data per vederti live?

I live sono tanti ma, in particolare, Brigante pe’ ammore è stata scelta per le finali del Festival di Napoli, con la direzione artistica di Massimo Abbate. Si terrà al teatro Politeama di Napoli e in quell’occasione la presenterò in una versione inedita insieme ai Farasona, un gruppo di Marcianise, una “paranza” che utilizza strumenti tradizionali che trasformano in musica quello che la terra ci ha donato. Non potevo trovare terreno più fertile.





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