La signorina Giulia, dramma e follia

Al Mercadante, fino al 31 gennaio, la pièce di Strindberg. Regia di Plana

    di Teresa Mori

Dal 13 al 31 gennaio in scena al Mercadante le tristi vicende de “La signorina Giulia” di August Strindberg, la regia è del giovane cileno Cristian Plana ed in scena nelle veste dei protagonisti Giovanna Di Rauso (Giulia), Massimiliano Gallo (Jean), ed Autilia Ranieri (Cristina). La vicenda si svolge durante la Notte di San Giovanni in cui le gerarchie si assottigliano per far emergere le pulsioni che normalmente non si sussurrerebbero nemmeno. In questo clima di delirante follia avviene l’incontro tra Giulia e Jean, il suo servo.

Il pretesto è di matrice sessuale, una attrazione quasi animale della giovane nobile per il servo che però, dettaglio del tutto ininfluente, è fidanzato con la cuoca Cristina. Ma quello che potrebbe sembrare il più classico dei triangoli amorosi si trasforma in un excursus nei meandri più vergognosi e perigliosi dell’animo umano. Un dramma a tinte fosche che si chiude lasciando in sospeso la reazione dei comprimari; un’opera che sottolinea la maestria di Strindberg nel mettere a nudo i meccanismi più nascosti e violenti dei rapporti umani e le reazioni più agghiaccianti della mente. Al Mercadante l’opera è messa in scena grazie alla visione registica del giovane Plana, che cala la sua Giulia in bunker quasi una cantina o un sottoscala senza via d’uscita.

L’atto unico che August Strindeberg scrisse nel 1888, si trasferisce in uno spazio senza luogo né tempo, dove non ci sono elementi che riconducono ad un precisa epoca storica e che soprattutto sembra non avere alcuna via d’uscita. La creazione dello spazio, le luci e i costumi sono di Angela Gaviraghi, che ha supportato l’idea Registica, esasperando l’ego dei protagonisti imprimendoli su muri e costumi. Tutto è disordinato, frastagliato, indefinito la sola certezza è l’infelicità della protagonista che vorrebbe contagiare tutti con la sua cosciente follia. Una donna bella, ricca e nobile sceglie alla fine di uccidersi perché non può sopportare la vergogna nella quale lei stessa ha scelto di sprofondare portandosi a letto il suo servitore: troppe cose sono cambiate dal 1888 per non avvertire come improbabile, oggi, una storia di questo tipo, eppure essa attrae ed emoziona, disturba ma ipnotizza.

Nel terzetto d'attori, a dominare la scena è inevitabilmente una grottesca Giovanna Di Rauso, in una performance di divorante intensità volta a restituire la natura complessa e inafferrabile della sua protagonista. Per quel che riguarda Plana, seppur esaspera esageratamente alcuni tratti già di per sé eccessivi della protagonista ha il grandissimo merito di esser stato chiaro, non equivocabile, e quindi facile da seguire senza troppa fatica per ogni tipo di pubblico; di certo notevole per misurata immoralità è anche la buona interpretazione di Gallo perfetto, repellente, maschilista e di Cristina/Autilia Ranieri che da personaggio minore spicca per padronanza scenica.





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