Non sono femminista ma...

Clara Campi: “Il mio vero amore resta quello che vedo nello specchio”

    di Vanna Morra

Clara Campi è tra le più affermate e seguite stand up comedian italiane. Nata a Milano, non si sa quanti anni fa visto che non rivela la sua età, si è diplomata all’American Musical and Dramatic Academy di New York. Dopo gli anni passati in America decide di ritornare in Italia, nella sua città, dove lavora come valletta in un programma sportivo locale. Ma Clara non capiva nulla di calcio prima e ha continuato a non capirne nulla nemmeno dopo due anni di trasmissione, così abbandona e decide di fare cabaret.

Amata dai suoi followers è molto attiva sul web e collabora con varie pagine Facebook. Apprezzata anche dai suoi colleghi, con alcuni ha formato un gruppo di Stand Up Comedy milanese: i MelaMarcia. Perennemente in giro con i suoi spettacoli live, l’ultimo, rigorosamente vietato ai minori di 18 anni, si chiama “Non sono femminista ma…” La comicità, però, è solo un passatempo: il suo sogno nel cassetto è quello di diventare una “gattara”, anche se per ora ha soltanto due gatte, una delle quali non vive con lei.

Clara, non sei femminista ma…? Raccontami del tuo spettacolo.

Il titolo fa il verso ad una frase che sentiamo dire spesso: “Non sono razzista, ma...” seguita ovviamente da commento razzista. In questo spettacolo mi chiedo se sia veramente possibile per una donna non essere femminista. Secondo me le donne che dichiarano di non esserlo hanno semplicemente le idee confuse.

È più difficile per una donna fare Stand Up?

Molto più difficile. È anche e soprattutto una questione culturale, siamo abituati al comico come figura maschile, ci fa strano vedere una donna che cerca di far ridere. Se poi cerca di farlo uscendo dai soliti argomenti, come spesso accade nella stand up, si ritrova a dover affrontare molta più resistenza dei colleghi maschi. Poi c'è questo luogo comune che “le comiche donne parlano solo di sesso”, che non è assolutamente vero, e lo sto dicendo io che effettivamente di sesso ne parlo spesso. Le donne comiche parlano di sesso esattamente tanto quanto i loro colleghi maschi, ma viene percepito come se ne parlassero di più perché nel nostro subconscio pensiamo che le donne non dovrebbero parlarne affatto. Ed è proprio per questo che dobbiamo continuare a farlo, a parlarne dal nostro punto di vista. Il sesso è stato per troppi anni appannaggio degli uomini, loro ne sono i soggetti, le donne ne sono semplicemente gli oggetti. Basta.

C’è più complicità o competizione con le tue colleghe?

Direi più competizione, purtroppo. Ma perché siamo in un ambiente profondamente sessista, che lascia alle donne uno spazio piccolo piccolo in cui non possiamo entrare tutte, e invece di allearci per allargare questo spazio, combattiamo tra noi per essere le uniche a conquistarlo. Di questa cosa me ne dispiaccio e mi piacerebbe collaborare di più con le mie colleghe perché ho una grande stima di tutte loro, tra l'altro siamo pochissime, qui in Italia non arriviamo alla decina.

Come ti sei avvicinata alla Stand Up Comedy?

Ho studiato recitazione a New York, e dopo l'accademia sono entrata in due gruppi di sketch comedy, “Peer Pressure” e “Nomansland”. Con questi gruppi frequentavamo spesso serate di “open mic” per testare i nostri sketch. Mi trovavo particolarmente bene al Magnet Theater, che ai tempi faceva open mic ogni martedì, e ho deciso che avrei partecipato ad ogni singolo appuntamento. Quando non avevamo sketch da provare come gruppo mi buttavo sul palco da sola, nei miei primi inconsapevoli esperimenti di stand up.

Invece quando hai capito di voler fare la comica?

Non lo so! Ho sempre voluto fare, e fatto, l’attrice, poi ha prevalso in me la voglia di dire cose mie, di esprimere quello che voglio esprimere io, invece di interpretare le parole di qualcun altro. Però è stata una transizione lenta e graduale, in cui ha giocato un ruolo fondamentale Dado Tedeschi, la prima persona in Italia che mi ha spinto a fregarmene delle pressioni dei vari Zelig Lab e sedicenti autori e a parlare di quello di cui volevo veramente parlare.

E quando poi è diventato il tuo lavoro?

Direi che le cose si sono fatte serie nel 2014.

L’ho chiesto ad altri tuoi colleghi e lo chiedo anche a te, visto che c’è ancora confusione sull’argomento, cos’è la Stand Up Comedy?

