Il segno del Toro
Il racconto di uno dei miti più celebri del panteon greco
di Rosamaria Lentini
Nel Segno del Toro troviamo uno dei miti più celebri del panteon greco, se non il più celebre. Questo è il suo racconto.
Zeus vide Europa mentre giocava con le sue amiche sulla spiaggia di Tiro e, colpito dalla sua bellezza, se ne innamorò all’istante. Si trasformò allora in un toro bianco e dalle corna simili ad un quarto di Luna e si accucciò ai piedi della fanciulla. Lei dapprima si spaventò, ma poi attratta dallo splendore dell’animale, iniziò ad accarezzarlo e infine vi montò in groppa. Immediatamente il toro si diresse verso il mare e, nonostante le urla della fanciulla, si buttò nei flutti. Giunto a Creta il toro depose Europa sotto un platano e si unì a lei. Da questa unione nacquero tre figli: Minosse, Sarpedone e Radamanto, che furono allevati da Asterione, re di Creta.
Il mito continua e racconta che alla morte di Asterione, Minosse prese il suo posto e, per esautorare i fratelli, affermò che il regno spettava a lui per volontà divina. A dimostrazione della benevolenza che godeva fra gli dei chiese a Poseidone un toro. Il dio glielo accordò, ma a patto che gli fosse sacrificato. Minosse contravvenne alla promessa e conservò l’animale bianco e di bellissimo aspetto fra le sue mandrie. Poseidone allora rese furioso il toro che successivamente fu catturato e domato da Ercole e che dell’eroe rappresenta la seconda fatica.
Di questo toro, continua il mito, si invaghì Pasifae, moglie di Minosse, e con lui concepì il Minotauro.
Questo mostro dalla testa taurina e dal corpo d’uomo fu rinchiuso nel labirinto e a lui, ogni nove anni, venivano dati per nutrimento sette giovani e sette fanciulle.
Teseo, eroe ateniese, pose fine alla sequenza di morti: rinchiuso nel labirinto, riuscì prima ad uccidere il mostro e poi ad uscire dal labirinto stesso grazie all’aiuto di Arianna.
Questa è la versione ufficiale del mito, così come è arrivata dal mondo ellenico, e dalla quale discende la sua interpretazione. Dopo gli scavi che Evans ha effettuato a Creta, però, si sono trovate testimonianze molto interessanti secondo le quali al mito si affiancano particolari dai quali si evince che la sua origine ha radici lontanissime nel tempo e ben diverse dal significato del mito stesso. Una più attenta analisi degli elementi del racconto ne farà fede.
Pasifae, come Medea, era una figlia di Eete, nella cui reggia riparavano i raggi del sole durante la notte, ma il sole che non risplende è Plutone e, di conseguenza, Pasifae appartiene al mondo del sottoterra e all’aspetto ctonio del femminile. Ma anche Minosse appartiene a questo mondo e certamente fu per questo motivo che, dopo la morte, Zeus lo designò giudice delle anime.
Ma il personaggio che senza equivoco assegna al matriarcato il nucleo originario del futuro mito è Arianna. Innanzi tutto non è figlia di Minosse, secondo il racconto della versione ufficiale, perché, come testimonia una tavoletta di argilla ritrovata a Cnosso, era la alla quale fare offerte di miele[e, come racconta anche Omero, il termine Signora, si dava solamente alle Dee. Partendo da questo ritrovamento e con una serie di raffronti anche letterari, è diventata molto attendibile l’ipotesi che Arianna sia stata originariamente una Dea Madre appartenente all’oltretomba, come Persefone e quindi collegata a Dioniso, del quale infatti divenne la sposa, dopo essere stata abbandonata da Teseo Il labirinto, inoltre, era certamente un luogo di culto, dove, oltre le offerte, veniva effettuata una danza nella quale i ballerini si tenevano uniti con un filo < il filo di Arianna che serviva a ritornare indietro, ossia ad uscire dal labirinto. Queste nuove documentazioni fanno pensare al labirinto che, come rappresentazione materiale della zoè, aveva il doppio significato di mostrare l’infinita esistenza della zoè e contemporaneamente costituire . Nel labirinto, dunque, e con Arianna si può leggere un parallelo, se non addirittura la prima forma dei successivi Misteri Eleusini, di cui ci occuperemo a proposito del Segno dello Scorpione.
Ma in tutto ciò cosa c’entra il Minotauro e la storia della sua nascita?
Per unisi al toro sacro, Pasifae chiese a Dedalo di fabbricarle una vacca, avutala vi entrò e con questo espediente ebbe la possibilità di effettuare l’accoppiamento, dal quale nacque il Minotauro.
L’unione sessuale donna- toro va intesa come una metafora, nella quale la donna rappresenta la terra–madre e il toro come colui che l’ingravida. E’ per questo motivo che nell’isola di Creta, come in tanti altri posti, il culto del toro aveva un’importanza rilevante e noti erano i giochi rituali nei quali uomini e donne danzavano in mezzo a questi animali.
La sacralità del toro era data anche dalla maschera che veniva indossata durante queste cerimonie e il Minotauro, il futuro mostro con il corpo umano e la testa di toro, in origine altri non era che colui che, mascherato, danzava negli spettacoli di tauromachia.
In effetti il nucleo di questo mito è rintracciabile nella sola sacralità del toro e delle feste rituali che si compivano in suo onore, tutto il resto, iniziando dal rapimento di Europa da parte di Giove-toro, appartiene alla seconda fase della nostra storia e l’uccisione del Minotauro da parte di Teseo, l’Eroe ateniese, segna il passaggio dalla fase lunare-femminile a quella solare-maschile.
Con Teseo, con Giasone, con Ercole che uccide il Toro Sacro, siamo al cospetto della figura dell’Eroe,simbolo dell’individuo che, nel suo processo evolutivo, deve conoscere la sua componente più istintuale, più “animalesca”, più fusionale, più asservita agli aspetti grezzi della sua personalità, per differenziare se stesso da tutto ciò che lo contorna,. E’ un dover morire e rinascere, come unica possibilità per affinare sia l’anima, sia lo spirito, come si è già detto a proposito di Mitra.