Incontri ravvicinati Terra-Luna

Considerazioni sul satellite ispiratore di versi e d'amore

    di Maria Regina De Luca

Non è sempre necessario abitare sui tetti bigi di Parigi per avere vicina la Luna. Capita ogni tanto che essa, nel suo gironzolare intorno alla Terra, le consenta un contatto più intimo e confidenziale. In questo scampolo dell’anno 2016 la Luna l’abbiamo vicina, con tutti gli effetti che ne conseguono sulla nostra fantasia, sui nostri estri poetici come sulle nostre defaillance, sulla salute e sulla malattia, sull’odio e sull’amore.

La sua passeggiata ellittica le impone accorte strategie di contatti con gli altri mondi ma l’uomo, che da millenni la corteggia, è riuscito a innestarvi la sua bandiera di conquistatore ammarando nel suo mare pallido e quieto. L’ha anche collegata a una stazione di posta per il cambio non dei cavalli, ma degli studiosi e dei ricercatori che dedicano tutto il loro impegno a scoprirne, con mezzi sempre più sofisticati, la composizione chimica, fisica, vegetale e minerale e molte altre cose.

L’attenta cura e il costante impegno degli scienziati dovrebbe esser prova di gratuita e sconfinata dedizione verso l’astro d’argento, ma non è così. Le indagini scientifiche hanno come scopo precipuo quello di scoprire se l’uomo potrà mai fissarvi dimora quando la Terra si sarà stancata di sopportarlo e di subirne le violenze alle quali viene sottoposta da quelli che dovrebbero avere più a cuore la sua integrità e la sua durata. Per ora, accontentiamoci del ruolo di complice e ispiratrice d’amore e di poesia nel quale si è specializzata fin dall’inizio dei tempi e ai suoi piccoli e grandi segreti.

Ci incuriosirebbe sapere se è stata visitata da Astolfo alla ricerca del senno di Orlando, che cosa pensa dell’abuso che se ne fa da noi usandone il logo senza diritti d’autore e appiccicandolo su libri, giornali, profumi, musiche, locandine di film, di spettacoli teatrali e di canzoni. Vorremmo sapere se si sente più marinara o più montanara, più rossa o più verde, più piena o più nuova e quindi nera, più a quarti o a sottili e arcate sezioni del suo volto lunare e candido, e che cosa le da più fastidio o più soddisfazione tra le romanze, le liriche, le canzoni e le poesie a lei dedicate. Potremmo anche chiederle se ha mai ricambiato l’amore di Leopardi, se ne accetta le critiche, in quali considerazioni ha Marinetti che odiava (o almeno così diceva) il suo chiarore tanto da imporre ai suoi seguaci di ucciderlo.

Va detto che questo non è un chiarore da niente. È il Chiaro di Luna, quello che ha ispirato Di Giacomo e  Beethoven e altre centinaia di artisti, quello che viene usato a piene mani dai registi per immergervi volti di donna e paesaggi. È il chiarore diffuso sui passi di un pastore errante per l’Asia che la subissa di domande senza aspettare le risposte, perché se le da sé. Se preferisce essere marinara, facendo da guida ai viandanti per i mari o montanara, per dare alle rocce toni di perla facendo di un paesaggio disordinatamente scosceso una magica apparizione.

Intanto, da noi del Sud non s’è fatta vedere. I notiziari si sono affrettati a dire che il prossimo avvicinamento ci sarà nel 2034. Basta aver pazienza, aspettare e sperare che, diversamente da oggi, il prossimo approccio della Luna alla Terra non verrà reso invisibile dalla pioggia che, da stamane, s’è messa d’impegno a celare l’evento, a noi del Sud, mentre il Nord è stato un tantino più fortunato.

Se è un dispetto degli astri, dei venti e delle nuvole dense d’acqua che si sono accordati a scaricarsi tutti da queste parti, come dar loro torto?

Sono millenni che noi del Sud invochiamo il Sole, ce ne attribuiamo il diritto di proprietà,  spingiamo viaggiatori e scrittori alla ricerca di questo sole cantato da tutti i musicisti del mondo e dal nostro genio senza confini che l’ha dichiarato, senza mezzi termini, Suo, ossia Mio, di ognuno di noi: il sole che riscalda le case e matura ciliegie e rose. E allora, concediamo pure la Luna ai paesi del Nord. Noi aspetteremo il suo prossimo approdo con fiducia e perseveranza, fino al prossimo o lontano, dipende dall’età e dai punti di vista, 2034.





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