Cinquecento anni dopo Leonardo
Italia e Francia celebrano il genio Da Vinci
di Aurora Cacopardo
Nel quinto centenario della morte (1519-2019), opere e vita dell’ingegnere rinascimentale verranno analizzate a fondo e in Italia e in Francia. Venerdì 2 maggio 1519, a 67 anni, moriva nel castello di Cloux presso Amboise sulla riva sinistra della Loira, nella Francia centrale, Leonardo da Vinci.
Imponenti saranno le celebrazioni di questo genio che ha lasciato all’umanità un’eredità di arte, scienza, filosofia, letteratura, tecnica, umanesimo in un intreccio unico. Certamente noi lo possiamo considerare come colui che ha risolto in anticipo di secoli il dibattito sulle due culture. La vita e le opere di Leonardo saranno analizzate a fondo da teologi, letterati, filosofi, scrittori. Resta in ombra il rapporto con la religione. Ipotesi è presente a tutt’oggi la convinzione di una visione teologica di stampo panteistico naturalistico. Sulla rivista “Vita e pensiero” dell’Università Cattolica è apparso il saggio di Gianfranco Ravasi e sarà nelle librerie dal 12 gennaio.
Leonardo come uomo di scienza studia le leggi che regolano la materia ma egli è anche un artista e quindi cerca di cogliere l’intimo vibrare dell’anima che in un certo senso dà vita alla materia. Forse Dio non è solo il Primo Motore che muove il mondo ma può essere considerato sommo maestro ed in un certo senso “altore”.
Forse Leonardo intendeva l’artista che ha ideato la forma del cosmo, ciò che noi possiamo ritenere il suo capolavoro. È forse in questa luce che, ritiene sempre Leonardo, la luce ad esempio del pittore che si trasmuta in una similitudine di mente divina. Allora potremmo in un certo senso dire che la grande mente di Leonardo ha ritenuto che amore e timore talvolta possano intrecciarsi in forma lapidaria.
Il Vasari che ha studiato a lungo questo grande scienziato ci che Leonardo amava talvolta ripetere: “Tu, oh Dio, ci vendi tutti li beni per prezzo di fatica… Io t’ubbidisco, oh Signore, prima per l’amore che ragionevolmente ti debbo, secondariamente perché penso che tu sai abbreviare le vite a li omini”.
Particolare attenzione merita Leonardo, genio universale, nella ricchezza delle idee correnti che costituisce il complesso pensiero del Rinascimento, per il formarsi della nuova scienza che rivendica, dunque, la sua autonomia rispetto alle tradizioni letterarie, filosofiche e religiose. Non senza rude fierezza, nel contemporaneo fanatismo umanistico, che nelle lettere vedeva la quintessenza di ogni cultura, Leonardo si proclamava “Omo sanza lettere”. Il suo genio dominava gli orizzonti della scienza, dalla meccanica alla geologia, dall’ingegneria civile e militare e ne anticipava gli sviluppi più lontani e più audaci.
Come egli stesso si descrive in una pagina famosa, proteso verso l’ingresso di una misteriosa caverna, combattuto tra il timore e il desiderio di inoltrarsi, è quasi il simbolo della curiosità scientifica dello spirito moderno, il poeta della natura e della scienza. Leonardo vede nel faticoso svolgersi della storia il lento affiorare della verità, “figliuola del tempo” e nell’esperienza, la madre della scienza.
Leonardo era solito dire: “Se intendi la ragione non ti serve l’esperienza.” Nella natura opera un’immanente razionalità che l’uomo viene scoprendo mediante i suoi effetti, l’esperimento è la via per scoprire le ragioni necessarie del fenomeno. Il mio professore di filosofia, Nicola Petruzzellis, filosofo dei valori, vede nel pensiero di Leonardo il primo tentativo di comporre in un’armonica sintesi l’a priori e l’a posteriori nella scienza e nella conoscenza umana.
La personalità di Leonardo fonde in una sola armonia la scienza che indaga i rapporti quantitativi e le costanti matematiche nel reale con l’arte, che coglie, attraverso la suggestione degli aspetti qualitativi (colori, suoni, ecc.) lo stesso profondo mistero dell’universo. Credo che Italia e Francia dovrebbero celebrare molto bene Leonardo non abbandonandosi alle ridicole controversie che oppongono l’Italia e la Francia sul genio di Vinci che invece era al di sopra di ogni frontiera. Meno che mai il genio deve essere lasciato in santa pace lontano dal ridicolo sovranismo, i due paesi europei dovrebbero celebrarlo senza slittare nel nazional-populismo che quando non provoca danni, finisce nel ridicolo.