Donne scrittrici, la formula Wolf

Perché leggere il saggio «Una stanza tutta per sé» dell'autrice inglese

    di Roberta Errico

Una stanza tutta per sé, rappresenta uno dei saggi più importanti dell'opera della scrittrice inglese Virginia Woolf. Il libro nacque a seguito di due interventi che la scrittrice fu invitata a tenere presso l'Università di Cambridge nel 1928 e il cui tema era "Le donne e la letteratura". Il saggio è una riflessione sul ruolo delle donne nella letteratura, sugli ostacoli che hanno incontrato sul loro cammino per potersi esprimere liberamente, sulle costruzioni sociali che le hanno limitate e su come sarebbe cambiata la storia della cultura mondiale se le donne avessero avuto le stesse possibilità degli uomini di poter studiare e, di conseguenza, anche di creare arte.

La scrittrice in un primo momento parte dalla disamina delle Università, luoghi di cultura in cui le donne sono state escluse per troppo tempo e in cui, all'epoca in cui Woolf parlava, era ancora diffuso uno spiacevole pregiudizio sulle minori capacità di apprendimento delle donne rispetto agli uomini. Le Università erano luoghi in cui vigeva una visione patriarcale della cultura che, di conseguenza, sottostimava l'intelletto delle donne e che valutava il loro desiderio di studio più come un hobby che una reale necessità. Il corpo centrale del saggio è costituito dal racconto della storia di un personaggio fittizio, la sorella di William Shakespeare. Con questo espediente letterario, Virginia Woolf parla della vita di una ragazza dotata di intelletto e creatività esattamente come il noto scrittore, ma alla quale viene impedito di potersi esprimere solo perché donna. La società le riconosce un ruolo solo in quanto moglie e madre, privandola della possibilità di creare e di farsi conoscere al mondo. La terza parte del libro si conclude con un'analisi delle opere e delle vite delle scrittrici più rivoluzionarie vissute prima di Virginia Woolf, tra cui Aphra Behn, le sorelle Brontë e George Eliot.

La conclusione di Virginia Woolf è duplice: da un lato afferma che l'unico modo per creare una forma d'arte scevra di preconcetti e quindi realmente libera sia quello di pensare tramite "una mente androgina", ossia una mente libera dai condizionamenti psicologici maschili e femminili. Dall'altro, e in questo modo la scrittrice si ricollega al titolo, Woolf ritiene che una donna per poter scrivere abbia bisogno di due cose: l'autonomia economica, per poter essere libera di prendere decisioni in maniera indipendente e di una stanza tutta per sé, in cui non essere disturbata dalle incombenze della famiglia.





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