Quando la Vascomania chiama

Il concerto al Modena Park, l'ascesa del rockerman italiano e il record segnato

    di Amedeo Forastiere

La tentazione a volte è un demone che ci prende in tutte le nostre debolezze, portandoci a fare delle cose che non avremmo mai immaginato, nemmeno dopo una sbornia di ettolitri di vino. La tentazione che si è impadronita di me è stata il concerto di Vasco Rossi, del primo luglio al Modena Park. Non volevo più parlare di concerti, dopo la decisione di lasciare il mondo della musica, di cui ho fatto parte per oltre vent’anni come Road Manager. Basta mi dissi, ho chiuso, non voglio più parlarne, né sentir parlar di concerti, musica, e artisti.

Qualcuno disse: mai dire mai, aveva ragione!  La data del primo luglio 2017 resterà nei libri della storia musicale del nostro paese, e non solo. Come si fa a non parlarne? Quella del 24 giugno del 1965, quando vennero per la prima volta in Italia i quattro capelloni di Liverpool, i Beatles, fu allo stesso modo una data importante. I quattro giovani capelloni che arrivarono a Milano blindati, con il timore di incassare poco consenso di pubblico. L’organizzatore del tour, Leo Wachter, grande esperto di musica e talent-scout, che era giunto dalla natia Kolyma, in Polonia, come profugo ebreo dopo essere miracolosamente scampato al campo di concentramento di Dachau, si stabilì in Italia. Non voleva rischiare un flop, ne andava della sua reputazione, Leo Wachter era l’impresario e organizzatore più importante in quegli anni. Un po’ di nomi che Leo Wachter portò in Italia: Louis Armstrong, Duke Ellington, Ella Fitzgerald, Jimi Hendrix, Rolling Stones. Chiudo con the voice, Frank Sinatra. Ecco chi era Leo Wachter, tanto per capirci. Il successo dei capelloni di Liverpool in Italia non era così scontato, ma l’esperto impresario Leo Wachter ebbe la brillante idea di mettere artisti italiani come supporto. Un artista italiano molto conosciuto, di successo, che garantisse affluenza di pubblico. Fu scelto Peppino di Capri. Sì proprio lui, l’interprete di Roberta. Incredibile vero? Peppino era il più gettonato nei jukebox negli anni '60. Let’s Twist Again fu in classifica per molte settimane, vendendo un milione di copie. Altri enormi successi di Peppino furono: Don’t play that song, St.Tropez twist. Mi fermo qui, perché i suoi successi furono tanti, elencarli sarebbe troppo lungo. Peppino conserva, con orgoglio, ancora il manifesto: Beatles - Peppino di Capri. Al concerto dei Beatles al Vigorelli di Milano, il 24 giugno del 1965, c'erano circa 7000 persone. Il biglietto costava da 750 a 3000 lire.

Nessun altro artista in passato ha fatto concerti con tante persone paganti come quello di Vasco Rossi del primo luglio. Forse Adriano Celentano, allo stadio San Paolo di Napoli, nel 1979. Fu considerato un evento storico, ma in quell'occasione c'erano 70.000 spettatori paganti. Un concerto che è rimasto nella storia della musica rok fu quello organizzato da Ray Foulk per Bob Dylan. Era l’otto agosto del 1969 all’isola di Wight, per il festival del Rok. Le cronache parlarono di 300.000 persone. La manifestazione durava tre giorni, con ingresso libero, senza ticket.

Dovete sapere che c’è una differenza enorme tra un concerto in cui si paga il biglietto e uno con ingresso gratuito. Non solo per gli organizzatori che alla fine del concerto portano a casa tanti quattrini, ma soprattutto per l’artista, che ha di fronte un pubblico che ha pagato (spesso anche molto). Di solito sono ragazzi che economizzano sulla paghetta mettendo da parte i soldi per il biglietto. Sono i veri fan che amano l’artista, pronti a qualsiasi sacrificio pur di vedere il concerto dal vivo del loro idolo. Mentre in un pubblico non pagante molti sono sicuramente dei fan, ma non tutti. Spesso vengono per dare fastidio, fare casino, disturbare lo spettacolo.

Torniamo a Vasco Rossi con una breve storia (mi stavo perdendo). Nel 1981 Vasco incontra l’impresario, produttore e talent-scout Divo Vitola, che nota subito le capacità innovative di Vasco e l’originalità del personaggio. Vitola lo porta a Sanremo per la prima volta nel 1982 con il branoVado al massimo. Un flop pazzesco, arrivò all’ultimo posto, ci fu anche un incidente. Gianni Ravera, il patron del festival, ex cantante, voleva che gli artisti si esibissero tutti in playback. Ravera, che aveva partecipato al festival come cantante per tre volte (54-55-57) sapeva che l’emozione fa brutti scherzi, quindi per evitare che qualche artista avesse problemi con la voce - in diretta TV non si può tagliare - decise che tutti gli artisti in gara si esibissero in playback. Vasco era agli inizi della carriera, non abituato a far finta di cantare, durante l’esibizione non andava a tempo con il labiale sulla base registrata. Infine, dopo l’esibizione mise il microfono in tasca, il filo era troppo corto lo fece cadere a terra senza raccoglierlo. Claudio Cecchetto, che presentava quell’edizione del festival, andò su tutte le furie.

