L'evoluzione della grande bellezza

Il Napoli viaggia verso il terzo scudetto. Le intuizioni di De Laurentiis

    di Davide Martino

Questi 18 anni di gestione di Aurelio De Laurentiis sono stati contraddistinti da una indubbia crescita del progetto Napoli che dal celeberrimo "non abbiamo neanche i palloni" ha trascinato la società azzurra ai vertici del massimo campionato nazionale con una continuità di risultati insperata. Il vero leitmotiv che ha contraddistinto la gestione del produttore romano è stata la ricerca e l'esaltazione dello spettacolo, figlia della cultura cinematografica del Presidente, ma anche unico mezzo capace di ingolosire un pubblico, quello partenopeo, che a dispetto dei pochi successi raggiunti nella propria storia calcistica, resta ancorato al concetto della massima sublimazione del gioco 

Le basi furono poste parecchi anni addietro da Walter Mazzarri che grazie ai tre tenori riuscì a raggiungere risultati insperati sfiorando anche il traguardo più ambito. Da queste basi nacque la breve, ma fondamentalmente ascesa in termini di mentalità e parco giocatori, raggiunta con Rafa Benitez, il cui metodo non ha mai generato picchi di godimento assoluto, ma certamente ha saldato quelle basi inizialmente poste dal suo predecessore livornese. L'intuizione più grande, come spesse volte è capitato, il Presidente azzurro la ebbe con il successivo ingaggio di Maurizio Sarri. Il Napoli ha sempre dimostrato di saper rivoluzionare in meglio il proprio parco squadra dopo dolorose partenze e la grande bellezza raggiunta dal tecnico di Figline sembrava potesse rappresentare il picco massimo della gestione di De Laurentis.

La conquista del bello calcistico, al tempo stesso rivoluzionario nei modi e negli atteggiamenti, rappresentò il vero colpo cinematografico della società azzurra. Il triennio sarrista, ancorché privo di successi, riusci' a entusiasmare l'Italia calciofila con una linearità di gioco e un dominio dell'avversario, mai riscontrato nel nostro campionato, abituato alle logiche del più forte, ma non del più dominante. Il calcio di Sarri evocava quello di Sacchi e dava gioia ogni domenica con una coralità di manovra e un automatismo proprio del miglior meccanismo svizzero. Non è un caso che il tifo azzurro, nonostante sia stato tradito dal tecnico di Figline, ne custodisca ancora il ricordo con un velo di nostalgia ed emozione.

Mai si pensava che la grande bellezza potesse avere una evoluzione ancora più goduriosa nel volgere di così pochi anni. La moltitudine dei sostenitori partenopei con poca gratitudine e soprattutto con scarsa conoscenza contestava al Presidente di aver raggiunto il massimo augurandosi una immediata cessione a fondi o proprietà straniere di dubbia provenienza. Nessuno osava immaginare che un altro toscano in così poco tempo riuscisse a fare comprendere al popolo di fede azzurra, come la stessa grande bellezza potesse avere una ulteriore e definitiva evoluzione scalfendo la linearità della trama sarrista, per coniugare la tecnica alla potenza. La grande bellezza al quadrato.

Eppure il Napoli attuale ci racconta proprio l'evoluzione del meraviglioso triennio attraverso una pietanza analoga, ma insaporita da ulteriori ingredienti che rendono il piatto unico e forse irripetibile. Spalletti dallo scorso campionato aveva una idea ben impressa nella sua mente che solo la maestria del fidato Giuntoli ha potuto realizzare. La base è la medesima e il possesso palla nella metà campo offensiva resta il mezzo principale per raggiungere l'obiettivo che questo Napoli, a differenza del recente passato, può ottenere nei modi più svariati.

La ricerca di coniugare la tecnica allo strapotere fisico era il cruccio del tecnico di Certaldo che ha lavorato in maniera sublime sulla testa di questi ragazzi, ancora disposti al sacrificio. Il Napoli è dominante dal primo all'ultimo minuto in tutti i fondamentali del gioco e coniuga alla robustezza del reparto difensivo, la geometria e la tecnica del centrocampo, l'imprevedibilità degli esterni e la finalizzazione dell'onda anomala giunta dall'Africa subsahariana.

Il Napoli di Spalletti rappresenta ciò che era impensabile, rappresenta il dominio della grande bellezza finalizzata alla vittoria finale. Gli azzurri sono imprevedibili nelle molteplici soluzioni finali, tutte svolte in maniera impeccabile. Il Napoli gioca di corto, gioca nel lungo, gioca con l'inserimento dei terzini, ma anche con l'isolamento delle ali. Quando la partita diventa sporca si affida alla debordante potenza del suo centravanti che attualmente è secondo solo al colosso norvegese del Manchester city. Il Napoli di Spalletti rappresenta la capolista che a fine febbraio vanta più 18 punti sulle seconde e un cammino immacolato in Champions.

Il Napoli attuale è impegnato contro il proprio recente passato, con la consapevolezza di aver maturato uno step ulteriore rispetto a quello del triennio. Il Napoli di Spalletti è la grande bellezza al quadrato.





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