Una prof troppo severa

La Cassazione sull'abuso dei mezzi di correzione

    di Adelaide Caravaglios

Chissà cosa direbbero gli insegnanti “vecchio stile” – quelli, per intenderci, severi, rigorosissimi, che non esitavano ad usare metodi correttivi energici – di fronte a questa recente pronuncia della Suprema Corte di Cassazione (la n.ro 47543/2015), nella quale i giudici della V sezione penale hanno confermato la condanna di un’insegnante di inglese per abuso di mezzi di correzione e violenza privata aggravata. Invero la donna, sotto minaccia di bocciatura e voti bassi, sembra umiliasse ripetutamente i propri alunni: li aveva addirittura costretti a scrivere una lettera al dirigente scolastico per ritrattare tutte le precedenti accuse che le erano state rivolte.

A nulla è valso il tentativo della difesa di dimostrare che la docente si fosse limitata a richiamare con veemenza ed in maniera piuttosto decisa alcune allieve “ribelli”: per il collegio giudicante questo tipo di comportamento, aggiunto alle ripetute minacce di bocciatura e voti bassi, erano indice non solo di violenza privata, ma anche di abuso di mezzi di correzione, sostanziandosi, quest’ultimo, nel “comportamento dell’insegnante che umili, svaluti, denigri o violenti psicologicamente un alunno causandogli pericoli per la salute, atteso che in ambito scolastico, il potere educativo o disciplinare deve essere sempre esercitato con mezzi consentiti e proporzionati alla gravità del comportamento deviante del minore, senza superare i limiti previsti dall’ordinamento o consistere in trattamenti afflittivi dell’altrui personalità”.

Insomma, all’insegnante troppo severa…una pena esemplare!





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