LIBRI Tutto sommato qualcosa mi ricordo

La scoppiettante autobiografia di Gigi Proietti edita da Rizzoli

    di Armando De Sio

Ci sono delle autobiografie avvincenti come romanzi e divertenti come grandi commedie. Questo è il pregio di “Tutto sommato qualcosa mi ricordo” di Gigi Proietti, edito da Rizzoli nel novembre del 2013.  “Un’autobiografia? Io? Tutt’al più quattro chiacchiere sul passato, sperando che a qualcuno interessi. Riordinare l’album dei ricordi è un lavoraccio infame. […] Raccontarsi […] è difficilissimo. Richiede una buona dose di onestà e un grande sforzo di memoria”; ed anche se “so già che trascurerò molti dettagli, alcuni per riserbo, altri perché li ho persi per strada”, “[…] le cose davvero importanti non le ho mai dimenticate. Tutto sommato, qualcosa mi ricordo.” Già dal prologo si percepisce subito che la classe non è acqua e che l’ironia, il garbo, la simpatia che erano universalmente riconosciute al personaggio pubblico si respirano per tutto il testo. Papà Romano cameriere-portinaio-tuttofare, mamma Giovanna casalinga, la sorella maggiore Annamaria e il nonno materno Antonio, pastore e poeta, aprono la descrizione dell’universo familiare dove Gigi Proietti viene alla luce il 2 novembre (“ahimè”, dice lui) del 1940.

Da qui in poi c’è tutto un susseguirsi di ricordi che legano la sua figura a quella del palcoscenico: a due anni recita in pubblico nella chiesetta del paese “una poesiola sul bambinello”; a sei anni nell’immediato dopoguerra, sgomberati da una casa pericolante con tutti i mobili ed i vestiti per strada, ha per la prima volta l’impressione di cosa possa essere una scenografia teatrale; pochi anni più tardi, da chierichetto come tanti altri figli della sinistra, nel maldestro tentativo di spegnere un inizio di incendio provocato da un candelabro sull’altare, rimediò il suo primo grande successo comico tentando di soffiare e sparando invece una specie di pernacchia in direzione del Tabernacolo. Al Liceo Augusto di Roma arriva la fondazione del primo complesso musicale i “Viscounts” ed il successivo debutto con ingaggio al Gran Caffè Professionisti per un Veglione di Capodanno, che Luigi Proietti, iniziò ad esibirsi in tutti i night di Roma. Il giovane Proietti si iscrive poi a Giurisprudenza, ma sarà l’adesione al Centro Universitario Teatrale, fatta per curiosità più che per un vero e proprio interesse, a rappresentare una vera e propria svolta. Tre i passaggi fondamentali della carriera artistica di Gigi: la sostituzione di Domenico Modugno nello spettacolo “Allelhuja, brava gente”; la produzione ed il continuo perfezionamento dello spettacolo “A me gli occhi, please” ed infine le cinque stagioni della serie “Il maresciallo Rocca”. In mezzo tanti incontri e tanti progetti, tra tutti spiccano Eduardo e Vittorio Gassman. Ma cosa ha rappresentato il Teatro per Gigi Proietti? “C'è chi mi dice che basterebbe stare sul palco un'ora e mezzo, ma io mi intigno e ogni volta finisco per sudare anche per tre ore di fila. Perché il palcoscenico, sotto certi aspetti, è terapeutico. Entri in scena con la febbre e la febbre ti passa, di colpo hai la forza di un leone. Poi esci e hai di nuovo trentotto."





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