Revival della cucchiarella

Per i giudici anche il mestolo può essere un'arma

    di Adelaide Caravaglios

È finito il tempo nel quale i genitori erano soliti brandire un qualsiasi attrezzo da cucina, sia esso pesante, leggero, usato o meno ed utilizzarlo a fini...“educativi”, rincorrendo i pargoli indisciplinati per tutta la casa: si può dire che questo particolare tipo di imprinting, se così lo vogliamo chiamare, è ormai caduto in desuetudine.

Non deve averla pensata allo stesso modo, però, quell’uomo che, nel rapinare una donna del portafoglio e del cellulare, aveva utilizzato come “arma” un mestolo di legno e che, per questo motivo, era stato condannato per rapina oltre all’aggravante dell’impiego del mestolo come “arma impropria”: in sede di merito, infatti, veniva rilevato che lo strumento adoperato per commettere il reato andava qualificato come tale in quanto, benché “non da punta e taglio”, era stato “efficacemente usato contro la donna in quel peculiare contesto aggressivo …”.

A nulla sono valse le censure mosse dal ricorrente in sede di legittimità: anche per la Cassazione (sentenza n. 21316/2018), l’oggetto andava qualificato come mezzo idoneo a provocare danni ad un’altra persona, dal momento che “si devono considerare armi improprie tutti gli strumenti che, nelle particolari circostanze di tempo e di luogo, possono essere utilizzati per l’offesa alla persona”, né – precisano gli ermellini – “agli stessi fini rileva che si tratti di un uso momentaneo ed occasionale dello strumento atto ad offendere”.

Insomma, niente da fare: i giudici non hanno “gradito”.





Back to Top