Sergio Rubino, una Capri di ceramica

La Bottega dell’Arte chiude i battenti, ma le sue creazioni sono perle dell'isola

    di Maria Regina De Luca

L’isola che con la sua slanciata silhouette chiude a Sud il golfo di Napoli ha diverse caratteristiche che potrebbero considerarsi "primati". Ha sicuramente il primato nell’abusivismo edilizio, perché i suoi primi costruttori abusivi sono stati Augusto e Tiberio; un certo primato l’ha anche come materia di letteratura, di musica e di poesia, perché hanno scritto di lei quanti ci sono passati e quanti l’hanno amata da lontano, da Tacito e Svetonio a Gregoriovus a Douglas a Mackenzie al tenero Augusto Cesario; ha avuto ospiti eccellenti, dal (quasi ospite) dio Mitra al più charmant e sfortunato dandy d’inizio secolo, il barone Jacques Fersen, corrispondente per segnali luminosi con le raffinate signorine Walcott-Perry di villa Torricella. Le sue viuzze sono state percorse a piedi nudi dall’incantevole Brigitte Bardot, dalla coppia greca Maria - Aristotele e da quella americana John Fitzgerald - Jacqueline, con successivo sparigliamento delle carte, ma passiamo a un altro primato, quello della ceramica che ha avuto qui un artefice d’eccezione, Sergio Rubino.

L’immediato successo, fin da giovanissimo, non gli ha impedito di gestire in autonomia il perfezionamento dell’arte che gli era nata tra le mani. Dalla sua officina alle Boffe, nel cuore di Anacapri, dal suo Studio alla Catena e poi dai suoi laboratori negli Stati Uniti, da New York a Jeffersonville, dove organizzò un Villaggio dell’arte con l’approvazione delle autorità locali, la sua innata capacità inventiva, coltivata con impegno instancabile, lascia testimonianze irripetibili.

Citiamo a caso, nell’infinita varietà e molteplicità delle sue creazioni, il rifacimento del ristorante Il Faro di Herrliberg, gli arredamenti in ceramica di negozi come La Chartusia di Capri e le floreali Fontane a muro delle ville dell’isola, ma non dimentichiamo la fontana quattrocentesca del Metropolitan Museum di New York "ammodernata" da Sergio con vasi di cotto, mentre gli orologi policromi vengono dall’artista "arcadizzati" con capre e pastori, In un affresco trompe l’oeil, Rubino trasferisce in un ristorante di Monaco di Baviera, che ne prenderà il nome, la Piazzetta di Capri e i personaggi in terracotta dei presepi sono gi antesignani dei teneri angioletti benaugurali donati da Sergio in un Galà a Broodway per i bambini ricoverati in ospedale. Rubino è citato nel Catalogo dei Maestri del Secolo XX (1985), le sue opere sono donate al Papa (G. Paolo II) e al Presidente della Repubblica, (G. Leone); frequenta gli artisti del tempo, tra i quali A. Pomodoro e Gillo Dorfles e crea una teiera per l’anacaprese ad honorem Graham Greene. In una delle Settembrate dei primi anni Novanta, Sergio non si accontenta di ornare il paese con fiori e festoni com’è d’uso.

Con estro sagace che non perde di vista la tradizione, fa tornare in vita l’Anacapri ottocentesca con i suoi archi di foglie e le sue stradine dalle soglie d’erba, ma l’isola è sempre determinante della sua ispirazione. I bei piatti ornamentali portano dipinti la Anacapri di allora, i vestiti popolari, gli scorci di case e viuzze e le bouganville straripanti dai giardini. Gli oggetti che gli escono dalle mani sono ornati di paesaggio, dai pergolati fioriti alle limonaie e a tutto quanto rientra nella letteratura dell’isola: intorno, il mare in ogni sfumatura del suo celeste e del suo oro. Nelle zuppiere dipinte da Sergio in forti colori i pesci sembrano ancora guizzare, vivida simbologia di prosperità e salute. Non si possono catalogare le sue opere, sparse un po’ ovunque nel mondo.

Che l’incantevole "Capri in miniatura", nata in un momento di grazia dalle decisioni dei committenti e dall’opera di Rubino e dei figli Michelangelo e Raffaello sia un inimitabile capolavoro non c’è dubbio. Ancora in attesa di una collocazione paesaggistica o museale, l’opera aspetta anche un ipotetico pubblico di visitatori che potrebbe arricchire qualunque bilancio comunale. Sono invece aperte al pubblico le panchine create da Sergio che adornano la piazza recentemente dedicata a Edwin Cerio, che, con sagacia civile e culturale, il sindaco ha voluto aprire dinanzi all’Eden Paradiso, l’incantevole Albergo Liberty la cui storia è incisa nella grande storia del secolo scorso. In sintonia coi tempi, l’attività artistica di Sergio cambia negli anni ma non ritorna su se stessa, perché l’aspirazione al nuovo è in un artista la costante pulsione che lo rende insonne, ma poi, appena appagata, lo consola. Nella sua Bottega dell’Arte di via Catena ad Anacapri, Sergio e Silke hanno un ospite, un Pulcinella accanto a una fontana, entrambi  inquadrati coi loro smaglianti colori nel verde dalle mille nuance che solo un giardino anacaprese sa inventare. Nello studio, accanto alle ceramiche a tema paesaggistico e storico-mitologico, va crescendo la pila di cartoline disegnate e colorate da Sergio. Se qualcuno crede ancora che la cartolina sia più abile di una mail a portare saluti o baci sul tappeto volante di una Capri autentica, la stessa che ha ispirato libri, poesie, canzoni e infiniti amori, ha una sola scelta: la cartolina di Sergio Rubino, nata dalla fantasia dell’artista come ulteriore sperimentazione della sua esigente creatività.

La Bottega dell’Arte chiuderà tra poco i suoi battenti per i noti motivi in voga nei nostri tempi che aggrediscono l’Arte e le rendono impossibile far ascoltare la sua voce, ma Sergio ne aprirà un’altra nella sua inesausta fantasia, e quella nessuno gliela potrà far chiudere: sarà la Bottega della Bellezza, parte di quel bello, di quel buono e di quel vero che consente al mondo di continuare a girare. A presto, Sergio, con un’altra delle tue invenzioni. E che l’Arte viva!





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