Oriente da rivelare

Mostra Erased, la Primavera araba negli scatti di Eduardo Castaldo

    di Anna Maria Siena Chianese

Non a caso si sceglie, nella piena maturità della vita, un luogo dove ristrutturare il proprio vissuto sulla consapevole appropriazione della reciproca identità. Approdare a via Tribunali 138, innamorarsi dello spazio ancora intriso del passato splendore dell’antico complesso del Palazzo Caracciolo di Belgioioso e sentirsene permeato fino all’intimità più segreta dell’anima è stato per Luciano Ferrara lo scatto di un reciproco riconoscimento dove si concentravano antichi presagi e desideri inespressi.

Fare della sua casa, Tribunali 138, uno spazio dove confrontare esperienze diverse armonizzandone le dissonanze, base di sviluppo di una creatività civile ed etica in continuo divenire è una delle sfide alle quali Ferrara ci ha ormai assuefatto nel corso della sua carriera, per la quale non servono aggettivi. È di questi giorni la mostra Erased di Eduardo Castaldo allestita da Peppe Tortora, orchestratore di forme e di suoni, in un ensémble che contravviene a ogni convenzione sull’uso dello spazio espositivo, da quello della centralizzazione dell’oggetto da esporre all’uso di quel fertilizzante di emozioni che è il faretto posto strategicamente ad evidenziare una multidimensionalità invasiva di chi osserva.

Ecco, nell’allestimento di Tortora, un mondo svelato da ri-velare, ecco la Primavera araba e tutte le primavere attese e sperate di un Oriente in piena tempesta ormonale nella sua spiritualità poetica, nello slancio di gesti e di bandiere, nei volti deformati dallo sforzo di urlare di sogni e di dolore, di speranze e di violenze e dirci, senza voce, che tutto ciò appartiene al mondo, anche se il mondo non vuole saperlo. L’esposizione, se così può definirsi, è l’invito a giocare a mosca cieca, bendati dalla smagliante fantasia di cornici e velari che c’invitano a confrontarci con le immagini nelle quali non riusciamo a specchiarci, ma che si specchiano in noi sfidandoci a penetrarle fino a scoprirne il senso segreto.

Ma quanto succede a Tribunali 138 non è così semplice. Agendo per sottrazioni, fotografando la Vita e facendosi mediatore di queste opere col mondo, Tortora, Castaldo e Ferrara sanno anche, per misteriose vie di lontane radici, che la loro mostra si dilata oltre le mura di casa, oltre la strada Tribunali 138 ed entra con quanto lo circonda in una risonanza rivelatrice dei loro fini etici, estetici e identitari. Perché la notte, quando rumori e voci si diradano fino a svanire, quei luoghi si riappropriano delle memorie. Via Tribunali, divenuta tale da appena cinque secoli, è di notte, per qualche ora, la via del Sole e della Luna coi suoi templi ad Apollo e a Diana della ancora agreste città ducale e la piazzetta ornata della sua guglia patronale è l’antichissima piazzetta de li Raggi del Sole. Ecco la città ducale, che degradando incantevolmente con le sue colline fiorite verso il mare, vive il suo periodo forse più felice preparandosi a divenire la grande capitale europea. Eccola nel suo secolo d’oro, quel Seicento segnato dalle più profonde contraddizioni che una società possa vivere. Caravaggio, cacciato da Roma, dipinge qui la sua opera più bella, Le Sette opere di Misericordia, accorata, disperata sintesi della città, di tutte le città con le loro derive di dolore. Sarà posta sull’altar maggiore del Pio Monte della Misericordia qui, di fronte, fondato da alcuni nobili napoletani per soccorrere i poveri e seppellire i morti, allo stesso modo dei Conservatori, divenuti poi fonti di una musica presa a modello da tutta l’Europa come le favole, la poesia, la filosofia, la letteratura della Napoli del secolo d’oro.

La luce, elemento plastico dell’ombra della tela caravaggesca, la ritroviamo nelle fotografie di Castaldo, nella strategia espositiva di Tortora, nella scelta dello spazio di Ferrara, nella sua strenua azione per una rinascita che solo chi sa di portare addosso il peso e il miracolo di un passato come quello dei luoghi dove ha impiantato la sua cattedrale può avere così radicato nello spirito e nel pensiero. Le contraddizioni storiche della città sono tuttora, sia pure in forme diverse, talmente laceranti da inchiodarla a un eterno crocevia dal quale è sempre più eroico riprendere il cammino. Lo spazio Tribunali 138 fa la sua parte perché quel cammino non s’interrompa per sempre... 





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