LIBRI Il giovane Holden

L'incubo americano da Salinger a Trump

    di Antonio Di Dio

Soffermarsi su chi, o meglio cosa sia stato Il giovane Holden (edito da Einaudi) di J.D. Salinger, per le generazioni passate, sarebbe un’impresa ardua per chi non avesse avuto il tempo di scavare a fondo negli anni di quell’America che fu, nel lontano ventennio che va dal 1930 al 1951, quest’ultimo anno di pubblicazione del romanzo. Un arco temporale significativo, che affonda le sue radici nella crisi del 29, e di tutto ciò che ne è seguito, dal sogno americano del democratico presidente Roosevelt, fino ad arrivare al famoso D-Day (6 Giugno 1944), sbarco in Normandia a cui lo stesso Salinger aveva preso parte, che segnò l’inizio del declino del terzo Reich e la fine del secondo conflitto mondiale. Holden Caulfield, il nostro giovane protagonista del romanzo è un teenager degli anni 30, odia il cinema, adora la letteratura inglese, e non mostra particolare simpatia per chi lo circonda, eccezion fatta per la sorellina Phoebe, per chi, forse, agli occhi di Holden custodisce in cuor suo ancora un barlume di onestà e spensieratezza. “Segregato” nell’istituto militare Pencey, è costretto a lasciare il college prima del previsto a causa del pessimo rendimento scolastico. Non potendo tornare a casa, decide di vagare per qualche giorno nella sua città, New York, e vivere a pieno quell’esperienza solitaria e audace, vista l’età,”nella Grande Mela”, in attesa di poter ufficialmente far ritorno da sua sorella per le vacanze di Natale. Il suo soggiorno a New York si rivela in brevissimo tempo emozionante e divertente, pericoloso ma decisivo per il futuro di un giovane ribelle come Holden. Incontri e scontri, amarezza e felicità, dubbi e certezze possibili di sogni e di mete lontane ove far varcare il proprio immaginario, trasportano il nostro ragazzo verso il mito della frontiera e della “solitudine”.

Il romanzo definito con il senno di poi il testamento di una generazione post-bellica, mostra qualcosa in più, un qualcosa che in fondo spiega anche l’alone di mistero che per anni ha come un’aurea accompagnato le pagine di questo romanzo, frettolosamente e superficialmente, forse, ritenuto da molti: il romanzo di “formazione” per eccellenza. Se lo è, o lo è stato, il giovane Holden, di formazione ha avuto un pensiero critico da parte delle nuove generazioni, che si apprestavano a guardare con occhi diversi il  proprio paese, spesso sfociando in isterismi e fobie, si veda l’uccisione di John Lennon, e l’attentato a Reagan, che ci riporta anche, in una dimensione storica e critica dell’America, ad un sentimento di frustrazione e delusione che in molti giovani sentivano e percepivano rispetto al mito del sogno americano, scaduto nell’ipocrisia, nel falso, in quello che il nostro protagonista definisce Phoney. La voce di Holden ha il tono dell’amarezza di una generazione, lo sguardo acuto e disilluso, il testamento di uno scrittore Salinger, che tornato dalla guerra, reduce e addolorato “ ci vorrà un altro stile per raccontare il sacrificio di tutti questi ragazzi che sono morti”, deciderà poi di allontanarsi da tutti e vivere in completa solitudine, abbandonandosi ad una opera di scrittura letteraria, tra le montagne del Vermont, di cui nostro malgrado non ci giungerà mai nulla. E’ l’ipocrisia, il falso a fare da tappeto al peregrinare di Holden, il sogno trasformatosi in incubo di un‘America, che da quel secondo conflitto mondiale non è mai più tornata. E’ il racconto di una giovinezza mai vissuta, che con nostalgia lo scrittore ricorda attraverso la voce del suo alter ego Holden.

Un romanzo scritto in prima persona, che racconta ciò che è stato, il punto di vista del protagonista senza se e senza ma, una voce critica, che tra le linee denuncia e attacca, demistifica una società, in particolar modo quella Americana, fortemente istituzionalizzata e militare. Passato alle cronache come il romanzo che agli occhi dei profani “legittimò” assurdamente l’uccisione dell’ex Beatles, il mito di Holden, varca il passato e aleggia nel futuro dell’America attuale. Un nuovo sogno americano è quello che sembra promettere Donald Trum(neoelètto presidente degli Stati Uniti) agli illusi; “Great America again”, rispolverando un’idea di progresso e ripresa già avuto dopo la crisi del 29. La speranza dal canto nostro, è che il sogno questa volta non si trasformi in un orrendo incubo, da cui risvegliarsi potrebbe voler significare che in fondo, Holden Caulfield non è mai invecchiato.





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