Dino Vitola insisteva, vedeva l’artista nel giovane strampalato e un po’ naif di Zocca. L’anno dopo lo ripresenta. Ravera, che manco ne voleva sentir parlare, dice no, consigliando al giovane talent-scout Dino Vitola, con il quale c'erano rapporti di amicizia, di lasciar perdere. Vitola aveva tanti artisti bravi, ma Vasco Rossi diventò il suo chiodo fisso. Riuscì a convincere il patron Gianni Ravera che il pezzo del giovane strampalato era una bomba. Ravera si lascia convincere. Vasco Rossi nel 1983 torna in gara a Sanremo per la seconda e ultima volta, con il brano Vita spericolata. Arrivò penultimo, ma era nato l’artista con la A maiuscola.

Vitola, anch’egli giovane, stessa età di Vasco Rossi, aveva visto giusto. Vita spericolata al festival venne snobbata dalla critica ma non dal pubblico, che la elegge una delle più belle canzoni italiane mai scritte. Esplode il fenomeno Vasco Rossi, e tanti suoi giovani fan lo imitano in tutto. Molti artisti non si rendono conto che hanno una grossa responsabilità verso i loro fan, che inevitabilmente li emulano. Tantè che tanti suoi fan hanno avuto problemi seri con la loro vita spericolata. Il successo comunque cresceva e diventava sempre più difficile gestire l’artista, che della canzone che lo aveva portato al successo fece un modello di vita. Vasco Rossi fu arrestato per la prima volta per possesso di stupefacenti il 20 aprile del 1984. Ventidue giorni nel carcere “Rocca Costanza” a Pesaro. Una folla di fan pernotta sotto il penitenziario al grido: siamo tutti con te, Vasco. L’esperienza del carcere alimenta la popolarità, dando vita alla Vascomania pura. Poi un secondo arresto nel 1989: restò in cella solo un giorno, la sostanza che gli trovarono fu giustificata come uso personale. Io l’ho conosciuto negli anni dei suoi primi concerti nelle discoteche, quando lo gestiva Dino Vitola, con il quale collaboravo. Scusate se mi sono un po’ prolungato, ma c’erano alcune cose che bisognava raccontare. Adesso torniamo al concerto del primo luglio di quest’anno. Come dicevo sopra resterà nella storia nella musica.

Avendo fatto parte del mondo dello spettacolo, credo che nemmeno gli organizzatori si aspettassero la vendita di tanti biglietti, e in poche ore; bene, bravo, Vasco! Della vita spericolata di cui Vasco aveva fatto un modello di vita, e non solo suo, ora resta il brano più popolare in scaletta. Nonostante i suoi sessantacinque anni, salta sul palco ancora come un giovincello, lontano da certi sballi del passato. Adesso c’è, come al solito, chi fa i conti, sia nelle tasche di Vasco che degli organizzatori, quanti soldi si sono portati a casa? Noi non cadiamo così in basso, è giusto che chi lavora (dietro un concerto come quello di Modena, credetemi c’è un lungo e duro lavoro, ve lo dice un esperto) porti a casa il corrispettivo.

L’unica cosa su cui bisogna riflettere ora è che un nostro artista italiano DOC ha segnato la storia della musica mondiale con una cifra importante: 230.000 spettatori paganti, senza contare quelli a casa davanti al televisore, tanti altri nelle sale cinematografiche e nelle piazze con il maxi schermo. Il giorno dopo il concerto ci sono volute tre ditte di pulizia per mettere ordine nel parco dove c’è stata che ha accolto l’esibizione di Vasco. Tra le tante cose che sono state trovate: 2000 euro in contanti, 1.200 mazzi di chiavi, 120 confezioni di preservativi, 111 smartphone, 60 reggiseno, 51 carte di credito, 33 sacchi a pelo, 28 sex toys (vibratori) 3 Tablet, 1 Rolex Submariner, una statuetta in legno di Padre Pio, 1 confezione di 12 pannoloni per adulti.

Tra le tante cose trovate, preservativi e vibratori; con l’esperienza che ho maturato in tanti anni di concerti ancora non riesco a capire come li hanno usati. Due cose mi hanno colpito in modo particolare. La prima: la statuetta di Padre Pio, anche i fedeli vanno ai concerti, certo, a quello di Vasco Rossi potremo dire il diavolo e l’acqua santa. La seconda: una confezione di pannoloni, quando si sta in una folla oceanica e scappa, credetemi son problemi, il fan che l’ha portata era uno che sapeva il fatto suo, sicuramente esperto di concerti.

A qualcuno può anche non piacere Vasco Rossi, e noi lo rispettiamo. Il mondo dei fan lo conosco, molti attraverso le canzoni dei propri idoli, sognavo, volano, sperano, e per una sera si sentono protagonisti, vivendo il fascino del live, per poter dire: quella sera c’ero anch’io. Sicuramente molti sono andati al concerto per evadere dalla quotidianità, tornare per una sera agli anni che furono della beta gioventù. Qualcun altro, forse, per trovare un senso alla propria vita, anche se quella vita, come Vasco docet, un senso non ce l’ha.

Alla prossima, ragazzi.





Back to Top