LIBRI Prufesso', nu bacio
La storia d'amore tra un precario e la scuola
di Giuseppe Grasso
“Un bacio è un apostrofo rosa tra le parole ciao e prufessò”, potremmo dire parafrasando una delle più famose frasi d’amore di sempre. In effetti il libro di Vincenzo Santoro, “Prufessò, nu bacio” (Iuppiter edizioni), è prima che un racconto personale una storia d’amore, che lega la gavetta di uno dei tanti precari del mondo della scuola ad una professione, quella dell’insegnamento, ricca di soddisfazioni ma anche di frustrazioni e sacrifici, e soprattutto a quel sottobosco umano che spesso le cifre dei registri non restituiscono nel loro valore.
La storia del nostro prof, docente di psicologia e filosofia, trascorre passando da una supplenza all’altra, girovagando in auto tra i paesi della Campania e vivendo la sua vita un anno scolastico alla volta. Dalle sue pagine però non emerge lo sterile racconto di mesi trascorsi tra programmi e materiali didattici, tra cattedre e banchi inermi, ma di semestri vissuti tra realtà umane vibranti di dolore e angoscia, di speranza e di paura, quelle di ragazzi colpevoli solo di essere nati in una realtà non all’altezza di dare loro il giusto futuro. Scorrono così tra le pagine i racconti di Gennaro, il “capo” di una piccola comunità di Nisida che oscilla tra machismo e fragilità; di Monica e Tommaso, alle prese con una sessualità che la comunità non esita a giudicare ma che può comunque trovare un suo posto nel mondo; di Enrico e di Gaetano, che troppo giovani hanno dovuto farsi carico delle loro famiglie; della classe di Salvatore, Anna e Mena, che portano all’attenzione della loro comunità il tema del femminicidio. Santoro tratteggia così, con un nero gessetto su una bianca lavagna, il ritratto di un mondo dove alla povertà, alla solitudine, al peso di famiglie sfasciate o peggio noncuranti si affiancano una dignità, una propensione al lavoro e una consapevolezza ”che spesso manca agli stessi adulti” (e anche a certi insegnanti: si pensi al collega dell’autore che s’impunta per bocciare un ragazzo lavoratore, fresco orfano di padre, reo di non aver studiato ”i percorsi turistico-religiosi di S. Alfonso Maria De’ Liguori”, frase prontamente chiosata da un “vaffa” della preside).
E poco importa se questa è una battaglia persa in partenza, combattuta con una spada puntata contro un mostro dalle squame impenetrabili, se non tutti potranno salvarsi e tante ore e sforzi cadranno nel nulla: l’importante è provare, sempre, perché è così che fa l’amore nella sua meravigliosa testardaggine, andando contro ogni evidenza e lanciando sempre il cuore oltre l’ostacolo. E così fa anche Santoro, regalando tutto sé stesso ai suoi alunni al di là di pregiudizi e stereotipi, sempre, ogni volta ricominciando da capo con la stessa, grande, immutata passione. Perché anche questa è scuola, anche questa è vita, e la vita, si sa, è fatta anche di gesti piccoli ma potenti: proprio come un bacio. E come questo libro.