Si chiamava Palazzo Zevallos

L'edificio seicentesco che si affaccia su via Toledo, oggi Palazzo Colonna di Stigliano

    di Liberato Russo

Per volontà del ricco mercante spagnolo Giovanni Zevallos, tra il 1637 e il 1639 su quella via Toledo che Stendhal definì “la strada più popolosa e allegra del mondo”, fu eretto da Cosimo Fanzago il monumentale Palazzo Zevallos, oggi conosciuto come Palazzo Colonna di Stigliano.

Il sontuoso edificio, ubicato tra via della Concezione e via Santa Brigida, fu saccheggiato durante i moti rivoluzionari nel 1647, durante i quali il Zevallos si ritirò ad Ostuni, città che “acquistò” insieme al titolo di duca. Ceduto in eredità al figlio Francesco, questi non seppe amministrare il patrimonio di famiglia e si ritrovò costretto a vendere quindi il palazzo al fiammingo Jan Vandeneynden, ricco mercante di grano divenuto banchiere. La proprietà passò dunque al figlio Ferdinando, marchese di Castelnuovo, uomo colto e raffinato, e da lui alla figlia Giovanna, che divenuta sposa di Giuliano Colonna principe di Sonnino, la assegnò nel 1688 ai Colonna di Stigliano, famiglia di origini romane che vantava tra i suoi avi ben cinque pontefici.

Tra il 1650 e il 1665, il Fanzago riparò ai danni subiti durante le sommosse preservando il cortile interno col porticato in pilastri di piperno e ridefinendo la facciata con il fastoso portale sul quale spicca lo stemma nobiliare dei proprietari, ripetuto tra l’altro appena all’interno del portone con un’incisione in marmo. Allo stesso periodo risale il ciclo di affreschi con cui il pittore Luca Giordano abbellì gli interni, e classificò tutte quelle opere che, grazie anche alla consulenza del Roemer, mercante e collezionista d’arte d’Anversa, contribuirono a rendere il palazzo una vera e propria pinacoteca.

Unico elemento della facciata oggi rimasto inalterato è il portale bugnato risalente al 1663, con pilastri in marmo e piperno a sorreggere, con un arcata a tutto sesto, l’architrave con lo stemma rappresentativo della famiglia Colonna, successivamente aggiunto.

Nel 1716 Giuliano Colonna divenne inoltre principe di Stigliano. Nel periodo in cui i Colonna ne furono proprietari, il palazzo fu molto frequentato dall’aristocrazia cittadina, in particolare per feste e celebrazioni, accogliendo perfino la famiglia vicereale.

Verso la metà del Settecento gli interventi di Fedele Fischetti e Francesco Diana ammodernarono l’impianto decorativo dell’edificio, che, nuovamente saccheggiato e dato alle fiamme dalle truppe sanfediste nel 1799, subì nel XIX secolo un graduale smembramento e perdita di prestigio.

Nel 1831 la principessa di Stigliano Cecilia Ruffo, per ripicca ai figli, cedette l’edificio frazionandolo per più acquirenti e tenendo per propria residenza il secondo piano nobile.

I nuovi proprietari, tra cui il banchiere Carlo Forquet che acquistò il primo piano nobile, s’impegnarono nel restaurare a fondo il palazzo, affidando i lavori all’architetto napoletano Guglielmo Turi, il quale s’impegnò a cancellare ogni ornamento barocco fanzaghiano dalla facciata, tenendo inalterato il solo portale. Gli interni vennero decorati con affreschi e bassorilievi di stimati artisti del tempo quali i pittori Giuseppe Cammarano e Gennaro Maldarelli e lo stuccatore Gennaro Aveta. anche se a danno delle opere di Giordano, che andarono perdute.

A fine Novecento la proprietà venne acquistata dalla Banca Commerciale Italiana e tornò ad essere un unico edificio: un’ennesima ristrutturazione per mutate esigenze, incaricata all’architetto Luigi Platania, le dà un tocco misto tra il neoclassico e il liberty, vedi il monumentale scalone, le vetrate policrome e i lucernari, o il cortile fanzaghiano adibito a salotto per il pubblico.

Palazzo Colonna di Stigliano è oggi visitabile come appartamento nobiliare ma soprattutto come galleria d’arte, disponendo nelle sue sale di circa 120 opere tra pitture e sculture, in particolare del Seicento napoletano, tra cui spicca il Martirio di SantOrsola (1610), capolavoro dell’ultimo Caravaggio.





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