Il Matto

La carta senza numero

    di Maurizio Pacelli

Per iniziare una succinta esposizione dei significati delle 22 lame degli Arcani Maggiori, con riferimento ai Tarocchi di Marsiglia**, si comincerà da una delle maggiori irregolarità del mazzo, ovvero la carta senza numero chiamata Le Mat. Ci si soffermerà su due particolarità: il fatto evidente che, in un insieme di carte numerate, questa sembra non rientrare in alcun ordine; il nome, che a prima vista potrebbe far pensare, per assonanza, al nome Matto o alla matta delle carte da gioco ma che, invece, ci riporta ad un origine ignota dell’intero strumento di conoscenza di cui si va discutendo.

Si è fatto cenno, in un precedente articolo, alla struttura numerologia dei Tarocchi, sottolineando come il dualismo potesse rappresentare una delle leggi che permeano l’intera impalcatura mantica. In effetti, le ventuno carte numerali e l’Arcano senza numero possono sottolineare un’apparente scissione simbolica tra due corpi antitetici, con lo scopo di enfatizzare il concetto del viaggiatore - Le Mat - e del viaggio - gli altri ventuno Arcani - così che il primo rappresenterebbe l’uomo che rinuncia a tutto, presumibilmente in seguito a una crisi, per intraprendere un viaggio interiore composto da ventuno stazioni, ventuno modi di essere, ventuno qualità necessarie a riconquistare l’essenza propria di ognuno di noi.

Da questa prospettiva Le Mat, che non è matto, diventa la carta che incontra, assorbendo l’energia necessaria - in un certo spazio, in uno specifico tempo - alla propria evoluzione. Anzi, Le Mat definisce proprio il concetto di spazio e tempo tra gli Arcani: egli viaggia verso Le Monde, l’Arcano XXI, con il suo sguardo rivolto in alto e quindi procede dal basso verso l’alto; egli si muove da sinistra a destra, dal passato al futuro, ma è sempre qui ed ora, ricco dell’esperienza del momento attuale. Il segreto di questo viaggio è nel suo nome che potrebbe derivare dall’espressione dell’antico persiano Shah Mat, che significa: il Re (Shah) è morto (Mat). Ma chi è il morto? E’ colui che, morto alla vita materiale, ricerca la propria anima. Deve, dunque, rinascere, come Cristo. E’ il viandante, il pellegrino che su un sentiero azzurro, così da richiamare simbolicamente il cielo, avanza lungo il percorso che lo porterà ad incontrare una nuova vita ne Il Giudizio e la propria anima ne Il Mondo. Quindi, Le Mat racchiude in sè tutto il Tarot, ovvero racconta in un solo archetipo il processo interiore che può assumere le ventuno forme conseguenti, in ordine sparso secondo il bisogno di ognuno di noi. La comparsa di questa carta indica sempre una necessità di riconsiderare profondamente e da una diversa prospettiva l’intera esistenza. è un suggerimento potente che spinge a mettersi in cammino per scoprire il nostro compito segreto, dunque è una carta di crisi che può, però, trasformarsi in una stupenda opportunità di conoscenza interiore.

 

** In particolare si seguirà la struttura proposta da Carlo Bozzoli. Utili riferimenti sono: a) il suo libro “Il codice dei Tarocchi. Rivelazione di un’Intelligenza millenaria”, Anima Edizioni; b) i suoi corsi sull’argomento





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