L'orrore di Igor Vaclavic, un nuovo Rambo

Un ricercato senza scrupoli, ma soprattutto ben addestrato. Come il personaggio di Stallone

    di Amedeo Forastiere

Era 1982 quando il regista canadese William Theodore Kotcheff (Ted Kotcheff) realizzò il film Rambo, con Sylvester Stallone, tratto dal romanzo First Blood (primo sangue) di David Morrell. La sceneggiatura, scritta da Michael Kozoll, William Sackheim e Sylvester Stallone, racconta la storia di un reduce americano del Vietnam, John Rambo. La guerra della vergogna, così fu chiamata, durò quindici anni, dal 1960 al 1975, al termine della quale gli americani furono sconfitti dai nord vietnamita. Aver perso la guerra, dichiarata del presidente una passeggiata, per gli americani non fu facile da digerire. Dal punto di vista politico fu la sconfitta da dimenticare in fretta, con cinismo, come se non ci fosse mai stata. Tutti i reduci del Vietnam, al rientro in patria, furono trattati come delinquenti, assassini di bambini. Effettivamente il conflitto fu molto violento, le cronache dei giornali raccontavano una preoccupante perdita di valori (ammesso che in guerra ci possano essere dei valori). Naturalmente John Rambo nella realtà non è mai esistito, fu inventato dallo scrittore David Morrell, che appunto realizzò una serie di romanzi incentrata su come furono accolti al rientro in patria i reduci di quel conflitto.

Dalle cronache televisive di questi giorni sento parlare molto di un certo - perché non si sa nemmeno se è il suo vero nome - Igor Vaclavic. Una storia che ha dell'inverosimile. Igor non è reduce da una guerra sconfitta, ma uno dei tanti soggetti pericolosi che non dovrebbe proprio essere nel nostro Paese. Un delinquente, rapinatore, assassino, uomo senza scrupoli, che conosce un solo “Dio”: quello della violenza. Diverse volte condannato, arrestato, scarcerato, espulso dal nostro Paese, ma mai andato via. Cambia continuamente look, non si ha una precisa immagine di come possa essere realmente. Unica cosa certa: è armato di pistola e fucile, poiché non ha più nulla da perdere. Uccidere ancora non gli cambia niente.

Del film Rambo, tutti eravamo convinti che le acrobatiche disavventure dell’ex marine fossero solo fantasia cinematografica, anche quando John si suturò da solo la ferita al braccio, conseguenza della caduta dall’albero, con il kit d’emergenza in dotazione. Per stanare il reduce rifugiatosi nella fitta boscaglia, furono impegnati prima la guardia della contea poi anche l’esercito. Per stanare Jgor, anch’egli rifugiatosi nella fitta boscaglia, probabilmente ferito e come Rambo nel film si sarà curato da solo, tra carabinieri e poliziotti impegnati, come racconta la televisione, ci sono migliaia di agenti. Igor Vaclavic non è un eroe che cerca un po’ di pace, ma sicuramente uno ben addestrato. Sempre come dice la tv, ha fatto addestramento in Russia, avrà avuto anche lui un colonnello “Samuel Trautman” come quello che "creò" Rambo. Parliamo di uomini che riescono a superare freddo, intemperie, a vivere nascosti, a mangiare quello che trovano, a combattere con qualsiasi arma, non li crea Dio ma l’uomo, esattamente come il colonnello nel film Rambo.

Ma finché siamo in un film, sappiamo che si tratta di personaggi di fantasia, usciti dalla penna di un bravo sceneggiatore o dalle pagine di un romanzo. Quando parliamo di cronaca, come nel caso di Jgor Vaclavic, cambia tutto, è realtà e quella che facciamo fatica ad accettare, per quanto possa essere incredibile, è vera. Di fronte  a questa cose io stesso resto a corto di parole. Posso solo sperare che non ci siano altri morti, vittime di quest’assurda, spietata violenza. Come diceva il colonnello Samuel Trautman nel film di Stallone: il soldato John Rambo non lo aveva creato Dio, ma lui. Noi invochiamo lo stesso essere superiore, e come recita il titolo di una fiction televisiva: «Che Dio ci aiuti!»

Alla prossima ragazzi.





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