Corro da te, la forza della disabilita'

Emozioni e risate nel film di Riccardo Milani con Pierfrancesco Favino e Miriam Leone

    di Eugenia De Luca

È di recente uscita nelle sale cinematografiche  “Corro da te”, film con la regia di Riccardo Milani, che vede come protagonisti Pierfrancesco Favino e Miriam Leone, prodotto da Vision Distribution in collaborazione con Wildside. Chiara (Miriam Leone) dolce violinista romantica è rimasta disabile a seguito di un incidente; Gianni, (Pierfrancesco Favino) scapestrato quarantanovenne, come lui stesso ama definirsi, manager aziendale e con una scarsa propensione ai rapporti umani.

Un giorno, la madre di quest’ultimo viene a mancare; questo avvenimento costringe Gianni a ritornare in quella che fu la sua casa d’infanzia; in quell’occasione conoscerà Alessia (Pilar Fogliati), avvenente e giovanissima vicina di casa.
Per una serie di coincidenze Alessia condurrà Gianni presso la sua abitazione di famiglia. Gianni, qui, si scontrerà con un piano studiato, proprio da Alessia, che lo porterà a conoscere Chiara (Miriam Leone) sorella di quest’ultima, tutto sotto il controllo di una nonna speciale, Piera degli Esposti, scomparsa pochi mesi dopo la realizzazione della pellicola.

Inizierà per Gianni un periodo composto di singolari avvenimenti; un mix di fandonie e sfide che lo condurranno però su un cammino nuovo e mai provato: quello dell’amore. Sono novanta minuti di risate, leggerezza e riflessione.

Il tema della disabilità viene affrontato in una chiave del tutto nuova, con non pochi momenti ironici e comici; l’accento è posto sul come una persona apparentemente disabile conduca a tutti gli effetti una vita del tutto regolare. Nel film, Milani ha voluto coinvolgere persone affette realmente da deficit fisico e tutti questi dotati di un’intelligenza sottile ed accompagnati da una sceneggiatura ottimale, hanno messo in risalto la visione che spesso viene fatta da persone normodotate che vedono in questi primi degli alieni e non più semplicemente esseri umani. A partire dallo sport, per passare al lavoro e arrivando alla sfera più intima non c’è disuguaglianza che tenga: siamo tutti uguali.





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