'Un mestiere meraviglioso e precario'

Intervista all'attrice Pilar Fogliati, la 'Delia' della fiction di successo 'Cuori'

    di Daniele Vargiu

Per Iuppiternews abbiamo intervistato l’attrice Pilar Fogliati. Nasce il 28 dicembre sotto il segno zodiacale del capricorno e sin da piccola si appassiona al magico mondo della recitazione. Difatti, grazie ai suoi genitori alla sola età di 16 anni si iscrive ad un corso di teatro amatoriale. Successivamente si diploma presso “l’Accademia Nazionale d’ Arte Drammatica Silvio d’Amico”. Nello stesso anno, il 2014 esordisce in televisione in “Che Dio ci aiuti” e al cinema nel film “Forever Young”. Più avanti ha modo di partecipare in altre serie tv di successo quali: “Il bosco”, “Fuoco amico TF45”, “Un passo dal cielo”, “Extravergine” e “Mai scherzare con le stelle”. Nel 2019, con “Extra X Factor”, conduce per la prima volta un programma televisivo affiancando il cantante e performer Achille Lauro. Nel 2021 è protagonista della fiction “Cuori” a fianco di Daniele Pecci e di Matteo Martari. Si tratta di una serie tv andata in onda su Rai Uno e disponibile su Rai Play in cui interpreta il personaggio di Delia Brunella, la prima cardiologa in Italia. L’attrice, come sappiamo ha un certo fascino. Ha gli occhi scuri e i capelli mori e ha i tratti del viso marcati.  È molto seguita sui social con circa 115 mila follower. Pilar con i suoi seguaci su Instagram condivide foto tratte prevalentemente da shooting fotografici, oppure si riprende in momenti di normalità, assieme al suo cane e alle sue amiche.

Come stai?

“Molto bene".

Come procede questo 2022?

“Sono diventata poco fan dei buoni propositi. Ecco, secondo me c’è qualcosa di malsano nel farsi la lista dei buoni e dei cattivi propositi. Mi ritengo fortunata per il 2021 perché è stato un anno lavorativamente parlando molto intenso e in realtà vorrei riabituarmi alla lentezza e non darmi troppe aspettative. Quindi, è cominciato bene”.

Il lavoro dell’attore richiede molta pazienza. Hai mai pensato inizialmente di mollare tutto?

“Grazie per aver fatto questa domanda. Ci sono tanti falsi miti su questo mestiere. È un mestiere meraviglioso e come tutte le cose meravigliose nasconde la parte tosta. La parte tosta è che non ti permette di avere una sorta di progettualità, è un lavoro precario per eccellenza perché tu lo cerchi ogni volta, e io sì, ho fatto il provino per la Silvio d’Amico all’età di 18 anni e mi sono detta: se non entro alla Silvio d’Amico, non riproverò il prossimo anno. Quando sono uscita dall’Accademia mi sono detta: devo lavorare entro i 25 anni, altrimenti mollo. Per fortuna ce l'ho fatta. È un privilegio come lavoro, ma è tosto”.

Come ti sei avvicinata a questo mondo?

“Mi piaceva da ragazzina. Era un sogno che tenevo abbastanza nascosto, poi, da adolescente io andavo abbastanza male a scuola e mia madre ebbe la brillante idea di non mettermi in punizione e mi iscrisse ad un corso di teatro il sabato e il venerdì sera. Quindi, di conseguenza era una punizione e anche una sorta di regalo”.

Da poco è uscito il documentario Vitti d’arte, Vitti d’Amore.  Quanto è stato emozionante dar voce a questo progetto?

“È stato un onore perché è assurdo che non esistesse un documentario su Monica Vitti. Lei, come attrice è un patrimonio artistico dell’Italia, è come un monumento. È andata cosi: mi ha chiamato il regista Fabrizio Corallo e mi ha fatto leggere i ricordi dei suoi provini, dell’Accademia. Mi ha emozionato molto. Io amo Monica Vitti, è una grande”.

Volevo parlare della fiction “Cuori”. Tu hai avuto modo di interpretare il personaggio di Delia. Si tratta di una fiction nella quale si parla di sogni, ambizioni ed è ambientata nell’Ospedale Molinette di Torino. Cosa ti porti dietro da questa esperienza nella quale la figura della donna non era vista allo stesso livello dell’uomo.

“Quello che mi fa riflettere è come possa esistere un luogo in cui si annulla la differenza tra uomo e donna, che è il mondo della professionalità e della competenza. Se tu sei compente, non importa che tu sia uomo o donna e in merito a questo abbiamo ancora dei passi da fare, però è migliorato. Quello che mi ha stupito è che negli anni 60 c’era un fermento molto più forte di quello che c’è oggi. C’era una rabbia enorme di conquistarsi questi diritti e quindi per me è stato bello anche fare questi ruoli perché ti dà la possibilità di informarti su delle epoche che non conosci, quindi mi sono studiata gli anni 60 e quello che mi andavo a vedere non era roba legata all’equipe medica, ma come erano le donne in quell’epoca, cioè quelle che avevano il coraggio di parlare di gridare, perché lo facevano e con quale tipo di rabbia lo facevano”.

In che modo il tuo mestiere ha un impatto sulla tua vita privata?

“Eh, purtroppo lo ha. Dico così, perché la cosa difficile da gestire è la difficoltà nel programmare le cose. Io sono fidanzata, ho un ragazzo romano che non fa il mio mestiere e quindi banalmente… prenotiamo la prossima settimana e andiamo a farci un weekend? E gli dico… eh non lo so, forse ho un provino, e quando te lo dicono? Eh un giorno prima… e quindi sotto questo punto di vista è complicato, per tutto il resto, no. Io di carattere sono sedentaria, sono un capricorno, sono di terra e quindi l’idea di non programmare mi mette un po' in difficoltà”.

Un tuo pregio e un tuo difetto? Però, un tuo difetto che ami…

“Un mio difetto che amo è che sono ossessionata dalla puntualità, i ritardi mi fanno diventare matta. Anche ad un appuntamento con un ragazzo io mi faccio trovare 20 minuti prima dell’appuntamento, sicuro. Un mio pregio… mmh beh sono una persona che si dedica molto all’amicizia. Ho le mie migliori amiche e le curo molto, ci sto attenta e mi piace ascoltarle, proprio come quando ad un fiorellino dai l’acqua. Insomma non bisogna mai dare per scontato che ci siano”.





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