Antonio e Cleopatra al Mercadante

Lo spettacolo di Luca de Fusco riapproda a casa

    di Teresa Mori

Dopo una gloriosa tournèe in lungo e in largo per lo stivale, l’Antonio e Cleopatra di Luca de Fusco, riapproda a casa. Prodotto infatti, dal Teatro Stabile di Napoli, Fondazione Campania dei Festival- Napoli Teatro Festival Italia e Arena del Sole - Nuova Scena - Teatro Stabile di Bologna, Antonio e Cleopatra (qui nella traduzione di Gianni Garrera) interpretato nei ruoli principali da Gaia Aprea e Luca Lazzareschi, viene diretto da Luca De Fusco direttore dello Stabile partenopeo e direttore artistico del grande Festival napoletano.

Dopo tante pièce disadorne ed estremamente spoglie, ritorna l’opera formosa, quasi un’Aida della prosa. Una mise en scene ricca, seppur moderna e asciutta, coraggiosa e, forse visto i tempi è il caso di sottolinearlo, costosa. Hanno curato giustappunto l’allestimento grandi professionisti del panorama artistico contemporaneo: Ran Bagno, compositore medio orientale, lo scenografo Maurizio Balò, la costumista Zaira De Vincentiis, la coreografa Alessandra Panzavolta e Gigi Saccomandi che ha curato il disegno luci. Doveroso è nominare tutti perché insieme hanno dato vita ad un grande spettacolo, unico nel suo genere.

Una grande macchina, composta da tante sfaccettature dell’arte scenica, sotto il comando del visionario direttore De Fusco, che ha fatto in modo di ridare splendore a uno dei testi più brillanti ma meno rappresentati di Shakespeare.

Dopo l’Antigone, quindi, il direttore dello Stabile di Napoli rilegge un altro classico. La storia d’amore fra il triumviro romano e la regina d’Egitto diventa teatro sperimentale. Proseguendo nella ricerca estetica avviata lo scorso anno sul testo di Valeria Parrella, il regista De Fusco mescola linguaggi e tipologie audiovisive anche in questa sua personale lettura di Antonio e Cleopatra, sottraendo alla tragedia la tipica forma da colossal hollywoodiano: non appaiono sulla scena, infatti, piramidi, barche maestose o lo scorrere del Nilo.

In questa versione si restituisce, grazie ad un gioco di simboli, la dimensione più intima e iperbolica del testo di Shakespeare. I personaggi divengono statue che raccontano, rivivendola, la loro storia d’amore e l’incapacità di sottrarsi ad una fine tragica. Tutto è perfetto in questa nuova forma data alla tragedia, la commistione di reale e virtuale rende tutto estremamente emozionante, suggestivo, delirante.

Ma non è solo il medium a rendere lo spettacolo travolgente. E’ doveroso in fine sottolineare la rara bravura di tutti gli attori coinvolti, in special modo i protagonisti. Cleopatra, melodrammatica e capricciosa regina, di una moderna isteria ma piena d’amore copre il piglio di un Antonio che ha perduto, amando, la voglia di combattere. Gaia Aprea è una padrona sensuale, stretta in una garza semitrasparente usa il suo corpo come un’eroina d’altri tempi, Luca Lazzareschi, giustamente chiamato il Vittorio Gassman shakespeariano (in alcuni punti la somiglianza è formidabile) meglio di tutti tiene il piglio attoriale in una pièce che necessita di attori valorosi.        





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