Fabrizio Moro, un pugno alla depressione

Il cantautore romano racconta 'Ghiaccio', il suo primo film come regista e sceneggiatore

    di Daniele Vargiu

L’ultima volta che Fabrizio Moro si è presentato al Festival di Sanremo era il 2018 e vinse il Festival.  Era in coppia con Ermal Meta con la canzone “Non mi avete fatto niente”. Quest’anno al teatro Ariston si è presentato da solo con il singolo “Sei tu”, brano significativo e portante della colonna sonora del film “Ghiaccio”, che ha scritto e diretto assieme ad Alessio de Leonardis, nelle sale cinematografiche dal 7 febbraio. Andiamo ad approfondire meglio la sua biografia. Fabrizio Moro è nato a Roma nella periferia di San Basilio. Si avvicina sin da bambino al mondo della musica, e inizia a imparare a suonare da autodidatta la chitarra ed il pianoforte. Tante sono le esperienze che lo accompagnano nel suo percorso musicale. Inizia a scrivere e a interpretare i suoi brani nel 2000 e sempre nello stesso anno partecipa al Festival di Sanremo nella sezione giovani. Cosi, esce il suo album d’esordio intitolato semplicemente “Fabrizio Moro”. Tra il primo e il secondo album passano diversi anni, ma lui nonostante ciò continua a scrivere, a produrre e a fare concerti.  Nel 2007 inizia a collaborare con Giancarlo Bigazzi e inizia a realizzare l’album “PENSA” che gli darà un notevole successo. Con il brano dal titolo omonimo partecipa alla 57 edizione del Festival di Sanremo e vince sia il premio alla critica che la sezione giovani. Il brano diventa un vero e proprio inno contro la mafia e vince innumerevoli premi andando a conquistare il disco d’oro. Nel 2008, torna al Festival, nella sezione big, con “Eppure mi hai cambiato la vita” e si classifica terzo. Successivamente pubblica l’album “DOMANI”, con il quale conquista il disco d’oro. Nel 2011 esce “Atlantico live”, il primo album live del cantautore, che contiene un cd e un dvd registrati in occasione del concerto Atlantico di Roma il 3 dicembre del 2010 e due brani inediti: “Respiro” e “Fermi con le mani” Tantoché, “Respiro” diventa la sigla di apertura del programma “Sbarre” che vede come narratore televisivo lo stesso cantante, mentre “Fermi con le mani” è il brano scritto per la vicenda di Stefano Cucchi.

Nel 2015 inizia a scrivere anche per diversi suoi colleghi (Fiorella Mannoia, Emma Marrone, ecc) e alcuni brani diventano dei grandissimi successi come: “Sono solo parole” scritta per Noemi. E come detto in apertura, nel 2018, il cantautore assieme ad Ermal Meta vince il Festival di Sanremo con il brano “Non mi avete fatto niente”. Il duo partecipa all’Eurovision Song Contest a Lisbona 2018 e si classifica al quinto posto. Avvicinandosi ad oggi, nel 2021, precisamente ad ottobre del 2021 dirige, insieme ad Alessio de Leonardis, il videoclip di “Sogni di rock’n’roll, uno dei grandi successi di Luciano Ligabue, e il videoclip con la partecipazione dello stesso Ligabue, viene presentato da Luciano e da Fabrizio Moro al Festival del Cinema di Roma. Da sempre l’artista è molto attento a tematiche fortemente sociali, e sempre nel 2021 ha scritto e diretto, insieme a De Leonardis, il film “Ghiaccio” la cui trama è incentrata sulla vita di un pugile che vive a Roma in un quartiere immaginario. Nel cast del film “Ghiaccio” ci sono gli attori Giacomo Ferrara e Vinicio Marchioni. L’Ep “La mia voce” Moro l’ha scritta in una delle parentesi storiche più complicate della nostra esistenza. Racconta: “A marzo del 2020 la nostra libertà, il nostro lavoro, i nostri affetti e tutte le nostre abitudini e l’intera nostra vita venivano, e vengono ancora oggi, messi a rischio da una pandemia mondiale che, ha stravolto completamente l’equilibrio tra noi, le nostre speranze e il nostro futuro. Tutto è diventato incerto: i nostri sogni, le aspettative e i progetti. Da sempre ho scritto le mie canzoni - continua il cantante - immaginandomele su un palco già dalla composizione dei primi versi, andavo avanti nella fase di scrittura pensando a cosa sarebbe successo con davanti una platea, nel momento in cui avrei gridato quell’inciso o suonato quel determinato ritornello con la chitarra… il palco è sempre stato per me, la più grande fonte d’ispirazione. Addirittura a volte mi venivano in mente strofe, parole e titoli proprio mentre ero in concerto e, quando accadeva, uscivo per fare una breve pausa di circa un minuto per appuntarle sul telefono. Ormai sono due lunghi anni che non facciamo un vero e proprio tour, che non proviamo l’adrenalina pre-concerto che sale quando le luci si spengono e il boato del pubblico che ti raggiunge fin dietro al backstage. In quel determinato momento senti di essere nel posto giusto e in cui hai sempre desiderato di essere e senti che le tue intenzioni erano giuste e che la tua vita non sta andando sprecata. Tutte queste sensazioni erano il carburante principale per muovere il motore dello stomaco e del cuore e degli organi principali per generare l’ispirazione. Ecco, l’ispirazione in questi ultimi due anni lontani dal palco ho dovuto trovarla in altre sedi. Ho lavorato su me stesso perché lontano dal palco, il mio cuore e il mio stomaco non producevano più carburante a sufficienza per poter scrivere.  Da diversi anni avevo in testa l’idea di scrivere un film.  La storia di Ghiaccio il mio primo film da sceneggiatore e regista, insieme ad Alessio De Leonardis, l’ho raccontata ormai diverse volte e non è questo il punto fermo in cui gradirei aggiungere nuovi particolari ma, è stata proprio la storia raccontata da me e Alessio in “Ghiaccio” che è riuscita sbloccarmi, mi ha dato quel carburante necessario per smuovere stomaco e cuore e andare a scrivere nuove canzoni. Spesso durante la notte, mentre ero ricurvo sulla sceneggiatura del film a scrivere i dialoghi dei personaggi, in quelle parole trovavo dentro una canzone, la mia vita e il coraggio di andare avanti. Tutto sembrava difficile e lontano ma dentro vedevo la speranza di tornare a vivere. Pazienza… mi è servita tanta per non annegare dentro le pareti di casa, una bella casa, per carità e ringrazio Dio per questo ma, anche se queste giornate venivano vissute all’interno di un salone pieno di comfort, io mi sentivo lo stesso prigioniero. Tutti ci siamo sentiti prigionieri attaccati ad un guinzaglio d’acciaio indistruttibile! Privati, da un giorno all’altro del bene più grande che ci è stato concesso in vita: la libertà. C’è voluta pazienza e c’è voluto un motivo. Serve sempre un motivo per uscire da una situazione di merda e il mio motivo, come è al solito, è stato un nuovo sogno da realizzare: l’aver scritto un film”.

L’artista si definisce una persona anti social, una persona molto chiusa e si chiudeva spesso in sé stesso durante l’adolescenza. Ma, si è sentito fortunato perché l’arte è stato un ottimo condotto per uscire dalla depressione. Anche l’amore è stato ed è un’ancora di salvezza, soprattutto in questi ultimi due anni. “L’amore è l’unica cosa che può salvarci quando l’angoscia viene a bussarci alle cinque del mattino. È molto importante avere un sogno e sapere cosa fare e non è detto che devi avere successo nella vita. L’importante è avere una gratificazione personale”.





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