Delitto e bellezza nelle stanze dei Girolamini

Il 24 settembre, apertura straordinaria della Biblioteca

    di Maria Neve Iervolino

Da piazza San Domenico Maggiore, sotto lo sguardo obliquo del santo, si srotola il tappeto del decumano: un sentiero di greca suggestione nella selva di casupole diroccate del centro storico napoletano. Nel buio della strada che conduce al cuore del corpo di Napoli, d’improvviso, macchie di colori saturi: rossi cornicelli appesi ai bastoni di minuscoli santi e pastori. Come uscendo da un tunnel si giunge nella luminosità della piazza che accoglie il tempio del culto vichiano, presso cui filosofi in incognito non mancano di fare un cenno, segue una chiesa che un tempo doveva essere stata bianchissima e che ancora a mezzogiorno irradia nonostante la polvere grigia, il bagliore riflesso dai suoi marmi. Non c’è più buio una volta usciti da Spaccanapoli, ma la soffocante immensità della cattedrale di Napoli, e proprio qui davanti, in un portone facile da mimetizzarsi vi è un luogo di immensa bellezza e torbido delitto: la Biblioteca dei Girolamini. Il giorno 24 settembre 2016 si è tenuta l’apertura straordinaria della Biblioteca che è ancora sotto sequestro dopo il furto nel 2012 di centinaia dei suoi volumi, molti sono ancora dispesi nonostante l’impegno del Comando Tutela del Patrimonio Culturale dei carabinieri.

La fila per entrare è lunghissima, composta di studenti delle discipline umanistiche, appassionati di cultura, turisti, semplici curiosi e famiglie. I volontari del FAI, giovani e provati all’ora di pranzo da tutte le visite iniziate alle nove del mattino accolgono gruppi di cinquanta persone per volta. L’ingresso può deludere con i suoi archivi in ferro chiusi da catene in un modo che ricorda una prigione. Prima di entrare la guida ricorda che la struttura è stata dissequestrata per concedere la visita dalle nove alle quattro, e che i vuoti che vedremo rimarranno a memoria storica della struttura.

Salita la scala ci si ritrova per i corridoi che hanno visto le notti insonni del poeta Salvatore Di Giacomo, che in una sola notte ha ordinato in un catalogo tuttora utilizzato dai bibliotecari, tutti i manoscritti musicali. La ricchezza della biblioteca nel suo originario splendore è dovuta ai padri Girolamini che non avendo mai fatto voto di povertà utilizzarono grandi risorse e donazioni per arricchire la struttura e il loro patrimonio librario. Questa bellezza è evidente nella sala più imponente, intitolata a Giambattista Vico. Ma insieme alla bellezza dei legni e alla straordinaria tela del soffitto, colpisce e lascia sconcertati il nero vuoto tra un libro e l’altro sugli scaffali intarsiati. Il turista è così riportato al presente della struttura: la visita finisce alle 16 e alle 16:01 la Biblioteca sarà nuovamente sotto sequestro.





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