Tecnicamente, il comico monologhista che parla in assenza di quarta parete. Quindi, sì, si può dire che Pintus faccia stand up comedy. Tecnicamente. In pratica, grazie a Satiriasi, in Italia il termine “Stand Up Comedy” ha iniziato ad essere usato per distinguersi da tutti quei comici che non hanno nulla da dire, che vanno avanti anni con battute sulla suocera invadente, le gite forzate all'Ikea e le battute tipo “Venga signora, venga in senso motorio!” Io non amo le etichette, ma a volte servono, quindi abbraccio questa convenzione per un motivo semplicissimo: se scrivessimo “Cabaret” sulla locandina dei nostri spettacoli, rischieremmo di avere un pubblico che si aspetta una comicità in stile Colorado, cioè diametralmente opposta alla nostra. Scrivendo “Stand Up Comedy”, invece, si attira un pubblico in media molto più giovane e interessato alla comicità di stampo anglosassone, che non si scandalizza per due parolacce e che sopratutto ha la capacità mentale di seguire e comprendere dei ragionamenti che vanno oltre il gioco di parole.

Chi sono i MelaMarcia?

Siamo il primo gruppo di Stand Up Comedy a Milano. Ci siamo formati quasi per caso, nel 2013 collaboravo con Dino Colombi, con cui abbiamo deciso di formare un gruppo di giovani comici che lavorasse insieme, aiutandosi a vicenda nella scrittura e scambiandosi consigli. In quel gruppo c’erano anche Luca Anselmi, Edoardo Confuorto e Giorgio Magri. L'anno dopo, siamo diventati i Melamarcia. Organizziamo un “open mic” fighissimo e varie rassegne di stand up.

Dopo la Stand Up la “Lay Down Comedy”, ossia pillole di monologhi direttamente dal tuo letto, dicci dove possiamo seguirti…

Principalmente su Facebook. La mia pagina si chiama semplicemente Clara Campi (www.facebook.com/claracampi), pubblico clip tratte dalle serate di stand up e un sacco di sketch. Seguitela! Poi ovviamente sono presente su YouTube, sempre come Clara Campi, e posto giornalmente su Instagram (@claracampicomedy).

Riguardi le tue esibizioni?

Quando le filmo... Sì.

Ti piaci?

A volte sì e a volte no.

Scopriamo un po’ Clara come persona. Non sei femminista ma… che rapporto hai con gli uomini?

Eh, non ottimale. Io sono un uno spirito po’ troppo libero e rifiuto legami e imposizioni e questo pochi uomini riescono a tollerarlo. Quindi per me è difficile avere delle relazioni tradizionali... Anche perché sono la prima a rifiutarle!

Come seduci un uomo?

Scorro a destra. Il match c’è sempre. (Tinder reference).

In amore chi vince?

Nessuno!

Sei innamorata ora?

Ho una relazione stabile da quasi 5 anni con la mia gatta. Ma il mio vero amore resta quello che vedo nello specchio.

Cosa una donna non dovrebbe mai fare?

Picchiare i cagnolini.

Chi si accontenta gode?

Un po’ sì. Nel senso che bisogna sapere apprezzare quello che già si è riusciti ad ottenere, senza però smettere di volere di più.

Sei felice della tua vita?

Molto.

C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che avresti voluto ti chiedessi?

Mi prendi alla sprovvista! Non so, mi hai fatto un sacco di domande... Beh, abbiamo parlato dei social. Parliamo dei CyberMoralisti, con cui mi scontro spesso. Il CyberMoralista è come il CyberBullo, ma più sfigato. Segue le ragazze su Instagram solo per sgridarle quando mostrano una scollatura o qualche centimetro di coscia in più. E allora io, apposta, continuo a pubblicare foto provocanti. “Provocanti” in tutti i sensi del termine. Perché una delle mie “missioni” è proprio quella di andare contro questa idea idiota ma diffusissima che una donna non possa in contemporanea essere sexy e anche intelligente. Una foto in costume da bagno non ti toglie il diritto ad avere delle idee. D’altronde, questo diritto agli uomini non l’ha mai tolto...

Prossimi progetti?

L’unico ambito in cui sono scaramantica è quando si parla di progetti lavorativi... Preferisco non parlarne troppo presto. Seguitemi sulla mia pagina FB e saprete tutto a tempo debito! Ok, una cosa però posso dirtela: sto riscrivendo un mio vecchio spettacolo, intitolato “È difficile essere facile” e tra qualche mese ricomincerò a portarlo in scena in questa versione “new and improved”.

Sogni di diventare “gattara”, ne hai uno e mezzo visto che “il mezzo” non vive con te… quanti gatti ti mancano per realizzare il sogno?

Purtroppo la mia gatta ha preteso di avere una relazione esclusiva. Sono contraria alla monogamia, ma lei di altri gatti in casa non vuole saperne (ecco perché l’altra gatta è finita a casa dei miei genitori). Quando, tra tantissimi anni spero, lei non ci sarà più, ne adotterò una decina in contemporanea. Quando succederà, avrò anche l’età giusta per essere a tutti gli effetti una “Crazy Cat Lady”, quindi vedi? Il destino è inesorabile.





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