Alan De Benoist contro i troppi Peter Pan

Nel libro 'I demoni del bene' il filosofo inchioda la consumistica società d'oggi

    di Mario Vittorio D'Aquino

Il libro I demoni del bene è il prezioso saggio scritto dal filosofo francese Alain De Benoist (nella foto) fondatore del movimento culturale Nouvelle Droite (Nuova Destra) che si inserisce in un contesto identitario nazionale ed europeo ma miscelato da diverse correnti (non mancano sfumature marxiste in questo crogiolo di ideologie). Il testo in questione è stato pubblicato nel 2015, edito da Controcorrente, e presenta circa 217 pagine intrise di argomenti “scomodi” come altrettanto “scomodo” è il modo del francese di esporli. Conoscendo il personaggio non ci si può non aspettare in quest’opera tante critiche al progresso-regresso odierno che l’autore evidenzia con note provocatorie e incisive. Il testo apre con l’attacco verso la “Nuova Morale” e sulla mediocrazia (eufemismo riguardante il potere affidato a figure mediocri per capacità e cultura) che appare troppo liberalista riguardo le regole e i limiti che gli individui devono seguire in un contesto sociale definendo le società, appunto, “iperpermissive”.

Il capitolo successivo mostra le fragili e contraddittorie idee sulle quali si poggia il femminismo odierno (si parla sul web anche di neofemminismo o nazyfemminismo tutti sinonimi) che, secondo De Benoist, si divide in femminismo ugualitario più universalista e femminismo identitario che si basa sulla specificità dei generi (più vicino all’idea di complementarietà) in cui la differenza di essi ”è positiva e necessaria” si legge. Sbugiardando le solite tematiche delle neofemminste l’autore con la sua nonchalance dedica un capitolo per far crollare i pezzi fondanti del suddetto “fenomeno”, secondo il quale anche avere un rapporto sessuale con un uomo sarebbe asservimento e momento in cui “si esercita il dominio maschile” con conseguente promozione dell’omosessualità a tutto spiano del quale l’autore non ne è avverso ma è contrario alle modalità e ai metodi meschini di una frangia attivista molto ampia.

Il capitolo successivo “L’ideologia del genere” suggella la posizione dello scrittore francese dedicando ben più di cinquanta pagine per smascherare la nuova ondata figlia di vezzi capitalisti: dall’indottrinamento asessuato che un pargolo subisce sin dall’infanzia sino alle  trenta pagine seguenti che esplicitano le differenze (complementari e non supplementari) uomo/donna in ambito lavorativo e in ambito di coppia. Se è vero che l’uomo si sta “femminilizzando” alla donna sta avvenendo il contrario; se l’uomo è più inserito nei lavori di imprenditoria e di finanza (e qui cade un altro pilastro neofemminista) la donna è più portata per le professioni sanitarie e nel turismo.

L’autore, è bene sottolinearlo, parla sempre e solo di peculiarità e mai di meri obblighi. Il libro è un perentorio attacco al capitalismo di oggi: “Una società capitalistica ha tutto l’interesse a delegittimare ogni figura dell’autorità, affinché si generalizzi quel nuovo tipo di individuo perennemente incastrato nell’infanzia, di cui il consumatore compulsivo rappresenta la figura emblematica e il cui segno distintivo è la dipendenza dal godimento [...]”. Risultato? Una generazione di eterni Peter Pan completamente devirilizzati senza alcun modello col quale identificarsi, poiché anche la figura e l’autorità, appunto, del padre è stata bistrattata o troppo facilmente sostituita. Questo libro è una significativa analisi della società d’oggi così ricca di “sradicati e di scimmie pensanti” ed e consigliato per quei lettori che desiderano letture “politicamente scorrette” e spiccatamente provocatorie.





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